Riflessioni di O. Lucano

G. Kremmerz consiglia di leggere le opere di Ocello Lucano; non essendo facilmente reperibili sul mercato, riteniamo di fare cosa gradita ai nostri lettori pubblicando queste Riflessioni in una traduzione curata dalla nostra redazione.


Capitolo I


1. Ocello Lucano ha scritto queste riflessioni sul mondo. Alcune sono state a lui suggerite dai segni manifesti della natura; altre dall’opinione o dal ragionamento; altre ancora dalla riflessione e dalle congetture su ciò che è più probabile.
2. Il mondo mi sembra che non sia stato mai prodotto e che debba essere imperituro, come esso è sempre esistito, così sussisterà ancora. Se esso fosse stato soggetto al tempo, non esisterebbe più. Così esso è increato e imperituro. Se qualcuno pensa che esso è prodotto, certamente non potrà concepire in che cosa il mondo sarà dissolto e come finirà. Poiché come ciò da cui è stato prodotto costituiva la prima parte del mondo, così la sostanza in cui questo sarà dissolto ne costituirà l’ultima parte. Ma se il mondo è un prodotto, deve essere tale in tutte le sue parti e se esso dovrà essere distrutto, lo dovrà essere in tutte le sue parti, il che è un assurdo (in quanto bisognerebbe che la sostanza da cui fu prodotto fosse stata la sua prima parte e che la sostanza in cui sarà dissolto fosse la sua ultima parte: la prima di queste due parti sarebbe quindi esistita prima del mondo e la seconda esisterebbe dopo la sua distruzione, costituendo essa la sostanza in cui il mondo si dissolverebbe. Ora, né l’una né l’altra di queste cose può essere vera). Il Mondo, dunque, non ha avuto principio e non avrà fine, ed è impossibile che sia altrimenti.
3. Ogni cosa che ha ricevuto un principio dalla produzione e che deve partecipare alla distruzione riceve due cambiamenti: l’uno si verifica dal meno al più e dal peggio al meglio, e ciò per cui questo cambiamento comincia a operarsi si chiama energia, mentre ciò a cui questo cambiamento perviene si chiama produzione. Il secondo cambiamento si verifica dal più al meno o dal meglio al peggio, e ciò a cui tale cambiamento perviene si chiama distruzione o dissoluzione.
4. Se l’Universo, dunque, è generato e corruttibile deve di conseguenza essere soggetto ai mutamenti: dal meno al più e dal peggio al meglio e in seguito ai cambiamenti dal più al meno e dal meglio al peggio. Fa d’uopo, ancora, che il mondo, se è stato prodotto, subisca un accrescimento e una più grande forza e così anche che in seguito deperisca e finisca, poiché ogni prodotto naturale ha una progressione di tre termini e di due intervalli. I tre termini sono: la generazione, la forza e la fine; i due intervalli sono: quello che intercorre tra la nascita e la forza e quello che va dalla forza alla fine.
5. Il mondo non ci fornisce alcun indizio di ciò e noi non constatiamo che esso sia stato generato, poiché non cambia affatto né in meglio né in grandezza; non diventa più piccolo, né peggiora, ma si mantiene sempre nel medesimo stato ed è sempre uguale e simile a se stesso.
6. I segni e gli indizi manifesti di questa verità sono: gli ordini, le situazioni, le distanze, le forze e le lentezze reciproche; perché tutte queste cose e le altre loro simili ricevono un cambiamento secondo la progressione della sostanza prodotta; e di esse, le migliori conseguono lo stato di forza a causa della loro possanza e le più tenui e le peggiori tendono alla distruzione a causa della loro debolezza.
7. Io chiamo mondo ciò che si designa "Il Tutto": l’Universo; è a causa di questa universalità che ha avuto il nome che gli si dà. Esso è ornato di tutte le perfezioni; è l’insieme completo e perfetto della natura e di tutte le sostanze. Niente è fuori di esso. Se qualche cosa esiste, esiste in esso e con esso. Comprende tutti gli esseri differenti: alcuni come parti, altri come produzioni accidentali.
