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PROBLEMI DELL’UOMO MODERNO

Uno degli indirizzi scientifici più fecondi che animano oggi la nostra cultura è quello di estendere il concetto di evoluzione alla gamma più ampia possibile dei fenomeni umani, dal campo strettamente biologico ai problemi della morale e della religione, al pensiero, alla scienza.
L’evoluzione dimostra l’esistenza di un ordine progressivo tra materia, vita e mente ed uno stretto rapporto tra di esse.
È un movimento che va dal meno complesso al più complesso, ove però il più complesso – la mente - è anche il più integrato.
Ma se alla crescente complessità delle unità organizzative materiali corrisponde una crescente complessità ed un innalzamento qualitativo della mente, tale processo di sviluppo non è affatto uniforme: dopo un periodo di progresso graduale si giunge ad un punto in cui si verifica un’improvvisa alterazione dell’equilibrio, che permette l’affiorare di nuove qualità e attività.
Uno di questi scatti fu il passaggio della materia «non vivente» a quella vivente; un altro, che ebbe luogo molto più tardi e che ci interessa da vicino, fu il passaggio dall’ominide all’uomo, passaggio caratterizzato dal pensiero concettuale e dall’aggiunta della coscienza di se stessi alla coscienza generica.
Tale nuovo stato di essere si è evoluto e continua ad evolversi con una accelerazione che non ha confronti nelle fasi di vita preumana ed oggi è giunto alla soglia di un terzo passaggio che dovrà portare l’umanità alla fase consapevole ed intenzionale, quella in cui l’uomo, non più spinto dalla necessità esterna, dirigerà coscientemente la trasformazione creatrice dell’universo.
L’umanità, quindi, non si trova oggi in una crisi negativa, ma solo sul limitare di una nuova soglia ed il suo compito odierno sta nel prendere pienamente coscienza dello stato evolutivo raggiunto per essere in grado di elaborare su di esso un sistema di principi informatori e di conseguenze pratiche che sia valido per tutta la comunità umana.
È necessario che l’uomo conosca le proprie possibilità; questo è il suo più potente strumento per progredire.
Dobbiamo studiare le possibilità umane, fare una sintesi di tutto quello che sappiamo sulle capacità creative dell’uomo e poi divulgare il più possibile i risultati, integrando la conoscenza umana intorno ad una concezione generale del destino dell’uomo in un corpus unitario, indipendente dalla nazionalità, dalla razza, dalla religione e da altri particolarismi.
Effettivamente, il cammino percorso in meno di una generazione è stato immenso. Un tempo le tradizioni familiari, nazionali, fideistico-religiose, quando non degenerarono nelle ideologie più perniciose, alimentavano e guidavano l’impulso evolutivo dell’umanità.
Oggi, la spinta data da queste forme tradizionali va visibilmente diminuendo, sia perché tali ideologie sono state superate, come è avvenuto per il nazionalismo che, almeno in una parte del mondo, sta cedendo il posto ad una concezione più unitaria dei popoli, sia perché per alcune di esse si sta verificando una realizzazione degli obiettivi. È chiaro per esempio che, per quanto la giustizia sociale resti una delle maggiori preoccupazioni in tutti i paesi, un grande cammino si sta compiendo verso una più equa distribuzione della ricchezza e della cultura.
Nelle religioni d’altronde i comandamenti di carattere morale, che hanno sostenuto l’uomo nel suo cammino evolutivo impedendogli di essere succubo dei sensi e degli istinti, hanno una minore presa coattiva sulla società odierna che, essendosi liberata dalla necessità di obbedire ciecamente ed essendo giustamente gelosa della libertà conquistata, desidera capire prima di agire.
Le regole morali, infatti, anche se sono state utili all’uomo di un tempo, hanno avuto il lato negativo di creare, proprio con la continua insistenza sulla peccaminosità dell’appagamento degli istinti, una quantità di repressioni dalle quali solo oggi una parte della società comincia a liberarsi.
Lo stesso discorso può farsi per il lato dottrinario delle religioni in cui il dogma, da esse definito come «mistero» inconoscibile, non ha più nulla da dire all’ansia di ricerca dell’uomo moderno, cui è più congeniale l’idea di una verità conquistata attraverso una visione scientifica e sperimentale del mondo e della vita.
