Regole del Filalete

PRIMA REGOLA. Chiunque sia che vi parla o voglia suggerirvi; qualsiasi cosa voi possiate leggere nei libri dei sofisti, non discostatevi mai da questo principio: come il fine al quale attendete è l’oro o l’argento, così l’oro e l’argento devono essere i soli soggetti sui quali dovete lavorare.
SECONDA REGOLA. Fate attenzione che non vi si inganni dicendo che il nostro oro non è l’oro volgare, ma l’oro Fisico; l’oro volgare è morto alla verità; ma nel modo in cui noi lo prepariamo esso si rivivifica allo stesso modo che un grano di semina, che è morto nel granaio, si rivivifica nella terra. Così dopo sei settimane l’oro, che era morto, diviene nella nostra opera vivo, vivente e spermatico, da quando è messo in una terra che gli è propria, cioè nel nostro composto. Dunque può essere chiamato nostro oro, perché è unito con un agente, che certamente gli darà la vita; come per una denominazione contraria un uomo condannato a morte è detto un uomo morto, perché è destinato a morire presto, benché sia ancora in vita.
TERZA REGOLA. Oltre l’oro, che è il corpo e che funge da maschio nella nostra opera, voi avrete ancora bisogno di un altro sperma, che è lo spirito, l’anima o la femmina; ed è il Mercurio Fluido simile nella sua forma all’argento vivo comune, ma che tuttavia è più netto e più puro. Molti, al posto del Mercurio si servono di ogni tipo di acqua e di liquidi, che essi chiamano Mercurio Filosofico: non lasciatevi sorprendere dalle loro parole, non si potrà raccogliere che ciò che si è seminato; se voi dunque seminate il vostro corpo, che è l’oro in una terra o in un Mercurio, che non sia metallico e che non sia Omogeneo ai metalli, al posto di un elisir metallico, voi non raccoglierete che una calce inutile e senza virtù.
QUARTA REGOLA. Il nostro Mercurio non è che una medesima cosa in sostanza con l’argento vivo comune, ma è diverso nella sua forma, perché ha una forma celeste e ignea ed è di una virtù eccellente. Tale è la natura e la qualità, che riceve dalla nostra Arte e nostra preparazione.
QUINTA REGOLA. Tutto il segreto della nostra preparazione consiste nel prendere un minerale, che è vicino al genere dell’oro e del Mercurio. Bisogna impregnarlo con l’oro volatile che si trova nei reni di Marte, ed è con quello che bisogna purificare il Mercurio almeno fino a sette volte; essendo fatto ciò, questo Mercurio è preparato per il bagno del Re.
SESTA REGOLA. Sappiate ancora che dopo sette volte fino a dieci, il Mercurio si purifica sempre più e diviene più attivo, essendo ad ogni preparazione assottigliato dal nostro vero zolfo; e se esso oltrepassa questo numero di preparazioni o di sublimazioni, esso diviene troppo igneo, in modo che invece di dissolvere il corpo, si coagula esso stesso.
SETTIMA REGOLA. Questo Mercurio così assottigliato o animato deve ancora essere distillato in una storta di vetro due o tre volte; poiché può essergli rimasto qualche Atomo del corpo, al momento della preparazione, e poi bisogna lavarlo con vinagro e sale Ammoniaco, allora esso è pronto per la nostra opera.
OTTAVA REGOLA. Scegliete per quest’opera un oro puro e netto, senza alcuna mescolanza: se esso non è tale quando lo comprate, preparatelo voi stessi in modo conveniente. Allora lo metterete in polvere sottile, sia limandolo, sia riducendolo o facendolo ridurre in foglie, sia calcinandolo con dei corrosivi, sia infine con qualsiasi altro metodo purché esso divenga molto sottile.