8. Da ciò si deduce che le cose contenute nel mondo hanno un’affinità e un’armonia con esso. Il mondo, al contrario, non ha altra affinità e altra armonia se non con se stesso: tutte le altre cose che sussistono, avendo una natura non perfetta in sé, sentono il bisogno di un legame con le cose che esistono fuori di esse, come gli animali con la respirazione, la vista con la luce, gli altri sensi con l’oggetto sensibile che loro è proprio, le piante col nascere e crescere, il sole, la luna, i pianeti, le stelle fisse con la parte dell’ordine generale delle cose. Ma il mondo, al contrario, non ha rapporto alcuno con altra cosa che con se stesso e la sua natura è indipendente da quella di tutti gli esseri particolari.
9. Ci gioverà conoscere questa verità con un semplice paragone: se noi consideriamo il sole esso, riscaldando gli altri, deve essere caldo in se stesso e per se stesso; il miele, addolcendo, deve essere dolce esso stesso; i principi atti alla dimostrazione, essendo valevoli per esplicare le cose oscure, devono essere chiari e intelligibili per essi stessi. Similmente una sostanza, essendo causa per altre della loro perfezione, deve essere perfetta in se stessa e per se stessa; e una sostanza, infine, essendo causa per altre di ordine e di armonia, deve essere armonica e ordinata per se stessa. Però il mondo, che è la causa della esistenza, della conservazione e della perfezione di tutte le cose è, dunque, imperituro e durerà in eterno perché è per se stesso la causa della durata di tutte le cose.
10. Se l’Universo venisse a dissolversi, bisogna ammettere che si dissolva in ciò che è o in ciò che non è: è impossibile che si dissolva in ciò che è, stante che ciò che è è l’Universo stesso o, per lo meno, una certa parte dell’Universo; così non può neanche dissolversi in ciò che non è perché come è impossibile che l’esistente sia composto di parti non esistenti, così è anche impossibile che ciò che esiste debba dissolversi in ciò che non è indistruttibile e imperituro.
11. Se qualcuno pensa che il mondo sarà distrutto converrà ammettere che esso debba essere distrutto perché sopraffatto da qualcosa che è fuori del Tutto o da qualche altra che è nel Tutto, perché nulla può essere fuori del Tutto e il mondo o universo è proprio il Tutto. Non lo sarà da una cosa che è nel Tutto, giacché allora bisognerebbe ammettere che questa cosa fosse più potente e più grande del Tutto e ciò non può essere, perché tutte le cose sono necessariamente prodotte dal Tutto e hanno da esso la loro esistenza. Non potendo, quindi, il tutto essere distrutto né da cosa fuori di esso né da cosa in esso esistente, il mondo deve essere eterno, indistruttibile e imperituro, giacché l’Universo o il mondo è il Tutto.
12. Ora se noi consideriamo in generale la natura intera, vediamo che essa toglie la continuità in una certa proporzione, riportandola alla mortalità e che riceve una progressione dalla sua costituzione propria. Le cose primiere, ricevendo un mutamento, cambiano sensibilmente il loro ciclo che è una progressione la quale non si compie né di seguito né in continuità, né è della specie di ciò che si compie sempre in un luogo, ma bensì per successivi cambiamenti.
13. Per esempio, il fuoco raffigurandolo in un punto di concentrazione genera l’aria e l’aria l’acqua e l’acqua la terra; indi in senso inverso cioè lo stesso periodo di cambiamento dalla terra sino al fuoco, dal quale ebbe principio il cambiamento. Similmente la frutta, le piante e gli alberi tutti hanno ricevuto un principio di generazione con i germi; in seguito, diventando frutta e pervenendo alla loro perfezione esse operano la loro rivoluzione nel germe, compiendo così la natura tale progressione con la stessa cosa e nella stessa cosa.
14. Gli uomini e gli altri animali sottostanno anch’essi a successivi cambiamenti e corrono più rapidamente verso il termine della loro natura. Poiché non c’è per loro ritorno alla prima età, né antiperistasi e cambiamento come è per il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra, ma avendo compiuto il circolo, diviso in quattro parti dalle quattro età e effettuati i cambiamenti di dette età, essi periscono e non sono più generati. Tutte queste antiperistasi e questi differenti mutamenti sono prove e indizi che l’Universo o il Tutto, che contiene tutti i corpi, perdura per sempre e sempre si conserva e che le diverse cose che sono in esso contenute e le altre che sopravvengono periscono e sono distrutte.