Religiosi, politici e filosofi non hanno più una spinta e quindi si sono cristallizzati o nel loro egoismo e nelle conquiste del potere e del benessere individuale, oppure si disperdono in un intellettualismo che non trova via d’uscita.
L’unica classe privilegiata che possiede ancora una forza potente è quella formata da coloro che si dedicano alla scienza, poiché lo scienziato non si appaga mai e, per la sua stessa formazione mentale, si trova sempre a contatto con nuovi problemi che lo stimolano a procedere per soddisfare il suo desiderio di sapere.
La scienza ha due funzioni strettamente connesse una con l’altra: sviluppa sia la comprensione che il controllo; allarga la comprensione che l’uomo ha del mondo, tanto quello della natura esterna, quanto quello della sua natura interna. Di conseguenza, tutto quello che nell’evoluzione psicosociale può essere convenientemente definito avanzamento e progresso è dovuto all’aumento e al miglioramento della conoscenza.
La scienza non è semplicemente scoperta di fatti preesistenti; è anche e soprattutto creazione di qualcosa di nuovo, è un sistema che si corregge e si amplia da sé e che aspira ad unificare l’esperienza.
L’affermarsi della mentalità scientifica ha portato con sé un altro fattore importante di evoluzione psicosociale, costituito dalla diffusione dell’istruzione e della cultura, fattore che è stato favorito nel suo sviluppo in maniera determinante dal progressivo diffondersi della ricchezza. L’uomo ha dovuto soddisfare il suo ventre prima di potersi dedicare al nutrimento della propria mente ed è perciò che i popoli oggi più evoluti economicamente sono anche i più avanzati sul piano culturale.
Si può perciò ipotizzare un futuro non troppo lontano in cui, superato in tutta la terra il problema della fame, l’umanità potrà crearsi, attraverso l’incremento della cultura, la possibilità di comprendere quale sia l’obiettivo dell’evoluzione e come esso debba essere realizzato.
Ma tale possibilità di comprensione può essere raggiunta solo se ti formi un concetto sull’attuale posizione dell’uomo come prodotto dell’evoluzione universale, chiarificando il significato dell’esistenza umana e di conseguenza quello della tua stessa specifica funzione individuale nella società e nell’ambiente.
Occorre, perciò, che tu sia in grado di riconoscere sia gli errori del misticismo religioso che quelli della comune concezione materialistica della vita. Quest’ultima, con le sue investigazioni analitiche dal campo psicologico a quello fisico, ha percorso un enorme cammino, sradicando superstizioni, credenze, etiche secolari e collettive, senza però indicare nuovi permanenti valori, poiché basa l’esplicazione della verità solo sull’apporto dei sensi esteriori e sulla ragione superficiale, rivelandoci un mondo che sembra senza scopo e privo di significato.
Le forme religiose devozionali e il misticismo pur essendo, come si è detto, fattori di equilibrio morale, cadono d’altra parte nell’eccesso opposto, affermando che la percezione sensoria e la ragione, frutti della millenaria evoluzione della specie umana, sono illusorie.
Trascinati perciò da un fideismo idolatrico e passivo, alterano la visione della realtà e della vita, predicando che il miglioramento dell’uomo non può compiersi che per grazia di un Dio in cui l’uomo proietta la sua necessità di sottrarsi alla paura e all’ignoranza, di un Dio nato dal desiderio di trovare una spiegazione, irrazionale e istintiva, ma rassicurante, agli interrogativi molteplici della vita stessa (soprattutto i fenomeni della natura e della morte).
La religione, per l’uomo moderno, potrà essere valida soltanto se adotterà un metodo scientifico e fornirà in un contesto scientificamente ordinato una riformulazione delle concezioni, dei miti e riti tradizionali in una terminologia esatta, spoglia di qualsiasi dogmatismo fideistico, ma anche di insufficienti interpretazioni meramente naturalistiche, storico-filosofiche o comunque di natura culturale; un’indagine completa del mondo interiore dell’uomo, in un grande piano d’esplorazione della mente, con una nuova definizione del «divino» libera da tutto ciò che può far pensare ad esseri soprannaturali esterni e applicabile concretamente al miglioramento dell’essere umano.

