Appello agli Ermetisti

PER UNA FRATELLANZA HERMETICA KREMMERZIANA

   Tutte le cose appartengono all’Uno e quest’Uno è tutte le cose; infatti, un termine è
 talmente connesso all’altro che è impossibile che l’uno rimanga separato dall’altro.
                                                                                                                               Ermete Trismegisto

 

In quest’epoca di crescita, ma anche di deviazione, epoca in cui si vedono prostituite, volgarizzate, derise, fraintese o utilizzate in modo ‘diabolico’ le più alte VERITA’ della SCIENZA DELL’UOMO, Scienza che nell’antichità creò le civiltà e pose le basi per una evoluzione dei gruppi sociali umani;
in quest’epoca in cui questa Scienza è stata smembrata e dei suoi pezzi, ormai logorati, sono state fatte trappole per sciocchi;
 in quest’epoca in cui i giovani e i meno giovani non trovano più alcuna scala di valori valida per una propria evoluzione;
 in quest’epoca in cui le Religioni, un tempo detentrici al loro interno della Verità, sono diventate vuoti simulacri di potere profano o pretesti per integralismi assurdi e violenti;

si ritiene utile, se non addirittura necessario, diffondere i valori umani, che furono base per l’evoluzione dell’umanità.

L’Ermetismo, nella sua purezza dottrinale, ha sempre racchiuso tali germi evolutivi e il Kremmerz, nel secolo scorso, tentò di avviare una Schola per consentire agli individui di buona volontà di accedere a tali conoscenze e operare per il proprio ascenso evolutivo e pro salute populi, fondando la Fratellanza Terapeutico Magica di Miriam.
Forse è bene ricordare come il Kremmerz voleva fosse questa Schola, riportando quanto egli scrive in La Porta Ermetica – Ed. Mediterranee, pag. 34 – 35: “La scuola che qui, in Italia, fondiamo come cosa essenzialmente latina, deve avere per minima misura il massimo buon senso. Gli altri non vi hanno dato niente, io vi darò una virtù grandissima come guida, cioè di ridurre le cose alle dimensioni normali e non desiderare l’impossibile, e non pretendere di diventare da sera a mattina un fenomeno da baraccone. La giusta padronanza di sé, l’equilibrio, il disinteresse, l’elevatezza dei sentimenti, il tacere, non vi fanno mutare da scimmie in dèi dell’Olimpo, cui tutto sia lecito, senza sapere che anche gli dèi non possono far tutto. […] Perché soprattutto importa che l’Ermete si manifesti, la Luce dell’ermete vi porterà alla integrazione, perché comincerete a vedere il mondo esteriore e interiore in un modo e con sentimento diverso da quello che voi stessi vedevate ieri, e io ho detto che la nostra dev’essere Scuola Integrale, non setta, non chiesa, non sinagoga, non pulpito. Scuola è metodo investigativo, è educazione, è allenamento indipendente e superiore a tutti i mondi favolosi della religione e delle confraternite da essa dipendenti. Imparare a vedere la vera faccia delle cose al raggio d’una luce nuova, come non la si concepisce dai filosofi ordinarii, non dagli indifferenti, non dai materialisti, fuori tutti i cieli fatti per le turbe, fuori il paradiso cristiano e il labirinto vedico, è un primo grande miracolo di trasmutazione. Scuola Italica che ricorda le astrazioni integrali di Pitagora coi valori dei numeri, astrazione di valori assoluti indipendenti da ogni forma mistica. Allora il maestro appare a voi, su di voi, in voi e innanzi a voi. E’ il Maestro Ignoto o Spirito Sconosciuto […]. La Scuola Integrale Ermetica, italica, deve avere il carattere della impersonalità e della non fede nella parola del docente. Io potrei dirvi come Ireneo quae scio scribo sed non vobis, posso dirvi che le cose le so e non le racconto a voi, perché crediate, ma vi insegno la via perché possiate arrivare alla conoscenza di esse senza il necessario bisogno di sentire quello che a voi non è provato.”
Tale visione semplice, senza personalismi egoici, viene sottolineata anche da Domenico Lombardi – Benno – successore del Kremmerz, che tentò di riavviare la Schola dopo gli anni del fascismo, in un consiglio che dà a un suo discepolo dubbioso. “Calma e sorriso. Bisogna rimanere nella naturale giovialità. Non bisogna lasciarsi deviare dalla severità della investigazione. Questo è un agguato. Non bisogna caderci.”
L’invito di Benno – scrivono Maddalena e Guzzo in L’Arcano degli Arcani, Ed. Rebis - è dunque un chiaro monito a non prendersi troppo sul serio perché, nel momento in cui un iniziato comincia a credere di avere assunto le vesti di una divinità sulla terra, non fa altro che alimentare, spesso inconsciamente, un pericoloso egoismo, nemico giurato, come del resto ogni forma di passione, dell’ascenso all’Uno Infinito così mirabilmente evocato dal Kremmerz nel Credo. Le parole di Benno rivestono un valore inestimabile, poiché inneggiano alla semplicità e alla serenità nell’affrontare l’esperienza ermetica e sono in piena sintonia con quanto lo stesso Kremmerz scrive a un discepolo del Circolo Virgiliano di Roma, nel 1929: “ … il caposcuola a Roma, circondato da amici e in un luogo comodo; o peripateticamente conversare… senza pose magistrali e senza gesti autoritari; discorrere, ridere, sorridere, magari mangiando fettuccine da Sora Felicetta… Così si servirebbe Ermete in letizia.”
La Tradizione è e resta patrimonio prezioso e inalienabile dell’umanità intera e non si presta a essere proprietà privata di una religione, un’associazione o una setta; pertanto essa non può essere trasmessa mediante designazioni, legati ereditari o quant’altro. Negli ultimi anni alcuni, nella foga di vantare supremazie, si sono arrogati diritti di successione, citando bolle di riconoscimento, più o meno spurie, timbri, lettere, archivi più o meno nutriti. Questi ‘diavoli’ (da diaballein = dividere), amando la creatura e non il creatore, hanno portato il caos dove occorreva l’ordine, dimenticando che per risvegliare in sé la voce dell’Ermete, che consente agli uomini di buona volontà di operare pro salute populi, occorre un preciso stato d’essere che permetta di entrare in contatto con le vere Intelligenze. L’Ermetista sa come raggiungere questo stato di coscienza superiore e indistruttibile: contando solo su se stesso continua la sua opera.
Scriveva Kremmerz in I dialoghi sull’Ermetismo: “ Una sola cosa desidero: che gli studiosi di ermetismo magico, italiani, non si separino, non si dividano, non si combattano tra loro in aride polemiche, ma come FIGLI DELLA GRANDE ARTE si tengano stretti intorno al punto criticissimo della ricerca per la scienza più umana che l’uomo sia mai audacemente pervenuto a possedere.”
Siamo pronti, oggi, ad abbandonare ogni egoico personalismo e affrontare questa sfida?