15. Non avendo la forma, il movimento, il tempo, la sostanza del mondo né principio né fine, possiamo garantire che l’Universo non è stato mai prodotto e non sarà mai distrutto. La forma del mondo è tonda e costituisce un cerchio; questo cerchio è uguale e simile da tutti i punti; esso è, per conseguenza, senza principio e senza fine. Parimenti, la specie o natura del movimento essendo un cerchio è eterna e non può ricevere alterazioni. Quanto al tempo in cui questo movimento si esplica, esso è infinito perché ciò che è mutabile, in esso non ha avuto inizio e perciò non avrà fine; poiché l’Universo non è né passeggero, né mutevole e non è portato per sua natura a cambiare né dal peggio al meglio né dal meglio al peggio, è quindi manifestamente certo, per tutto quanto abbiamo detto, che il mondo non è stato prodotto ed è per ciò indistruttibile. E non aggiungeremo altro a tale proposito.
Capitolo II
1. Nel Tutto, o Universo, risiede la generazione e la causa della generazione. La generazione è dove c’è cambiamento, dove c’è passaggio e trasformazione delle sostanze. La causa della generazione è lì, dove c’è identità della sostanza. E’ dunque manifesto che il fare e il muovere appartengono alla causa della generazione e che lo stato di passione e di essere messo in movimento appartiene a ciò che riceve la generazione.
2. I destini, essi stessi, distinguono e separano la parte impassibile del mondo, che è immutabile. Poiché l’orbita che descrive la luna costituisce la separazione delle cose increate da quelle create, tutto ciò che è in alto al di sopra di essa e tutto ciò che è in essa è del genere degli dei; ma tutto ciò che è al di sotto della luna contiene il germe della divisione, della natura che effettua il cambiamento e i mutamenti e i deperimenti delle cose che furono generate e la novella generazione di esseri esistiti altra volta.
3. Bisogna necessariamente ritenere che vi siano tre cose al mondo sulle quali la natura e la generazione esercitano il loro potere. Innanzi tutto un corpo che si presti al contatto con tutte le cose che siano suscettibili alla generazione; è anche necessario che detto corpo sia capace di ricevere tutto in esso e che sia l’immagine della generazione, anche a riguardo delle cose nate da esso. Così c’è l’acqua per il vapore, il rumore per il silenzio, le tenebre per la luce e la materia prima per le cose artificiali; perché l’acqua è senza sapore e senza qualità, ma è analoga con il dolce e l’amaro, con l’acre e col salato; così l’aria che non ha affatto forma è analoga con il suono, la parola e il canto; e le tenebre che sono senza forma e senza calore sono analoghe con la luce e i colori e il bianco stesso è analogo con l’arte della statuaria. Ne segue, dunque, che nei corpi tutte le cose sono in potenza prima della generazione e che esse sono in via di perfezione dopo essere state generate e aver preso la loro essenza: da ciò è evidente che bisogna che il corpo e la materia prima esista perché abbia luogo la generazione.
4. In secondo luogo: bisogna che vi siano delle qualità contrarie e antipatiche affinché le alterazioni e i cambiamenti siano al completo. La materia ricevendo lo stato passivo e le disposizioni, bisogna ancora che queste potenze antipatiche non vengano distrutte interamente le une dalle altre. Queste qualità contrarie sono il caldo e il freddo, il secco e l’umido.
5. In terzo luogo:bisogna ancora che vi siano delle sostanze come il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra, le cui facoltà o potenze siano le medesime sostanze; ora queste sostanze differiscono nel grado di potenza perché esse si distruggono le une e le altre nel loro luogo ma, al contrario, le potenze non sono affatto distrutte e né sono create, perché la causa di queste potenze è incorporale.
6. Il caldo e il freddo sono la causa efficiente di queste quattro potenze; il secco e l’umido ne sono come la materia e la cosa; ora, la materia è ciò che riceve tutto e che è comune a tutte le cose, per modo che quando il corpo può essere toccato ed essere sensibile alla potenza diviene il principio. In seguito vengono le cose contrarie, come il caldo e il freddo, l’umido e il secco; e in terzo luogo vengono il fuoco, l’aria, l’acqua e la terra, che sono soggetti ai cambiamenti; perché i corpi si trasformano gli uni negli altri, ma i contrari non cambiano mai (cioè a dire, caldo, freddo, secco e umido, perché le potenze non possono essere distrutte o create, essendo incorporali le cause di queste potenze).