NONA REGOLA. Passiamo ora al miscuglio e per questo prendete del corpo suddetto, così scelto e preparato un’oncia e due o tre once al più di Mercurio animato, come è stato detto prima: mischiateli in un mortaio di marmo, che sarà stato in precedenza riscaldato tanto quanto l’acqua bollente lo potrà fare; frantumateli e triturateli insieme fino a che siano incorporati; quindi aggiungetevi del vinagro e del sale fino a che sia molto puro, in ultima cosa voi lo dolcificherete con l’acqua calda e lo seccherete esattamente.
DECIMA REGOLA. Sappiate tuttavia che in tutto ciò che noi segnaliamo, noi parliamo con purezza: la nostra via non è così come noi insegniamo, e noi sempre dichiariamo che né noi, né nessun antico Filosofo, non ha affatto conosciuto altro mezzo; essendo impossibile che il nostro segreto possa essere prodotto da qualcun’altra disposizione che da queste. Il nostro Sofismo è soltanto nei due tipi di fuoco impiegato per la nostra opera. Il fuoco segreto interno è lo strumento di Dio e le sue qualità sono impenetrabili agli uomini; noi parleremo sovente di questo fuoco, benché possa sembrare che noi intendiamo il calore esterno; è da là che nascono molti errori tra gli imprudenti. E’ questo fuoco, che è il nostro fuoco graduato, perché per il calore esterno esso è quasi lineare, cioè uguale e uniforme in tutta l’opera; se questo non è che nel bianco, esso è uno senza alcuna alterazione, eccetto che nei primi sette giorni, in cui noi teniamo questo calore un po’ debole per maggiore sicurezza; ma il Filosofo esperimentato non ha bisogno di questa avvertenza. Per la condotta del fuoco esterno, esso è impercettibilmente graduato di ora in ora e come è giornalmente risvegliato dal seguito della cottura, i colori ne sono alterati e il composto ucciso. Io vi ho denudato un nodo estremamente difficile; state attenti dall’esservi presi di nuovo.
UNDICESIMA REGOLA. Voi dovete essere provvisti di un vaso o matraccio di vetro, col quale possiate compiere la vostra opera e senza il quale vi sarà impossibile di fare alcuna cosa: bisogna che sia di forma ovale o sferica, di grandezza conveniente al vostro composto, in modo che possa contenere una dozzina di volte altrettanta materia nella sua capacità che ve ne metterete. Occorre che il vetro sia spesso, forte e trasparente, senza alcun difetto; il suo collo deve essere lungo un palmo o tutt’al più un piede; metterete la vostra materia in questo uovo, sigillando il collo con molta cura; in modo che non vi siano né difetto, né crepatura, né buchi; perché la minima apertura farebbe evaporare lo spirito il più sottile e perdere l’opera: potrete essere certi dell’esatta chiusura del vostro vaso in questo modo: Quando sarà freddo ponete l’estremità del collo nella vostra bocca al posto dove è chiuso e succhiate fortemente; se vi è la più piccola apertura voi attirerete nella vostra bocca l’aria che è nel matraccio e quando allontanerete dalla vostra bocca il collo del vaso, l’aria subito rientrerà nel matraccio con una sorta di sibilo, in modo che il vostro orecchio ne potrà ascoltare il rumore; questa esperienza è immancabile.
DODICESIMA REGOLA. Dovete anche avere per fornello ciò che i saggi chiamano Athanor, nel quale voi potrete compiere tutta la vostra opera. Nel primo lavoro quello di cui avete bisogno deve essere disposto in modo tale che possa dare un calore di un rosso scuro, o minore a vostra volontà, e che a un suo più alto grado di calore si possa mantenere uguale almeno dodici ore: se voi ne avete uno tale. Osservate primieramente che la capacità del vostro nido non sia più ampia che per contenere il vostro involucro, con circa un pollice di vuoto tutto intorno, affinché il fuoco, che viene dallo spiraglio della torre, possa circolare intorno al vaso. In secondo luogo, il vostro involucro deve contenere soltanto un vaso o matraccio, con circa un pollice di spessore di cenere tra il contenitore, il fondo e i lati del vaso; ricordatevi di ciò che dice il Filosofo: Un solo vaso, una sola materia e un solo fornello.