Il primo segno dell’uomo nuovo è dunque il suo risveglio alla mancanza di qualcosa che né la scienza, né le religioni, né la vita di tutti i giorni gli danno. Egli ha tutto da scoprire, da sviluppare continuamente.
Ciò che accetti come una verità definitiva, spesso non è che un’esperienza incompleta della verità.

Chi cerca una verità integrale deve concepire la materia e la psiche come un tutto unico e non come due cose distinte: bene-male, cielo-terra, per cui non vi è salvezza senza mutilazione, mentre esse non sono che aspetti diversi della materia unica in continua evoluzione:
le forze sono materia
la luce è materia
l’energia elettrica è materia
il pensiero è materia
la simpatia è materia
l’odio è materia
l’amore è materia e, come materia-energia, anch’esso si evolve, dal coito animalesco fino alle forme di unione più generose, totali ed integranti.
Il segreto che l’uomo deve scoprire non è una verità teorica, ma un potere reale della psiche sulla materia: è questo segreto pragmatico che devi trovare sperimentalmente, avendo nello stesso tempo il coraggio di liberarti da tutte le sovrastrutture culturali, religiose e moralistiche.
Solo allora l’essenziale potrà emergere.
Se osserviamo lo sviluppo dell’essere umano, si può dire che a diciotto anni giungiamo ad un punto fermo, che le nostre vibrazioni maggiori sono stabilite e che intorno ad esse si avvolgeranno indefinitamente, in strati sempre più spessi, levigati, raffinati, i sedimenti di un’eterna medesima cosa dalle mille facce che chiamiamo «cultura» o «noi stessi»: in poche parole siamo chiusi in una costruzione che può essere di piombo e senza spiraglio o slanciata come un minareto, ma sempre chiusi, ronzanti, monotoni, uomini in una pelle di granito o in una statua di vetro, diventati una macchina incosciente, conseguenza dell’educazione ricevuta.
Il primo movimento che devi compiere è quello di spezzare l’immagine abituale che hai di te stesso e conoscere la tua materia interiore, fondo invisibile della tua vita di veglia, che sottoporrai alla tua investigazione per essere poi in grado di trasformarla in una autocreazione guidata dalla tua intelligenza cosciente.

