La religione e il cattolicesimo

La religione e il cattolicesimo
da uno scritto di
LEONE CAETANI

 

In onore di Giordano Bruno,
che visse nel Quartiere Nilo in Napoli

 

Riordinando scritti d’archivio, mi è venuto tra le mani uno scritto di Leone Caetani, che ormai è stato appurato essere quel N.R. Ottaviano, membro e Maestro del Grande Ordine Osirideo Egizio, probabile successore di Giustiniano Lebano e che intrattenne una interessante corrispondenza con G. Kremmerz (Vedi il Commentarium). Da questo lungo scritto, intitolato “Il cattolicesimo anticlericale e la ribellione contro il papato”, credo utile trarre e riportare alcuni brani, ancora attuali ed utili a chiarire il suo pensiero. 
FDA

 

In Italia come in tutti i Paesi latini, sui quali la Chiesa di Roma ha dominato senza interruzione dal Medio Evo in poi, si confondono insieme, per triste retaggio di tempi passati, tre cose distinte: papato, cattolicesimo e religione. La confusione è desiderata e voluta da coloro che ancora venerano e difendono il papato, sostenendo essi che non v’è cattolicesimo, né religione, senza il dominio spirituale ed infallibile del pontefice romano.
La stessa Chiesa di Roma ha nutrito, mantenuto e voluto, con incrollabile, immutata tenacia, questo errore così vantaggioso ai suoi interessi morali e materiali, e, per assicurarne il trionfo, giunse, in altri tempi, a foggiare quel mostruoso congegno di oppressione, che fu la “Santa” Inquisizione, descritta in un numero della Civiltà Cattolica del 1855 come un sublime spettacolo di perfezione sociale.
Chi non crede in tutto ciò che è ordinato dalla Chiesa – così insegna ancora, e fortunatamente solo in teoria, il diritto canonico – è un eretico, e ad un eretico, ammeno (sic) che non abiuri, è lecito usare ogni maggiore violenza, perché è decaduto da ogni diritto umano. I suoi beni debbono essere confiscati, e per lui non v’è che la tortura e la morte, sine effusione sanguinis, ossia il rogo.
Infatti San Tommaso d’Aquino, il padre della Chiesa prediletto da Leone XIII come l’esponente migliore e più alto della verità cattolica, sentenzia che l’eretico, colui cioè che non riconosce l’autorità spirituale del papa a mundo exterminandum per mortem. Fuori il cattolicesimo, presieduto dal pontefice romano, non v’è religione, ma maleficio di Satana, nefandità (foeditas) che è dovere di sterminare e distruggere con il ferro ed il fuoco.
[…] La Chiesa, munita di forte gerarchia ecclesiastica e di formidabile corredo di dogmi e di leggi, fu un fenomeno necessario nell’infanzia della civiltà: oggi, con il progressivo svolgersi ed elevarsi della coscienza umana, la religione tende a diventare un fenomeno personale, individuale, diverso da uomo a uomo e la società del futuro, forse più veramente religiosa di quella del passato, non avrà più bisogno, in materia di fede, della ferrea disciplina d’una Chiesa, con una costosa, cupida e viziata gerarchia, con i suoi tribunali di inquisizione e le scomuniche. Inoltre la Chiesa cattolica Romana non è più fedele alle sue origini.
Il cristianesimo nacque dalle classi più umili del popolo: fu, nella sua essenza, la più veramente democratica di tutte le fedi, democratica sino all’anarchia.
[…] La religione è l’istituto sociale nel quale prende forma concreta e valore etico il sentimento religioso, come l’arte nasce dal sentimento artistico, e la giustizia dal sentimento etico della coscienza e della psiche umana. Come l’arte, come la giustizia, come tutte le manifestazioni dello spirito, così anche la religione deve mutare ed adattarsi alle nuove condizioni di vita delle nazioni.
La religione, in un lungo periodo dell’umana evoluzione, è stata una disciplina necessaria, la quale nella forma di Chiesa costituita e con l’aiuto di salde gerarchie ecclesiastiche, ha governato gli uomini, ha imposto ad essi un servizio obbligatorio; dopo la forza brutale delle armi, la religione è stata l’istrumento più efficace per tenere insieme le unità sociali. Anzi la stessa natura umana l’ha richiesta perché corrispondeva ad un bisogno sociale: quasi istintivo della legge di conservazione che domina l’universo.
La storia insegna che le Chiese, nel nascere, non sono invenzioni di uomini astuti, ma prodotti di profondissimi moti della coscienza religiosa e divengono istrumenti di oppressione solo quando le loro dottrine non sono più d’accordo con il progresso intellettuale degli uomini, su cui esse vogliono continuare l’imperio spirituale. Quando, per lo stato di progredita cultura, gli uomini, ottenuta una relativa emancipazione politica e sociale, tendono ad emanciparsi anche dal servaggio intellettuale e morale della Chiesa, allora, per reggersi e prosperare, non hanno più bisogno della ferrea disciplina d’una sola religione e vogliono pensare e credere più liberamente. Il cammino è graduale e lentissimo, a volte quasi inavvertibile, ma pure incessante.
[…] La religione dell’avvenire sarà appunto quella che senza Chiese, senza cleri parassitari, senza riti né liturgie, forse anche senza dogmi, sarà una manifestazione libera, spontanea, personale, un’aspirazione ideale diversa in ogni uomo, e senza vincoli di sorta, une affaire – come diceva felicemente Henri Beyle – entre chaque homme et la divinité.

 

A cura dell'Accademia Kremmerziana Patavina