Questo contenitore deve essere posto in modo da corrispondere precisamente all’apertura dello spiraglio da dove viene il fuoco; e questo spiraglio deve avere una sola apertura di circa tre pollici di diametro, che obliquando e montando condurrà una lingua di fuoco, che batterà sempre in alto del vaso e circonderà il fondo, lo manterrà continuamente in un calore egualmente brillante.
In terzo luogo, se il vostro contenitore è più grande del bisogno, e la cavità del vostro forno è tre-quattro volte più grande del suo diametro, allora il vaso non potrà mai essere riscaldato esattamente né continuamente come si deve. In quarto luogo, se il vostro diametro non è di sei pollici o circa all’imbocco del fuoco, voi non siete nella proporzione e non verrete mai al punto giusto del calore; perché se voi eccedete questa misura e fate troppo bruciare il vostro fuoco, esso sarà troppo debole.
In ultimo luogo, la parte anteriore del vostro forno deve essere chiusa esattamente da un foro, che non deve essere che della grandezza necessaria, per introdurre il carbone, come circa un pollice di diametro affinché possa più fortemente ripercuotere in basso il calore.
TREDICESIMA REGOLA. Essendo le cose così disposte, ponete il vaso, dove è la vostra materia, in questo forno e dategli il calore che la natura richiede; lento e non troppo violento, cominciando da dove la natura ha lasciato. Sappiate tuttavia che la natura ha lasciato la vostra materia nel regno minerale; ed è per questo che noi abbiamo tratto i paragoni dai vegetali e dagli animali; è opportuno tuttavia che voi realizziate un rapporto conveniente al regno dove è posta la materia che voi volete trattare. Se per esempio io faccio il paragone tra la generazione di un uomo e la vegetazione di una pianta; voi non dovete credere che il mio pensiero sia tale, che il calore che è proprio per l’uno lo sia anche per l’altro, perché noi sappiamo che nella terra dove i vegetali crescono vi è il calore che le piante sentono sin dall’inizio della primavera. Tuttavia un uovo non potrà produrre un pulcino a questo calore, e un uomo non potrà accorgersi di alcun sentimento; al contrario esso gli sembrerà un freddo torpore. Ma poiché voi sapete cha la vostra opera è interamente nel regno minerale, voi dovete conoscere il calore che è proprio dei minerali e quello deve essere chiamato piccolo o violento.
Considerate tuttavia che la natura vi ha posto non soltanto nel regno minerale, ma ancora che voi dovete lavorare sull’oro e sul mercurio, che tutti e due sono incombustibili.
Che il Mercurio è tenero e che può rompere i vasi che lo contengono, se il fuoco è troppo forte: che esso è incombustibile e che nessun fuoco lo può nutrire; ma tuttavia che bisogna ritenerlo con lo sperma maschile in uno stesso vaso di vetro, ciò che non potrà farsi se il fuoco è troppo violento; e per conseguenza non si potrà compiere l’opera.
Così il grado di calore, che potrà tenere del piombo o dello stagno in fusione e anche più forte ancora, cioè tale che i vasi lo potranno sopportare senza rompersi, deve essere stimato un calore temperato. Da là comincerete il vostro grado di calore proprio del regno dove la natura vi ha lasciato.
QUATTORDICESIMA REGOLA. Sappiate che ogni progresso di questa opera, che è una coobazione della luna sul sole, è di salire in nuvole e ricadere in pioggia; e perciò io vi sottolineo di sublimare in vapori continui, affinché la pietra prenda aria e possa vivere.