IL METODO SOGGETTIVO

II

Il metodo soggettivo di investigazione cosciente sul proprio Io tale da svilupparne l’intensità e raccoglierne i frutti rappresenta sempre e costantemente il metodo da preferirsi da chi desidera conoscere, sapere e progredire.
Scopo dell’integrazione è l’uomo: ogni tua esperienza deve essere fatta sull’uomo, non su di un uomo, ma su te stesso e darti la coscienza di ogni passo fatto in avanti e la cognizione esatta dei mezzi più adatti per accelerare la tua trasformazione.
Invece di vivere disperso in una moltitudine di pensieri che non solo non hanno alcun interesse ma che sono logoranti, conviene raccogliere i fili sparsi della tua coscienza e lavorare su di te in ogni istante e la vita comincerà ad acquistare un interesse insolito, poiché anche le infime circostanze diventano l’occasione di una esperienza cosciente.
Sei orientato, cammini verso una meta invece di brancolare nel buio.
Nasci ad un mondo nuovo e i tuoi nuovi occhi, i tuoi nuovi sensi non sono ancora formati, come quelli di un neonato che viene alla luce.
Non è una diminuzione di coscienza, ma un passaggio ad una nuova coscienza. Bisogna che la coppa dell’essere sia vuotata e pulita, per riempirsi del nuovo contenuto.
La preparazione a tale ricerca deve consistere nel rieducare te stesso spogliandoti di tutto l’intonaco e la falsità che l’educazione ordinaria ti ha dato, come un fuoco in cui getti tutte le tue vecchie cose, la vecchia vita, le vecchie idee, i tuoi sentimenti, con la fede incrollabile di trovare, dietro questo passaggio, una porta aperta e la tua fede non è assurda, non è la credulità dell’ignorante, ma una pre-conoscenza, qualcosa in te che sa prima di te, che prevede e che proietta la sua visione in superficie, sotto forma di necessità e di ricerca.
Questo tipo di fede è un’intuizione che, come quella del ricercatore scientifico, non solo attende l’esperienza per essere giustificata, ma conduce all’esperienza.
Nella pratica di tali esperienze ad un certo punto sentirai che qualcosa vive nel profondo del tuo essere e una separazione si opererà in te: da un lato una profondità silenziosa che vibra in lontananza e dall’altro la superficie, assai tenue, sulla quale si susseguono attività, pensieri, gesti e parole e ti lascerai accaparrare sempre meno dal gioco esteriore che incessantemente, come una piovra, tenta di divorarti vivo.
A questo punto sarà più facile intervenire per sostituire alle vecchie abitudini superficiali di riflessione mentale, di memoria, di calcolo, di previsione, una abitudine che si riferisca silenziosamente a questa profondità vibrante.
Certo mentre l’uomo comune è generalmente protetto da una spessa corazza, tu non avrai più questa protezione; riceverai i pensieri, le volontà della gente, i loro desideri, nel loro vero aspetto e in tutta la loro crudezza, come ciò che sono veramente, degli attentati.
E noterai che non sono solo «i cattivi pensieri» o «le cattive volontà» a far parte di questa violenza; non vi è nulla di più aggressivo che le «buone volontà», i «buoni sentimenti», «gli altruismi»: in un modo o nell’altro è l’Io che si nutre con la dolcezza e con la forza; siamo civili solo in superficie, sotto resta il cannibale.
Quando sarai sufficientemente trasparente, potrai sentire nel silenzio immobile del mentale come delle onde che fanno vibrare la tua atmosfera interiore, o come delle vibrazioni che attirano la tua attenzione.
Se ti soffermi per un momento «a vedere» di cosa si tratta, cioè se accetti che una di queste vibrazioni entri in te, ad un tratto ti accorgerai che ciò che hai afferrato alla periferia del tuo essere è un pensiero allo stato puro, o piuttosto una vibrazione mentale percepita prima che abbia il tempo di rivestirsi di una forma personale (ciò che ti farebbe dire trionfalmente: questo è il mio pensiero).
Un buon lettore del pensiero può così leggere nella mente di una persona di cui non conosce nemmeno la lingua; perché non sono «pensieri» che egli afferra, ma «vibrazioni», cioè materia-energia, alle quali egli dà in sé medesimo la forma mentale corrispondente.
L’uomo si è abituato a selezionare nelle vibrazioni mentali dell’ambiente un certo tipo di vibrazioni con le quali è in sintonia e fino alla fine della vita capterà la stessa lunghezza d’onda e riprodurrà lo stesso tipo di vibrazione con parole e con forme più o meno nuove. Quando invece avrai constatato che i tuoi pensieri vengono dall’esterno e ne avrai fatto l’esperienza centinaia di volte, comincerai ad intuire quale sia la chiave della vera padronanza mentale.
Se è difficile sbarazzarti del pensiero che non ti pare tuo, è più facile respingere lo stesso pensiero quando lo vedi venire dall’esterno.
Avrai allora la possibilità di diventare un’intelligenza sempre più libera: non più un essere limitato alla stretta cerchia dei pensieri personali, ma un ricettore di conoscenza, libero di scegliere ciò che vuoi nel vasto mondo di visione e di pensiero che è in te e fuori di te.
Partito da una piccola costruzione mentale nella quale ti sentivi sicuro, ti guardi indietro e ti domandi come hai potuto vivere in una simile prigione. Sei soprattutto sorpreso di vedere come per anni ed anni hai vissuto circondato da tabù e come l’umanità viva dietro delle sbarre quali: «è impossibile!… Questo non si può fare!… È contrario a questa o quella legge!… Non è naturale!…» ecc.
Ti rendi conto che l’eterna antinomia interno-esterno può risolversi e che anch’essa fa parte delle tue classificazioni mentali. In realtà il «di fuori» è ovunque, anche «dentro». Noi siamo ovunque.
Ed è un errore credere che tale ricerca sarebbe più facile in condizioni di pace, bellezza, solitudine nella natura, perché vi sarà sempre qualcosa che ci disturba, ovunque; quindi è meglio decidere di rompere le nostre soprastrutture ed abbracciare tutto questo "esteriore". Allora ti sentirai a tuo agio dappertutto.
La stessa cosa avviene per l’antinomia azione-meditazione: se fai il silenzio in te (ovvero se ti metti in stato di neutralità), ti accorgerai che la tua azione diventa meditazione e la meditazione un’azione. Allora anche nella normale vita quotidiana la forza passa in te, perché ti sei ormai sintonizzato su qualche cosa d’altro, constaterai che la tua azione è più cosciente, più efficace, più potente, senza per questo venirne coinvolto.
Il mentale che ha raggiunto questa calma può cominciare ad agire anche intensamente, non mettendo nulla in movimento da se stesso, ma ricevendo dall’intelligenza cosciente e dando a ciò che ha ricevuto una forma senza nulla aggiungervi.

