Egitto di Schwaller De Lubicz - AOR

Appunti da una conferenza tenuta dal Prof. Pasquier, presso il Castello di Guardea il 21 Giugno 1986.

 

Questa Conferenza fu tenuta dal Prof. Pasquier, che conobbe e frequentò personalmente R.A. Schwaller De Lubicz e che fu tra i fondatori della Fondazione De Lubicz.
I seguenti appunti sono  redatti da FDA, che partecipò alla Conferenza.

Renee A. Schwaller De Lubicz, che si firmava con il nome AOR, fu una personalità molto forte ed altrettanto silenziosa. La sua vita potrebbe definirsi una meditazione perpetua.
Con i suoi discepoli operava distruggendo la parte illusoria della loro personalità, per poi riempirla di valori iniziatici.

Dopo aver vissuto in Francia ed in Svizzera, si trasferì per oltre dieci anni, con la sua compagna Isha, in Egitto ove cercò di penetrare il profondo significato della mentalità dell’Antico Egitto.

La sua opera principale è “Il Tempio dell’Uomo”, opera monumentale, che racchiude la Scienza Egizia. Tale opera si basa sugli studi da lui eseguiti sul Tempio “Apet del Sud” di Luxor, l’antica Tebe.

“Il Tempio dell’Uomo” mette in risalto una modalità di pensiero, quella Egizia, completamente diversa dalla nostra mentalità, prettamente materialista.

Gli Egizi trasmettevano affermazioni, che erano simboleggiate in azioni vitali.

Essi possedevano conoscenze tecniche molto precise, che presupponevano una precisa conoscenza delle leggi , che governano l’Universo; presso i Sacerdoti iniziati dell’Egitto Faraonico esisteva una sicura conoscenza delle leggi del divenire.

Un fenomeno fisico tridimensionale risponde ad una azione della legge ternaria, che si può descrivere solo con un linguaggio “a tre dimensioni”: ecco allora il linguaggio dell’Architettura nei Templi.

L’Opera architettonica di un Tempio Egizio va letta su tre piani:

  1. Aritmetico – Peso – Valore quantitativo
  2. Geometrico – Volume – Valore quantitativo
  3. Armonico – Verbo Creatore – Valore qualitativo

 

L’Armonia nel mondo è un “gesto”, che cerca l’armonia tra la causa e l’effetto.

Per comprendere bene l’opera di AOR, è utile ripercorrere le tappe principali della sua vita iniziatica.

Nacque in Alsazia nel 1887. Fin dall’infanzia, che trascorse a Strasburgo si interessò alla pittura e fu affascinato dal laboratorio chimico del padre.

Attraverso le reazioni chimiche percepiva la vita racchiusa nella materia: i corpi non sono inerti, ma sono vivi, in quanto dimostrano reazioni di affinità tra di loro.
 
Egli cercava un legame con la Forza di Creazione. Da dove proviene la materia? Perché è viva? Percepiva che la manifestazione del Tutto proviene da un Nulla, che è però una Energia indivisa ; Tutto proviene da un’unica Origine; Tutto è una sola cosa.

A Parigi dipinse con il pittore Matisse e si occupò per circa due anni di Teosofia.

AOR si interessò anche alla Fisica, ma la riteneva semplicistica, in quanto si limitava a descrivere matematicamente i fenomeni, piuttosto che cercare la genesi dei fenomeni stessi.

La Fisica non affrontava né spiegava il problema della Vita, del suo fine e del suo scopo.

Fu allora attratto dal significato profondo dei Numeri. Per comprendere la successione dei fenomeni della Natura, si deve comprendere profondamente come il molteplice si sprigioni dall’UNO indifferenziato, che non rappresenta una quantità, bensì una qualità.

Si avvicinò così alla Tradizione Pitagorica puro, che vedeva nei Numeri l’espressione di qualità.

Successivamente riunì attorno a sé un gruppo di uomini, reduci dalla guerra, che erano dotati di una alta carica morale; fondò così i “Veilleurs” – I Veglianti.

Cercò, anche attraverso una Rivista, di battersi contro la visione materialista e meccanicista della vita.

Formò un gruppo di Artigiani, che si dovevano sentire “nobili”, in quanto in grado di trasformare manualmente la materia in opera d’arte. Il lavoro manuale poteva così essere trasformato in illuminazione spirituale.

Si avvicinò poi al regno vegetale.

Sviluppò in sè, assieme anche alla sua compagna Isha, una profonda capacità di comunione con il mondo vegetale; si occupò di spagiria verde. Riusciva ad avere una comunicazione sensibilissima con le vibrazioni vitali.

Riunendo l’infinitamente grande all’infinitamente piccolo (studi su influenze astronomiche e microfotografia di cellule viventi) riuscirono ad estrarre le quintessenze delle piante senza far uso di alcool, ottenendo tinture vegetali, che superavano i preparati omeopatici.

Si occupò assieme ad altri alla scienza del vetro, riuscendo a ricreare i colori regali – blu e rosso – delle Cattedrali.

In ogni sua applicazione, AOR cercò sempre di giungere all’essenza dei problemi.

Era consapevole che l’uomo è il prodotto più alto della Natura e riassume in sé i tre regni: quindi ha la potenzialità di poter conoscere ogni cosa. Ecco quindi la centralità dell’Essere Umano.