QUINDICESIMA REGOLA. Ciò non è ancora abbastanza; ma per ottenere la nostra tintura permanente bisogna che l’acqua del nostro lago bolla con le ceneri dell’albero di Ermete; io vi esorto a far bollire notte e giorno senza pausa, affinché nelle opere del nostro mare tempestoso, la natura celeste possa salire e la terrestre discendere. Perché io vi assicuro che se non facciamo bollire non possiamo mai chiamare la nostra opera una cottura, ma una digestione, così che quando gli spiriti circolano soltanto in silenzio, e il composto, che è in basso, non si muove per l’ebollizione, questo si chiama più propriamente digestione.
SEDICESIMA REGOLA. Non affrettatevi affatto nella speranza di avere il raccolto o la fine dell’opera subito dopo il suo inizio; perché se voi vigilerete con pazienza lo spazio di cinquanta giorni al più, vedrete il becco del corvo. Molti, dice il Filosofo, si immaginano che la nostra soluzione sia una cosa molto facile; ma soltanto coloro che l’hanno saggiata e che ne hanno fatto l’esperienza possono dire quanto essa è difficile. Non vedete che se seminate un grano di frumento, tre giorni dopo lo vedrete soltanto gonfio; che se lo fate seccare esso diverrà come prima. Tuttavia non si può dire che lo si sia messo in una matrice conveniente, perché la Terra è il seno naturale e proprio luogo; ma è mancato soltanto il tempo necessario per la vegetazione. Considerate che le sementi più dure hanno bisogno di restare più lungo tempo nella terra, come le noci e i noccioli di prugna, ogni cosa avendo la sua stagione di crescita; ed è un segno certo di una operazione naturale, quando senza precipitazione essa dimora il tempo necessario per la sua azione. Pensate dunque che l’oro, che è il corpo più solido del mondo, possa cambiare di forma in sì poco tempo? Occorre che aspettiamo nell’attesa fino al quarantesimo giorno che l’inizio del nero si fa vedere. Quando vedrete ciò concluderete che il vostro corpo è distrutto; cioè che è ridotto in un’anima vivente e il vostro spirito è morto; cioè che è coagulato con il corpo. Ma fino a questo annerimento l’oro e il mercurio conservano ciascuno la loro forma e la loro natura.
DICIASSETTESIMA REGOLA. Fate attenzione che il vostro fuoco non si spenga neanche per un momento; perché se una volta la materia diventa fredda, la perdita dell’opera ne seguirà immancabilmente. Potete raccogliere di tutto ciò che abbiamo detto, che tutta la nostra opera non è altra cosa che fare bollire il nostro composto al primo grado di un liquefacente calore, che si trova nel regno metallico, dove il vapore interno circola intorno alla materia e in questo fumo l’uno e l’altro moriranno e risusciteranno.
DICIOTTESIMA REGOLA. Continuate allora il vostro fuoco fino a che i colori appaiono e voi vedrete infine il bianco. Sappiate che quando apparirà il bianco (che arriverà verso la fine del quinto mese) la realizzazione della pietra bianca si avvicina. Gioite dunque, perché il Re ha vinto la morte e apparirà in oriente con molta gloria.
DICIANNOVESIMA REGOLA. Continuate ancora il vostro fuoco, fino a che i colori appaiono di nuovo e voi vedrete infine il bel cinabro e il papavero campestre. Glorificate dunque Dio e siate riconoscenti.
VENTESIMA REGOLA. Infine occorre che voi facciate bollire (o piuttosto cuocere questa Pietra) daccapo nella stessa acqua, con la stessa proporzione e secondo lo stesso regime. Il vostro fuoco deve essere soltanto un poco più debole e con questo mezzo l’aumenterete in quantità e in virtù secondo il vostro desiderio.
Che Dio, il Padre degli Illuminati, vi faccia vedere questa rigenerazione di Luce e vi faccia un giorno partecipi della vita eterna. Così sia.

Ireneo Filalete

Accademia Kremmerziana Patavina