La Fenice

Da oggi fai parte della nostra comunità e diventi un nuovo anello della catena che va da eternità a eternità. Qui il mio compito si esaurisce e passa nelle mani di un altro, che non potrai vedere finché i tuoi occhi apparterranno alla terra. Costui è infinitamente lontano da te, e tuttavia vicinissimo; condividete lo stesso spazio, eppure siete più distanti degli estremi confini del mondo. Ti avvolge come l’acqua circonda chi nuota nell’oceano, ma tu non percepisci la sua presenza, proprio come il nuotatore non sente il sapore del sale che impregna il mare, se i nervi della sua lingua sono morti.
Il nostro simbolo è la Fenice, l’emblema dell’eterna giovinezza, la leggendaria aquila egizia con le penne rosse e d’oro, che si dà fuoco nel suo nido di mirra e sempre risorge dalle proprie ceneri.
Ti ho detto che il punto di inizio di tale cammino è il proprio corpo; chi lo sa può mettersi in viaggio in qualunque momento.
Ora, però, voglio insegnarti i primi passi. Devi separarti dal tuo corpo: non come se volessi abbandonarlo, devi distaccartene come la luce si scinde dal calore. E già qui è in agguato il primo nemico. Chi si disgiunge dal proprio corpo per librarsi nell’etere percorre il cammino delle streghe, che dalla rozza figura terrena hanno tratto forma spettrale, per volare con essa, come a cavallo di una scopa, fino alla notte di Valpurga. L’umanità, per giusto istinto, si è forgiata una corazza contro questo pericolo: sorridendo della possibilità di simili arti. Ma tu non avrai più bisogno del dubbio per proteggerti, quel che ti ho rivelato sarà per te una spada molto più efficace. Le streghe credono di essere presenti al sabba demoniaco, ma in realtà il loro corpo giace rigido e privo di sensi nella stanza. Scambiano semplicemente la percezione terrena con quella spirituale, rinunciano al meglio per avere il peggio, e invece di arricchirsi si impoveriscono. Vedi bene che non può essere questa la via del risveglio. Ma per comprendere che tu non sei il tuo corpo – come credono gli uomini – devi conoscere le armi con cui esso vuole affermare il proprio dominio su di te. Per il momento gli sei ancora così sottomesso che la tua vita si spegnerebbe se il suo cuore cessasse di battere; qualora poi chiudesse gli occhi tu sprofonderesti nella notte. Credi di essere tu a muoverlo, ma è pura illusione: si muove da solo e la tua volontà non è che un mezzo di cui si serve. Credi di concepire i tuoi pensieri, mentre è lui a inviarteli affinché tu, credendoli tuoi, faccia tutto quel che vuole. Prova a sederti composto col fermo proposito di non muovere neppure un muscolo, di non batter ciglio, di rimanere immobile come una statua, e vedrai che ti si avventerà subito contro, furente, per costringerti a tornare ai suoi ordini. Ti assalirà con mille armi finché non gli permetterai nuovamente di muoversi. Dal furore cieco e dalla precipitosa aggressività con cui ti lancerà contro le sue frecce, una dopo l’altra, potrai capire, se sarai astuto, quanta paura ha di perdere il dominio e quanto grande deve essere il tuo potere. Ma dietro tutto questo si nasconde il suo tranello: vuol farti credere che la battaglia decisiva per lo scettro si combatta sul campo della volontà esterna, ma queste sono solo scaramucce che, all’occasione, ti lascia anche vincere, per poi affermare ancora più decisamente la sua supremazia. I vincitori di queste schermaglie sono i più miseri degli schiavi. Credono di uscirne trionfanti e invece portano sulla fronte il marchio d’infamia del loro “carattere”. Ma il tuo fine non è sopraffare il corpo. Imponendogli l’immobilità devi solo mirare a conoscere le forze di cui dispone: schiere di armati, così numerosi da essere quasi invincibili. Li scaglierà all’assalto contro di te, uno dopo l’altro, se non desisterai dall’esercizio, facile in apparenza, di chi siede immobile: prima sarà la forza bruta dei muscoli, che fremeranno e tremeranno, poi il ribollire del sangue, che farà grondare il tuo viso di sudore, e ancora il batticuore, la pelle d’oca che ti farà rizzare i capelli in testa, e il corpo vacillerà – come se la forza di gravità e l’asse non fossero più in equilibrio. Tutti questi assalti li puoi sconfiggere, almeno in apparenza, con la volontà. Eppure la sola volontà non basta: in realtà alle sue spalle, invisibile nel suo mantello fatato, c’è già uno stato di veglia superiore. Anche questa vittoria non conta nulla. Seppure riuscissi a dominare il tuo respiro e il battito del tuo cuore, saresti solo un fachiro… in altre parole, un “poveretto”. Un “poveretto”!... Questo la dice lunga. Subito dopo, gli avversari che il tuo corpo ti opporrà saranno sciami di pensieri inafferrabili. Contro di loro la spada della volontà non serve a nulla. Quanto più selvaggiamente tenterai di colpirli, tanto più furenti ti ronzeranno intorno e, se per caso ti riuscisse di scacciarli un solo istante, cadresti subito nel sonno, e allora verresti sconfitto in altro modo. È inutile imporre loro l’immobilità; c’è solo un mezzo per schivarli: la fuga in uno stato di veglia superiore.