IL PROBLEMA DELL’IO

III

Non c’è un solo movimento del tuo essere, emozione, desiderio o fremito che non sia immediatamente afferrato anche inconsciamente dal mentale e ricoperto da uno strato pensante: cioè, noi mentalizziamo tutto. Questa è la grande utilità del mentale nel corso della tua evoluzione.
Esso ti aiuta a percepire tutti i movimenti del tuo essere che, diversamente, resterebbero allo stato di magma informe ed incosciente. Inoltre ti aiuta a stabilire un ordine in questa anarchia coordinando tutte queste piccole entità sotto il tuo dominio, ma nello stesso tempo ti nasconde la loro vera essenza e causalità, poiché dalla guida positiva alla tirannide il passo è breve.
I meccanismi sopramentali sono talmente ostruiti che ciò che riesce a filtrare dal tuo io profondo è immediatamente falsato, diluito, oscurato.
I meccanismi istintivi-intuitivi si atrofizzano e noi perdiamo quei poteri spontanei che tanto utili ci furono in uno stadio anteriore al nostro attuale grado di evoluzione; altri contenuti mentali si rifugiano nella ribellione e altri accumulano sordamente il loro piccolo potere e aspettano la prima occasione per aggredirci.
Ma il ricercatore che ha fatto «tacere» il suo mentale e ha da esso separato la sua intelligenza cosciente, comincerà a distinguere tutti questi diversi stati nella loro cruda realtà, senza alcuna colorazione soggettiva e a percepire a diversi livelli del suo essere dei nodi di forza, ciascuno dotato di una qualità vibratoria particolare.
Noi tutti abbiamo avuto almeno una volta nella vita l’esperienza di vibrazioni diverse che sembrano irradiarsi su differenti piani del nostro essere.
Per esempio, l’esperienza di una vibrazione rivelatrice, quando sembra che un velo si strappi dischiudendoci una parte di verità. È semplicemente qualcosa che vibra e che rende il mondo inspiegabilmente più vasto e più chiaro.
Oppure abbiamo sperimentato vibrazioni più dense: vibrazioni di collera o di paura, di desiderio o di simpatia, ben sapendo che tutto ciò palpita a livelli diversi e con intensità differente.
In noi vi è anche tutta una gamma di noduli vibratori ciascuno dei quali specializzato in un tipo di vibrazione che possiamo distinguere ed afferrare immediatamente, secondo il grado di neutralità che abbiamo raggiunto e la finezza delle nostre percezioni.
Nell’uomo comune questi centri sono generalmente addormentati o atrofici e non lasciano filtrare che l’energia minima necessaria alla sua piccola esistenza. Egli è realmente murato in se stesso e non comunica che indirettamente con il mondo esteriore, in una sfera molto limitata.
Egli non vede gli altri e le cose, ma vede se stesso negli altri, se stesso nelle cose, ovunque, colorando tutto con i propri sentimenti soggettivi e limitanti.
Se poi apriamo i centri inferiori dell’inconscio senza un’adeguata preparazione rischiamo di venire sommersi non più dalle nostre piccole vicende personali, ma da correnti di istinti animali ancora incontrollabili e di conseguenza ci troveremo sintonizzati sul caos.
In un certo senso l’individuo si è abituato a rispondere ad alcune vibrazioni piuttosto che ad altre; ad essere commosso, addolorato per certe cose piuttosto che per altre e questa massa di abitudini ha finito apparentemente per cristallizzarsi in una personalità che chiamiamo «IO».
Per essere esatti, non si può nemmeno dire che siamo «noi» ad avere acquisito tutte queste abitudini: è il nostro ambiente, la nostra educazione, la nostra eredità, le nostre tradizioni che hanno scelto per noi e che continuano a scegliere ciò che noi vorremmo, che desidereremmo, ciò che ameremmo o meno. Tutto accade come se la vita si svolgesse senza di noi.
L’eredità, l’ambiente, l’educazione pongono in noi certe abitudini di comportamento, di personalità, di carattere, certe disposizioni e tendenze che noi chiamiamo «IO».
Non possiamo nemmeno dire che questo Io sia veramente stabile; è solo la ricorrenza regolare e costante delle stesse vibrazioni e delle stesse formazioni che ci dà un’apparenza di stabilità, poiché sono sempre le medesime lunghezze d’onda che afferriamo o piuttosto che ci afferrano, in conformità con le leggi del nostro ambiente e della nostra educazione, sempre le stesse vibrazioni ed altre che si ripetono attraverso i nostri centri e di cui ci impossessiamo automaticamente, inconsciamente ed indefinitamente.
In realtà tutto è in stato di flusso costante e tutto ci viene da un mentale e da un vitale più vasto del nostro (l’ambiente), o da regioni ancor più basse, subcoscienti.
Questa piccola personalità frontale è quindi circondata, dominata, sostenuta, attraversata e mossa da tutta una gerarchia di «mondi».
Cosa resta del tuo Io in tutto ciò? A dir la verità molto poco, oppure tutto, secondo il grado raggiunto dalla tua coscienza.