7. Vi sono due differenti specie di corpi. Gli uni provengono dai corpi primi o elementi, gli altri dai corpi misti che sono costituiti dall’insieme degli elementi. Il caldo, il freddo, l’umido e il secco appartengono ai corpi primi o elementi. La pesantezza, la leggerezza, la densità, la porosità appartengono ai corpi misti, composti dagli elementi. Di queste differenti qualità ve ne sono sedici: il caldo, il freddo, l’umido, il secco, il pesante, il leggero, il rado, il denso, il liscio, il ruvido, il duro, il tenero, il sottile, lo spesso, l’acuto, l’ottuso. Il tatto conosce tutte queste differenti qualità e ne è giudice. E’ dunque necessario che i corpi primi nei quali queste differenze esistono in potenza siano sensibili al tatto.
8. Il caldo, il secco, il rado e l’acuto appartengono al fuoco; il freddo, l’umido, il denso e l’ottuso appartengono all’acqua; il tenero, il liscio, il leggero e il sottile appartengono all’aria; il duro, il ruvido, il pesante e lo spesso appartengono alla terra.
9. Dei quattro elementi, il fuoco e la terra sono gli eccessi e gli estremi dei contrari: il fuoco è l’eccesso del caldo, come il ghiaccio è l’eccesso del freddo. Ma se il ghiaccio è l’ispessimento e la solidificazione del freddo e dell’umido, parimenti il fuoco è l’effervescenza del secco e del caldo. Così, niente può essere prodotto sia dal ghiaccio che dal fuoco (e ciò quando sono soli, in quanto occorre un miscuglio perché il caldo possa produrre e occorre un miscuglio perché l’umido produca. Il fuoco e il ghiaccio non sono che eccessi).
10. Essendo, fra gli elementi, il fuoco e la terra gli estremi, l’acqua e l’aria ne sono i medi, perché partecipano ai due altri elementi. E’ cosa impossibile che vi sia un estremo solo perché occorre, necessariamente, che esista pure il suo contrario o suo opposto. Non è del pari possibile che vi sia altro che i due estremi, ma bisogna che vi sia un intervallo fra di loro; orbene, i medi sono opposti agli estremi.
11. Il fuoco è caldo e secco; l’aria è calda e umida; la terra è fredda e secca; l’acqua umida e fredda; così, dunque, il caldo è comune all’aria e al fuoco; il freddo è comune all’acqua e alla terra; il secco è comune alla terra e al fuoco; e l’umido è comune all’acqua e all’aria; ma il proprio di ciascuno degli elementi è il calore al fuoco, il secco alla terra, l’umido all’aria e il freddo all’acqua. Il che fa sì che le sostanze o gli elementi delle differenti potenze (di caldo, umido, ecc.) restano tali in ciò che hanno di comune e cambiano in ciò che hanno di proprio, allorché un contrario sorpassa l’altro contrario come quando l’umido dell’aria sorpassa il secco che è nel fuoco, ovvero allorché il freddo che è nell’acqua si impone al caldo che è nell’aria, o allorquando il secco che è nella terra distrugge l’umido che è nell’acqua o infine allorché l’umido che è nell’acqua sormonta il secco che è nella terra. E il caldo dell’aria distrugge il freddo dell’acqua e il secco del fuoco fa svanire l’umido dell’aria. Ed è perciò che i cambiamenti e le generazioni si fanno di sostanze e di elementi mischiati gli uni agli altri.
12. Il corpo passivo destinato a ricevere i cambiamenti e che può riceverli tutti è il primo in potenza per tatto.
13. I cambiamenti che si operano negli elementi avvengono o dalla terra in fuoco o dal fuoco in aria o dall’aria in acqua o dall’acqua in terra; tali cambiamenti si verificano quando il contrario, che si trova in ciascun elemento, è distrutto e ciò che è omogeneo, o della stessa specie, permane, in quanto che la generazione ha termine completo quando i contrari sono distrutti. Ad esempio: il fuoco è caldo e secco, l’aria è calda e umida; di conseguenza il caldo è comune ai detti due elementi, mentre il secco è proprio del fuoco e l’umido è proprio dell’aria. Ma quando l’umido che è nell’aria supera il secco che è nel fuoco, il fuoco viene cambiato in aria.
