LE COMETE

L’esperienza umana segue le leggi della Natura e della trasformazione   
Quando gli uomini sapranno vivere, non moriranno più, ma si trasformeranno come la crisalide che si muta in una brillante farfalla, sostiene Elifas levi nel suo Rituale dell’Alta Magia.
L’iniziato può disporre di tutte le indicazioni che la natura, nei suoi riti, vela con poetiche immagini per parlare con noi
Così la cometa colloquia con le stelle fisse delle costellazioni primaverili.
Ed eccoci in questa nostra turbolenta primavera che ci incantiamo a osservare le une e le altre .
“La stella fissa è bella, radiosa e calma; beve i celesti aromi e con amore guarda le sorelle, in splendida veste, il fronte adorno di diamanti; sorride cantando il suo cantico del mattino e della sera, gode di un eterno riposo che nulla potrebbe turbare e procede con solennità lungo il cammino che i guardiani di luce le hanno assegnato.
La cometa errante invece, sanguinosa e scapigliata, accorre dalle profondità del cielo, si precipita fra le tranquille sfere come un carro da guerra tra una processione di vestali, osa affrontare l’ardente spada dei guardiani del Sole e, come una sposa smarrita che cerca lo sposo sognato nelle sue vedove notti, giunge fino al tabernacolo del re del giorno, poi sfugge esalando i fuochi che la divorano e trascinandosi dietro un lungo incendio; le stelle impallidiscono al suo avvicinarsi, i greggi stellati che pascono i fiori di luce delle praterie del cielo sembrano sfuggire il suo soffio tremendo.
Il gran consiglio degli astri è riunito e lo spavento è universale; infine la più bella delle stelle fisse è incaricata di parlare a nome di tutto il cielo e di  proporre la pace alla vagabonda corsara.
“Sorella mia” le dice, “perché mai turbi l’armonia delle nostre sfere? Che male ti abbiamo fatto? E perché, invece di correre alla ventura, non ti fermi come noi, secondo il tuo rango alla corte del Sole? Perché non vieni insieme a noi a cantare l’inno della sera, come noi vestita della bianca veste che si ricongiunge sul seno con un fermaglio di diamante? Perché lasci sparsa nella notte la tua chioma che è bagnata di un sudore di fuoco? Oh! Se tu prendessi posto tra le figlie del cielo, come saresti più bella!
Il tuo volto non sarebbe più infiammato dalla fatica della corsa inaudita, puri sarebbero gli occhi tuoi e bianco e roseo il tuo viso sorridente come quello delle tue sorelle felici; tutti gli astri ti conoscerebbero e lungi dal temere il tuo passaggio, si rallegrerebbero al tuo avvicinare, giacché tu saresti unita a noi dagli indissolubili legami dell’armonia universale, e la tua tranquilla esistenza non sarebbe che una voce di più nel cantico dell’amore infinito”. E la cometa risponde alla stella fissa:
“Non credere, o sorella, che possa errare alla ventura e turbare l’armonia delle sfere: Dio ha tracciato il mio cammino come il tuo e se la mia corsa ti pare incerta e  vagabonda si è perché i tuoi raggi non possono estendersi tanto da abbracciare l’ellissi che egli mi ha assegnato per pista. La mia infiammata capigliatura è il fanale di Dio; sono la messaggera dei soli e mi ritempro nei loro fuochi per farne parte sul mio cammino ai giovani mondi che non hanno ancora abbastanza caldo e agli astri che nella solitudine tremano dal freddo. Se mi stanco nel mio lungo viaggio, se sono di una bellezza meno dolce della tua, se meno verginea è la mia acconciatura, non per questo sono meno di te nobile figlia del cielo. Lasciatemi il segreto del mio terribile destino, lasciatemi lo spavento che mi circonda, maleditemi se non potete comprendermi; ma non per questo io rinuncerò a compiere l’opera che mi fu assegnata e a continuare la mia corsa sotto la spinta del soffio di Dio! Felici le stelle che si riposano e brillano come giovani regine nella tranquilla società degli universi! Io sono la proscritta sempre errante che ha per patria l’infinito.
Mi si accusa di incendiare i pianeti che riscaldo e di spaventare gli astri che rischiaro; mi si rimprovera di turbare l’armonia degli  universi poiché non giro attorno ai loro particolari centri, mentre li unisco gli uni agli altri fissando i miei sguardi sul centro unico di tutti i soli. Sta dunque tranquilla, mia bella stella fissa, non voglio toglierti la tua pacifica luce, darei invece per te la mia vita e il mio calore.
Potrò sparire dal cielo quando sia consumata; la mia sorte sarà però stata meravigliosa! Sappiate che nel tempio di Dio ardono fuochi diversi che tutti glorificano; voi siete le fiamme del candeliere d’oro ed io la fiamma del sacrificio: segua ognuno di noi il suo destino”.
Terminando queste parole la cometa scuote la sua capigliatura, si copre il suo ardente scudo e si precipita negli spazi infiniti ove sembra sparire per sempre.

Elifas Levi, da Il rituale dell’Alta Magia