Ritenne fondamentale la necessità di una “tensione dolorosa e creativa”, per poter giungere alla comprensione del Mistero.

Scrisse queste parole: “La pietra ha sofferto per la pianta, la pianta ha sofferto per l’animale, l’animale ha sofferto per l’uomo e l’uomo soffre per la redenzione.”

Sostenne sempre che il Gran Libro della Natura è accessibile agli uomini, che si rendono degni della conoscenza. Questo Libro deve essere scoperto. La forma è sempre visibile, ma il senso vitale riposto è afferrabile solo per chi lavora su di sé. Così per i Monumenti Egizi, che si presentano come “Libri della Natura e della Vita”.

Si ritirò, assieme ad Isha, a palma di Majorca, nell’abitazione stessa che fu di Raimondo Lullo, e ne approfondì l’opera.

Fu qui che sentì, imperioso, il richiamo per l’Egitto.

Partì per l’Egitto, ove poi si trattenne per più di un decennio, vivendo nei pressi dei Templi di Luxor e Karnak, zona in cui sorgeva l’antica Tebe.

Qui, sacrificando l’ “umanità”, cercò di penetrare il messaggio lasciato dall’Antico Egitto.

Ritenne che il Tempio di Luxor rappresentasse l’Uomo Cosmico. Isha, la sua compagna,  approfondì lo studio dei geroglifici egizi e ne intuì il profondo significato simbolico. Tale studio Isha lo riassunse nelle due opere magistrali “Her Bak Cecio” ed “Her Bak Discepolo”.

Scopersero che, oltre la chiave di lettura “normale” dei geroglifici, esiste una lettura simbolica, che svela l’intimo significato degli insegnamenti sacerdotali egizi.

Da poco l’egittologia ufficiale accetta anche questo modo di lettura.

L’approccio con l’Egitto AOR lo ebbe solo quando aveva affinato il proprio strumento di percezione: l’Intelligenza del Cuore, una forma di intelligenza non più dialettica e cerebrale, ma di confondimento con la cosa studiata.

Egli considerò due livelli di significato per l’Egitto.

  1. Egitto storico, che si sviluppò in un luogo ed in un tempo;

 

  1. Egitto, come una precisa “Qualità dell’Intelligenza”; un altro modo di esistenza dell’Intelligenza umana. Questo “Egitto” non ha niente a che vedere con i tempi storici (anche se questa Intelligenza si espresse nella terra del Nilo in una precisa epoca storica), ma rappresenta piuttosto un ben preciso Luogo/Stato di coscienza. Per entrare in questo Egitto, eternamente presente, l’uomo deve imporre a se stesso una disciplina. Egli deve, abbandonando la coscienza dialettica, risvegliare un rapporto interiore vivente con l’oggetto della propria ricerca, quella che AOR definiva Intelligenza del Cuore.

Questo era lo scopo: risvegliare, con un lavoro su di sé, l’Intelligenza del Cuore, giungere con essa all’essenza vivente dei fenomeni, e quindi poter giungere all’Essere Universale.

Se l’uomo riesce a penetrare nel proprio “Cuore”, riesce anche a penetrare nel “Cuore” delle cose.
Ecco allora che AOR studiò e percepì la fisiologia dell’Essere Umano, riuscendo ad individuare stati d’essere della consapevolezza umana, che sfuggono alla corteccia cerebrale.

Il suo lavoro presso il Tempio di Luxor, assieme ad altri archeologi, fu teso a dimostrare che il senso profondo dei geroglifici ed il senso esoterico degli insegnamenti, che se ne traeva, erano basati su dati scientificamente rilevati e confrontati.

AOR incontrò anche R. Guenon, ma tale incontro fu privo di sviluppi.

Da tale lavoro sull’Architettura e la simbologia egizie, AOR dimostrò come il simbolo puro sia l’immagine concreta di una Idea: è attraverso il Simbolo che si crea il legame tra una Idea astratta e qualitativa ed il concreto manifestato.

Di fronte ad un Simbolo dobbiamo solo porre interrogativi silenziosi, per stimolare l’Intelligenza del Cuore, che sola può dare le risposte viventi e vitali.

Il Simbolo è dunque anche una immagine concreta, che stimola ed evoca l’astrazione.

Così, in questa chiave, il Tempio di Luxor è un Simbolo completo dell’Uomo.

Il Tempio, nella sua interezza, esprime le funzioni sacre degli organi umani, connesse con le funzioni dell’Universo, considerato che l’Uomo è il riassunto dell’Universo stesso.

Nella deviazione meccanicista e materializzante, si è persa la capacità di veder nella Natura l’Unità divina, che si esprime attraverso Forze Vive ed Intelligenti.

Si è quindi giunti ad una dicotomia tra una Natura ormai sconsacrata, e quindi meccanica, e la Divinità vivente.

 

Questa deviazione ha portato ad uno sviluppo di scienze sempre più meccaniche, specialistiche e prive di capacità di comprendere la genesi vitale dei fenomeni.

L’uomo deve riconsacrare l’Universo; solo allora l’Uomo potrà comprendere nuovamente il linguaggio del Divino, che scende sulla Terra fino a lui.