Devi imparare da solo come cominciare.
È un cauto e continuo saggiare il terreno con l’animo e nel contempo è una ferrea risoluzione. Questo è tutto ciò che posso dirti. Ogni consiglio che ti venga dato riguardo a questa lotta tormentosa è puro veleno. È uno scoglio che devi superare da solo. Non occorre che ti liberi per sempre da questi pensieri; la tua lotta deve tendere a un solo scopo: ascendere allo stato di veglia superiore. Quando l’avrai raggiunto, ti avvicinerai al regno degli spettri di cui già ti ho parlato. Ti appariranno figure terribili oppure splendenti e cercheranno di farti credere che sono esseri di un altro mondo. Ma sono solo pensieri in forma visibile, pensieri sui quali non eserciti ancora un controllo completo! E quelli dall’aspetto più sublime sono anche i più rovinosi, ricordalo! Molte false credenze sono nate sulla base di queste apparizioni e l’umanità è stata ricacciata nelle tenebre. Eppure dietro ognuno di questi fantasmi si nasconde un significato profondo; non sono semplici immagini: che tu ne intenda o meno il linguaggio simbolico, ti indicano a quale stadio di sviluppo spirituale tu sia giunto.
La trasformazione dei tuoi simili in spettri – che, come ti ho detto, seguirà a questo stadio – avrà in sé, come ogni evento in campo spirituale, un veleno e al contempo una virtù curativa. Tuttavia, se ti limiterai a considerare gli uomini come fantasmi, allora berrai soltanto il veleno e sarai simile a un uomo di cui si dice: “se non avesse amore non sarebbe che bronzo risonante”. Se invece scoprirai il “significato profondo” che si cela in ognuna di queste ombre d’uomini, allora vedrai con gli occhi dello spirito non solo la loro anima viva, ma anche la tua. Come a Giobbe, ti verrà restituito mille volte tutto quello che ti è stato sottratto. Così sarai… al punto di partenza, diranno beffardi gli stolti; non sanno che tornare a casa dopo aver vissuto a lungo in terra straniera è assai diverso dal non essersi mai allontanati.
Nessuno può dire se, una volta giunto così avanti, acquisterai i poteri miracolosi che possedevano i profeti dell’antichità ovvero se ti sarà lecito entrare nel regno della pace eterna. Simili poteri sono doni spontanei elargiti da coloro che custodiscono le chiavi di questi misteri. Se ti viene concesso di amministrarli è solo perché l’umanità ha bisogno di tali segni. La nostra via conduce soltanto al grado della maturità; se la raggiungerai sarai anche degno di ricevere tale dono. Te lo elargiranno? Non lo so. Ma sarai diventato una Fenice, in un modo o nell’altro; conseguire a ogni costo tale trasformazione dipende solo da te.
Prima di lasciarti voglio dirti ancora da quale segno potrai capire se il giorno del “grande equinozio” sarai chiamato a ricevere il dono dei poteri miracolosi. Ascolta. Uno di coloro che detengono le chiavi dei segreti della magia è rimasto sulla terra per cercare e radunare gli eletti. Come lui non può morire, così anche le leggende che circolano sul suo conto sopravvivono. Alcuni mormorano che sia l’”Ebreo errante”, altri lo chiamano Elia, gli gnostici ritengono che sia Giovanni Evangelista, ma tutti coloro che affermano di averlo visto lo descrivono in maniera differente. Non farti trarre in inganno se mai in futuro dovessi incontrare qualcuno che così te lo presenta. È naturale che ognuno lo veda diversamente: un essere come lui, che ha convertito il suo corpo in spirito, non può restare legato a una forma fissa. Un esempio ti chiarirà come anche la sua figura e il suo volto non possano essere altro che immagini: la sembianza spettrale, per così dire, di quel che egli è in realtà. Supponi che ti appaia come un essere di colore verde. Il verde non è un vero colore sebbene tu lo veda, ma nasce dall’unione del giallo con il blu. Se mescoli per bene il giallo e il blu, ottieni il verde. Ogni pittore sa questo, mentre pochissimi sanno che il mondo che vediamo intorno a noi è proprio come il colore verde, non appare com’è veramente: blu e giallo. Da questo esempio puoi capire che, qualora lo incontrassi e avesse l’aspetto di un uomo dal viso verde, non ti mostrerebbe comunque il suo vero volto. Ma se un giorno lo vedessi com’è realmente – un segno geometrico, un sigillo nel cielo che soltanto tu riesci a vedere –, allora sappi che sarai chiamato a compiere azioni miracolose.
Io l’ho incontrato quand’era un uomo in carne e ossa e ho potuto mettere la mano nel suo costato.

Gustav Meyrink