14. L’acqua è umida e fredda e l’aria è umida e calda: l’umido è comune a entrambe, mentre il freddo è proprio dell’acqua e il caldo è proprio dell’aria. Così, quando il freddo che è nell’acqua supera il caldo che è nell’aria si verifica il cambiamento dell’aria in acqua.
15. Ancora, la terra è fredda e secca e l’acqua è fredda e umida: il freddo è comune a entrambe, mentre il secco è proprio della terra e l’umido è proprio dell’acqua. Così, quando il secco della terra supera il caldo che è nell’aria si verifica il cambiamento dell’aria in acqua.
16. Il cambiamento che si effettua dalla terra negli elementi superiori si verifica in maniera opposta, come quello che avviene per alterazione o per scambio; tali cambiamenti arrivano quando il tutto supera il tutto e due potenze distruggono le potenze opposte, così che nulla resta di comune a questi elementi. Ad esempio, il fuoco è caldo e secco e l’acqua è fredda e umida; quando l’umido che sta nell’acqua supera il secco che sta nel fuoco si verifica il cambiamento del fuoco in acqua.
17. Ancora, la terra è fredda e secca, l’aria è calda e umida; quando il freddo che sta nella terra supera il caldo che sta nell’aria si verifica il cambiamento dell’aria in acqua.
18. Ma quando l’umido dell’aria è distrutto e così pure il caldo del fuoco, il fuoco è tuttavia generato da questi due elementi, perché sono rimasti il caldo dell’aria e il secco del fuoco: le qualità del fuoco sono, infatti, il caldo e il secco.
19. Parimenti, quando il freddo della terra e l’umido dell’acqua periscono, ciò non ostante sarà prodotta la terra da questi due elementi, perché sono rimasti il secco della terra e il freddo dell’acqua e sappiamo che la terra è fredda e secca.
20. Ma quando il caldo dell’aria e il caldo del fuoco periscono non vi sarà alcuna generazione perché i contrari (l’umido dell’aria e il secco del fuoco) sono rimasti in entrambi e l’umido è contrario al secco.
21. E ancora, quando il freddo della terra e il freddo dell’acqua periscono non può esservi generazione perché sono rimasti il secco della terra e l’umido dell’acqua e il secco è contrario all’umido.
22. Giacché il mondo è imperituro e non prodotto ed esso non ha avuto un principio di generazione, non avrà mai fine. Bisogna inoltre ammettere che una cosa che opera la generazione in un’altra e una cosa che genera in sé sono due sostanze differenti che si prestano mutua esistenza. Ora, ciò che opera la generazione in un’altra cosa è tutta la parte del mondo che sta al di sopra della luna: il sole, che è in questa parte, tanto nell’avvicinarsi quanto nell’allontanarsi, opera nell’aria il cambiamento continuo secondo la forza del freddo e del caldo. Ne consegue che la terra e tutte le cose che sono sulla terra cambiano a loro volta.
23. L’obliquità dei segni del cielo ben si accorda con il corso del sole e tale obliquità è la causa, in generale, della generazione e dell’ordine dell’Universo, che contiene in sé la potenza attiva e quella passiva. Bisogna quindi stabilire, come principio fermo, che una cosa che genera in un’altra è ciò che si trova al di sopra della luna; e che la cosa che genera in sé è ciò che si trova al di sotto della luna. Ciò che è composto di queste due cose o sostanze, cioè della parte divina del mondo che è sempre in gran movimento e risiede al di sopra della luna, e la parte che è prodotta, soggetta ai mutamenti e posta al di sotto della lune, è l’Universo.
Capitolo III
1. Il principio primo della generazione degli uomini, degli animali e delle piante non è stato prodotto dalla terra, ma il suo adattamento e la durata sono stati di ogni tempo. Poiché è necessario che le cose che sono al mondo e che in esso sono ordinate coesistano con lo stesso ed essendo il mondo sempre esistito, ne consegue che le sue parti sono coesistite con esso.