INDIVIDUAZIONE DELL’INTELLIGENZA COSCIENTE

IV

Tutti noi abbiamo sentito, in certi momenti particolari della nostra esistenza, come un calore in noi, una spinta interiore, o forza vivente, che non si può spiegare a parole e che non avrebbe nemmeno ragione di esistere, perché pare sorgere dal nulla, senza un perché.
La nostra infanzia può testimoniare questo puro entusiasmo, questa nostalgia senza perché, ma ben presto il mentale si impadronisce di questa forza, come di tutto, la riveste di tante parole, la inserisce in un’opera, in un mestiere, in un partito politico o in una Chiesa, la colora di sentimenti più o meno nobili e se ne serve per dominare, vincere e possedere.
Qualche volta questa energia si insabbia più in basso e non resta più dell’individuo che una piccola ombra sotto il peso di un fardello.
Ma se non ti lasci più dominare, calmando la tua sostanza mentale non più trascinato nella grande dispersione dei sentimenti e dei desideri, scoprirai in questa forza un nuovo stato di giovinezza e una potente spinta verso la libertà.
Non si tratta soltanto di una forza impersonale, ma di una presenza, di un essere che ti dà una stabilità e una visione serena del mondo che ti circonda. Dunque, una intelligenza non più condizionata dalle forze esterne, non più il misero «penso dunque sono», ma la realtà fondamentale dell’essere, il vero centro, intelligenza e forza.
A mano a mano che questo centro assume una individualità distinta, come un bimbo che cresce in te, ti renderai conto che esso è il fattore della conoscenza poiché tutti i centri, compreso il mentale, non sono che le sue aperture sui differenti piani della realtà universale, i suoi strumenti di espressione.
In altri termini avrai scoperto l’intelligenza e liberato ciò che nell’uomo comune è costantemente disperso e invischiato nelle sue innumerevoli attività pensanti e sensoriali.
L’intelligenza non è soltanto un modo di pensare e di sentire, ma un potere per entrare in contatto con i diversi piani dell’esistenza. A mano a mano che l’intelligenza cosciente si sviluppa, il suo raggio di azione e il livello che può raggiungere aumentano, poiché essa è indipendente dal mentale e dal corpo. Il tuo corpo, il tuo pensiero, i tuoi desideri non sono dunque che una minima parte della tua esistenza totale.
Scoprendo l’intelligenza, ti renderai conto che essa è anche una forza (l’intelligenza è una forza, poiché i due termini sono inseparabili). Noi parliamo di forza discendente o di forza ascendente o di forza interiore; oppure diciamo la forza mentale, quella biologica, quella materiale, come se esistessero mille forze diverse, mentre non vi è che una forza sola al mondo, unica corrente che passa in te e in ogni cosa e che, secondo il livello sul quale agisce, si riveste di questa o quella sostanza.
La corrente elettrica può illuminare un tabernacolo o un’aula scolastica o un refettorio ed è sempre la stessa corrente benché illumini oggetti differenti. Ugualmente questa forza, o fuoco, è sempre la stessa, sia che dia vita, sia che illumini il tuo mentale.
Di livello in livello essa si riveste di una luce più o meno intensa e di vibrazioni più o meno pesanti: mentali, sensoriali, somatiche, ma è sempre essa che collega e anima tutto, la sostanza fondamentale dell’universo: l’intelligenza-forza.
Se è vero che l’intelligenza è una forza, di conseguenza la forza è intelligenza e tutte le forze sono intelligenti.
La forza universale è un’intelligenza universale; questo scoprirai.
Una volta preso contatto con questa corrente di intelligenza-forza che è in te, potrai metterti in sintonia con qualsiasi livello della realtà universale e cominciare a vedere e a comprendere l’intelligenza che è in un dato punto ed anche agire su di essa, poiché si tratta sempre della stessa corrente di intelligenza con modalità vibratorie differenti, secondo l’evoluzione raggiunta: nella pianta e nelle riflessioni del pensiero umano, nella coscienza luminosa e nell’istinto della bestia, nel metallo e nell’individuo che vibra di amore.
Einstein ti insegna che materia ed energie sono convertibili l’una nell’altra : E = mc2, la materia è energia condensata. Devi quindi scoprire praticamente che questa energia o questa forza è un’intelligenza e che la materia è anch’essa una forma di intelligenza come lo sono, sotto diverse forme, il mentale e il corporeo. Quando, dopo aver praticato, avrai trovato questa realtà, l’intelligenza nella forza, avrai la vera padronanza delle energie materiali, una padronanza diretta.
La storia dell’evoluzione terrestre è una storia di una lenta conversione della forza in intelligenza cosciente o, più esattamente, un lento richiamo di questa intelligenza assorbita nella sua forza .
Nei primi stadi dell’evoluzione l’intelligenza dell’atomo, per esempio, è assorbita nel suo moto vorticoso, come l’intelligenza dell’artigiano è assorbita dall’oggetto che egli lavora, dimentico di tutto il resto, come la pianta è assorbita nella sua funzione di produrre clorofilla, come la tua intelligenza si assorbe in un libro o in un desiderio, dimentica di tutti gli altri piani della propria realtà.
Tutto il progresso evolutivo si misura dalla capacità di separazione dell’elemento intelligenza dal suo elemento forza ed è ciò che possiamo chiamare individuazione dell’intelligenza, o intelligenza cosciente.
A questo stadio l’intelligenza diviene libera da vortici mentali, vitali, fisici, padrona di se stessa e capace di dominare tutta la gamma delle vibrazioni dall’atomo al mentale; quindi a mano a mano che diviene cosciente, essa conquista il dominio di sé e di tutte le forze secondarie, poiché essere cosciente è potere.
Come l’atomo nel suo moto vorticoso, l’uomo nel suo movimento biologico e nella sua attività mentale, non è padrone della forza mentale, vitale o atomica, mentre allo stadio cosciente diviene libero e padrone.
L’uomo è il solo prodotto dell’evoluzione biologica che sia consapevole di essersi evoluto e di continuare ad evolversi sempre più.
Egli oggi deve diventare capace di sostituire la forza esterna della selezione naturale con una guida cosciente basata sulla conoscenza della natura, dei suoi valori e dell’enorme vastità delle sue possibilità interiori.
Non vi è dubbio che l’intelligenza possa dare risultati tangibili sia all’esterno che all’interno; tutta la storia della civiltà umana ne è la prova.
Ma tu devi andare oltre, poiché esperienze e studi hanno dimostrato che il potere interiore può modificare consapevolmente il mentale sviluppandone le capacità e aggiungendovene di nuove, scoprire nuovi stati di coscienza, dominare i movimenti biologici, cambiare il carattere, influenzare gli uomini e le cose, comandare il funzionamento del corpo fisico, modificare gli eventi.
Inoltre non è soltanto per i suoi risultati, ma è nei suoi stessi movimenti che la forza è tangibile e concreta. Quando si parla di «sentire la forza» non significa averne un vago sentimento, ma significa sentirla concretamente e di conseguenza essere in grado di dirigerla, applicarla, sorvegliarne i movimenti, saperne calcolare la massa e l’intensità, come quella di tutte le altre forze che possono opporsi alla sua azione trasformatrice.
Infine, la psiche può agire sulla materia e trasformarla: questa conversione della materia nella psiche e della psiche nella materia è l’oggetto di studi più avanzati di cui parleremo in seguito.
Vi è poi un’ultima equivalenza. Non solo l’intelligenza è forza, non solo l’intelligenza è essere, ma è anche gioia. Quando la si è liberata dalle mille vibrazioni mentali, vitali, fisiche che l’assorbono, si scopre la gioia.
Tutto l’essere è come invaso da una massa di forza vivente, cristallina, da una gioia solida, concreta, senza principio né fine, che sembra ovunque e che non ha bisogno di nulla per esistere poiché è come una roccia, in ogni tempo e in ogni luogo.

LA PURIFICAZIONE

V

Vi è una zona nel tuo essere che è nello stesso tempo causa di una grossa difficoltà, ma anche di un grande potere. Infatti essa può confondere tutte le comunicazioni provenienti dall’esterno o dalla parte superiore dell’essere, opponendosi ai tuoi sforzi di neutralità mentale e, invischiandosi in mille piccole occupazioni e preoccupazioni, impedirti di spaziare liberamente verso altre regioni.
D’altra parte essa è sorgente di potere poiché è la manifestazione della grande forza vitale in noi.
È il luogo dove tutto è mescolato; il piacere è strettamente legato al dolore, le pena alla gioia, il male al bene, la finzione alla verità.
Le diverse religioni vi trovarono tali difficoltà che preferirono escludere questo campo pericoloso, lasciando sussistere soltanto le emozioni cosiddette religiose e invitando il fedele a respingere tutto il resto.
Ma questa chirurgia morale rimuove e reprime soltanto: il mentale è una potenza indipendente dai tuoi argomenti razionali e morali e se lo vuoi tiranneggiare o brutalizzare con un’ascesi o una disciplina forzate, alla minima debolezza ne scateni la ribellione.
Oppure se a forza di volontà riesci ad imporre la tua legge moralistica, trionferai forse, ma inaridendo in te la forza vitale, risvegliandoti purificato dal «male» ma anche privato, nello stesso tempo, del bene della vita, incolore e inodore.
Impulsi e sentimenti sono fatti reali: devi imparare a guardarli, a osservarli, e poi ad utilizzarli come forze essenziali per il tuo sviluppo.
Non distruggere il sentimento, ma vinci la tua torbida adesione ad esso, cioè la voluttà, il desiderio, l’avversione, l’angoscia nel sentire.
Come un’acqua profonda, chiara, non mossa, lascia trasparire le cose che sono nel fondo, così non più identificato con i sentimenti, accoglili ed osservali come faresti per le cose del mondo esterno.
«Io non sono i sentimenti che lascio liberamente risuonare in me, essi non sono me»: nasca in te questa certezza.
Solo allora i sentimenti potranno parlarti, quando cesserai di essere perduto in essi, intento a godere ed a soffrire passivamente.
Ma devi tener fermo ad una presenza sottile, tenace a te stesso: te come punto semplice che non ha arresti di paura, che sa conservarsi e nel conservarsi non intralcia la direzione di abbandono, nei trapassi non dissolvendosi, ma risorgendo con l’esperienza inattesa di una maggiore chiarezza, fortezza e semplicità.
Devi, perciò, creare una preponderanza del centro intellettivo sulla sensibilità periferica e sugli elementi organici e subconsci in genere. In questo stato la psiche si congiunge con sé e realizza un’indipendenza e superiorità su tutto ciò che è animale.
Il dominio dell’organismo non è però il punto finale, ma solo preparazione indispensabile alla conoscenza dell’essere. Non è dunque una disciplina morale che ti devi imporre, ma una disciplina scientifica che rispetti ogni parte della tua natura, liberandola allo stesso tempo del suo stato caotico.
Se il tuo specchio non è limpido non potrai scorgere la realtà vera delle cose e degli esseri, ma in ogni cosa ritroverai l’immagine dei tuoi desideri e delle tue paure, dovunque, nella veglia, nel sonno e nella morte.
Per «vedere» è necessario diventare «spettatore». Distinguerai dunque tra ciò che disturba la tua visione e ciò che la rende chiara, tra ciò che fa evolvere te e gli altri e ciò che arresta: questa sarà l’essenza della tua morale.
Così estenderai la «disciplina» della neutralità anche alla zona inferiore del mentale da cui sorgono impulsi, desideri e sentimenti. In tal modo, queste vibrazioni si manifesteranno nella loro essenza e la tua intelligenza cosciente e neutrale (separata) le vedrà giungere. In questa zona neutra i minimi spostamenti della sostanza del tuo essere agiranno su di te come segnali, diverrai cosciente di una quantità di vibrazioni che le persone emanano di continuo senza saperlo e sarai dunque in grado di reagire attivamente.
I tuoi rapporti con il mondo esteriore cominceranno a chiarirsi, ti spiegherai il perché delle tue simpatie, antipatie, dei tuoi timori e malesseri, acquistando così la possibilità di ordinare e correggere le tue reazioni, accettare le vibrazioni utili, neutralizzando le nocive e godere dell’amore e della bellezza.
Noterai allora che la tua neutralità ha un potere: se invece di reagire alla situazione che ti colpisce resti interiormente neutrale, vedrai che questa neutralità disperde le vibrazioni negative.