2. Chiamo parti del mondo il cielo, la terra e l’intervallo che si trova fra loro, chiamato regione mediana, che ha dovuto sempre esistere. Non potendo il mondo sussistere senza le sue parti, ma ricevendo la sua sussistenza da loro e con loro, tutte le parti del mondo esistono necessariamente con esso e ne consegue che le cose contenute in queste parti coesistono con le stesse. Così il sole, la luna, le stelle e i pianeti coesistono con la terra e i venti che inducono i cambiamenti dal caldo al freddo e dal freddo al caldo nella regione mediana. Così, dunque, il cielo esiste ed è sempre esistito con le cose che contiene, come pure la terra con le cose che nascono da essa e che essa nutre e anche la regione mediana (o aria) con le cose che comprende.
3. Essendo stata ubicata in ciascun intervallo una determinata specie di esseri animati e cioè gli dei nel cielo, gli uomini sulla terra e i dèmoni nella regione mediana, se si vuole ragionare con logica bisogna convenire che la razza degli uomini è eterna, perché abbiamo dimostrato che non solo le parti del mondo esistono e sono sempre esistite con esso, ma che le cose che sono contenute in queste parti sono anche sempre esistite in queste stesse parti.
4. Se si obietta che si verificano distruzioni e cambiamenti nelle parti della terra quando il mare prende corso per altro lido o la terra viene ampliata o separata dai venti e dalle acque che la minano, rispondiamo che questi cambiamenti sono particolari e non arrivano, né mai arriveranno, a tutta la terra.
5. Quanto a coloro che dicono che la storia della Grecia comincia con Inaco Argivo si deve considerare ciò non come inizio, ma come un cambiamento verificatosi nella Grecia, che è spesso stata barbara e spesso lo sarà ancora. I suoi abitanti sono cambiati non solo a causa di rivoluzioni umane, ma per effetto della natura che, in verità, non è mai né più potente né più debole, ma sempre più nuova e assume un inizio in rapporto a noi. Credo di aver detto abbastanza sulla natura del mondo, della generazione e della distruzione che si verificano in esso. Mi basta aver stabilito in modo inoppugnabile che tutto ciò che è sarà per tutta l’eternità, essendo la natura da un lato sempre attiva e in movimento e dall’altro lato sempre passiva e in riposo, come pure sempre governante da un lato e sempre governata dall’altro.
Capitolo IV
1. Penso sia il caso di dire qualcosa sulla generazione degli uomini e dimostrare come e per quale legge essa si debba compiere e dovendo contribuirvi molto la modestia e la pietà bisogna subito convenire che non dobbiamo avvicinare donne per il piacere, ma in vista di generare bambini.
2. E’ cosa certa che le facoltà, gli organi e i desideri che la divinità ha donato agli uomini non sono stati affatto accordati per il piacere, ma per la continuazione della razza umana e per perpetuarla eternamente. Poiché era cosa impossibile che l’uomo, nato mortale, potesse godere di una vita divina e che l’immortalità potesse essere retaggio dell’umanità, Dio stabilì questa immortalità rendendo continua e perpetua la generazione. Bisogna dunque essere convinti che la procreazione non è stata affatto stabilità per il piacere.
3. Inoltre, è necessario osservare che l’uomo, nell’ordine delle cose che lo riguardano, deve essere considerato come avente un rapporto diretto con l’ordine dell’Universo, in modo che facendo parte di una famiglia, di una città e, principalmente, del mondo, egli deve supplire a ciò che viene a deperire se non vuole diventare manchevole verso la società familiare, verso la società civile e verso la divinità.
4. Coloro che non tengono la loro donna in considerazione di procreare figli violano il sistema più essenziale della società. Poiché coloro che generano con brutalità e intemperanza, procreano figli cattivi, che nascono infelici, abominevoli agli dei, ai dèmoni e agli uomini e odiosi alle famiglie e alle città. Bisogna quindi considerare queste cose e gustare i piaceri dell’amore non come bestie brute, ma pensando a ciò come a un bene necessario, poiché le genti virtuose credono sia cosa buona che non solo le famiglie, ma le più grandi città della terra siano popolate soprattutto di buoni cittadini, visto che l’uomo è l’animale più docile e migliore di tutti.
5. Gli uomini, seguendo nella generazione la modestia e la pietà, abiteranno città ben incivilite, si asterranno da spese o danni folli, assisteranno i loro concittadini nel governo dello stato e degli affari civili e non solo forniranno un gran numero di abitanti, ma contribuiranno alla loro perfezione.
6. Molti contraggono matrimonio senza riguardo della grandezza e dell’utilità pubblica. Essi non considerano altro che la ricchezza e la nobiltà della razza e invece di sposare una donna giovane e bella, ne sposano una vecchia; oppure, invece di sposare una persona il cui carattere rassomiglia al proprio e simpatizza con esso, si uniscono a una donna illustre per razza e molto ricca per disputare subito dopo entrambi sulla preminenza della loro nobiltà individuale invece di vivere nella concordia e nell’unione. La donna, avendo preminenza per ricchezza, nobiltà e relazioni pretende, contro la legge di natura, comandare sul marito e questi, combattendo giustamente e volendo nella casa essere non il secondo ma il primo, non può ottenere tale preminenza.
7. A causa di queste dispute, avviene che non solo le singole famiglie, ma anche le città sono infelici. E poiché le famiglie sono parte delle città e queste stesse parti entrano nella composizione del Tutto o mondo, è anche naturale che un Tutto composto di parti difettose sia tale e quale sono queste parti.
8. Nello stesso modo in cui la costruzione delle prime parti contribuisce molto alla perfezione o al difetto di un’opera (come ad esempio la posizione delle fondamenta degli edifici, la carena nella costruzione di una nave, l’addolcimento della voce nell’armonia e nella melodia), così ugualmente l’accordo e l’ordine delle famiglie contribuiscono molto a rendere un governo civile o male amministrato.
9. Coloro che pensano di avere figli devono mettere in pratica questi precetti. Bisogna, ancora, che evitino tutto ciò che è imperfetto perché, come fra le piante e gli animali, le cose imperfette non sono affatto fertili. Vi è una determinata epoca fissa per i frutti affinché tali frutti e le loro semenze siano prodotti da corpi fortificati e perfezionati.
10. E’ per questa ragione che bisogna allevare i giovani e le fanciulle con esercizi a ciò conformi e che siano continui, e dare loro un’educazione conveniente a una vita agevole, saggia e costante nella virtù.
11. Vi sono molte cose nella vita umana di cui è meglio avere una conoscenza tardiva. Si devono allevare i giovani a non ricercare l’uso dei piaceri amorosi prima dell’età di venti anni. E bisogna spronarli, allorché se ne servono, a servirsene raramente. Se essi adottano queste massime e osservano una lodevole continenza, essi si formeranno un eccellente temperamento.
12. Deve essere proibito, nelle città greche (con i precetti che si danno alla gioventù nell’infanzia), di coricarsi con la madre, con la figlia, con la sorella. Bisogna, ancora, che non sia permesso di gioire del piacere d’amore nelle pubbliche piazze, perché è bello e utile che gli ostacoli a questi piaceri siano in grandissimo numero.
13. Le generazioni realizzate contro natura o in dispregio della natura devono essere soppresse con tanta cura quanta sia necessaria per conservare quelle che, conformemente alle leggi naturali e della temperanza, producono figli sobri e generati legittimamente. Coloro che intendono procreare figli devono essere preveggenti riguardo alla prole: la precauzione più necessaria per colui che intende procreare un figlio è un regime casto e sano e una saggia moderazione nella quantità di alimenti e un’attenzione al tempo in cui tali alimenti devono essere ingeriti; bisogna, anche, evitare l’ebbrezza e tutti i disturbi a causa dei quali le abitudini del corpo siano danneggiate. Ma ciò che si deve soprattutto osservare è di avere cura, nel momento della generazione, che si abbia una tranquillità di spirito, perché i semi si rendono cattivi con le affezioni folli, incostanti e focose.
14. Mai troppa sarà la cura e l’attenzione che si deve osservare nell’atto della generazione per avere figli ben nati e in seguito ben allevati. Se coloro che amano i cavalli, gli uccelli, i cani hanno cura della generazione di questi animali e studiano come, quando e con quale bestia bisogna farli procreare affinché la razza non traligni, non è vergognoso che gli uomini non debbano fare alcun conto dei loro propri figli, che essi generano a caso, e che debbano avere pochissima cura della loro nutrizione e della loro educazione? La negligenza di queste cose è la causa della malizia e della cattiveria umana e contribuendo a fare degenerare la specie la rendono simile a quella delle bestie.