Prendi per esempio la collera: se invece di vibrare all’unisono con chi ti parla, sai restare interiormente neutrale ed immobile, vedrai la collera del tuo interlocutore dissolversi. Tale immobilità interiore, tale potere di «non rispondere» può persino fermare il braccio di un assassino o il balzo di una belva.
Certo non si tratta di costruirsi una maschera esteriore di impassibilità per poi dentro ribollire, poiché non si può barare con le vibrazioni emotive. Non si tratta della cosiddetta padronanza di sé, atteggiamento soltanto esteriore, ma della reale padronanza interiore che da sola può annullare le vibrazioni emotive che nell’uomo comune sono contagiose: dipende da te se accettarne o meno il contagio.
La chiave dell’autodominio è sempre la «separazione», la neutralità dell’intelligenza, poiché soltanto per mezzo di essa è possibile distinguere, afferrare e respingere le vibrazioni che ti colpiscono dall’esterno e dall’interno del tuo essere e soprattutto comprendere e quindi amare gli esseri che ti circondano.
Il campo delle applicazioni pratiche è immenso, tutta la vita giornaliera diventa un campo di esperienza continua volto alla conoscenza (e perciò al dominio) delle vibrazioni fino a raggiungere un grado di neutralità che ti renderà cosciente sia di tutto ciò che non fa parte del tuo essere, ma che viene dall’esterno, sia del fatto che in genere capti sempre le stesse lunghezze d’onda e che alcune ti contagiano in modo particolare.
Per esempio, mentre stai con qualcuno potrai notare che il tuo stato di equilibrio e di neutralità interiore viene turbato da qualcosa che ti attrae o che cerca di penetrare in te, come una vibrazione o una pressione che ti circonda e che può tradursi in un’indefinibile sensazione di malessere. Se ti fai prendere da questa vibrazione, dopo pochi istanti ti troverai in piena lotta contro una depressione o un desiderio, avrai, insomma, subìto il contagio.
Colui che invece si è esercitato nella pratica della neutralità non si lascerà più afferrare passivamente da questa falsa identificazione, avendo creato in se medesimo una trasparenza sufficiente che gli permetterà di sentire arrivare la vibrazione e quindi di arrestarla e rifiutarla se necessario.
Nulla penetri di nascosto in te.
Sii sempre presente, osserva in silenzio, con intelletto, frenando ogni giudizio.
Esercitandoti quotidianamente in tale pratica, un giorno ti accorgerai che certe vibrazioni che un tempo parevano irresistibili non ti toccheranno più, poiché saranno svuotate del loro potere e passeranno davanti alla tua coscienza come su di uno schermo cinematografico.
Così diverrai consapevole di certi stati psicologici che cercano di sommergerti in date ore, oppure che si ripetono seguendo dei movimenti ciclici e che di solito non cessano fino a che non si siano consumati dal principio alla fine, proprio come un disco, mentre sarà in potere di colui che ha raggiunto lo stato di neutralità interiore di accettare o respingere tali stati ripetitivi dopo averne riconosciuto le causalità profonde.
Mille sono le esperienze possibili e indefinito il campo delle osservazioni, ma la scoperta essenziale è che c’è molto poco di «te» in tutto ciò, salvo che un’abitudine a rispondere passivamente.
Fino a quando ti identificherai falsamente per ignoranza con tali vibrazioni, non potrai cambiare nulla della tua natura, eccetto che attraverso delle amputazioni. Invece, dal momento in cui ne avrai compreso il meccanismo tutto può cambiare, poiché sarai in grado di non rispondere passivamente ed automaticamente agli stimoli e capace di dissolvere o trasformare le vibrazioni perturbatrici, mettendoti volontariamente in sintonia con altre onde.
La natura umana può essere trasformata, malgrado ogni pregiudizio contrario.
Nulla è inevitabilmente fissato per sempre nella nostra natura o nel nostro mentale, ma tutto è un gioco di forze o di vibrazioni che, a causa della loro periodicità regolare, ci danno l’illusione di essere una necessità della natura, mentre così non è.
Una volta dunque scoperto il meccanismo, simultaneamente avrai scoperto il vero metodo per padroneggiare te stesso, metodo non chirurgico e violento, ma pacificante.
Le vibrazioni trasmesse dalle persone e dagli eventi non sono le sole a disturbarti. Vi è un altro tipo di vibrazioni tutto particolare per la sua immediatezza e la sua violenza. Sono vibrazioni che provocano esplosioni dentro di te: in un attimo avrai dimenticato la tua ragione di vivere, gli sforzi, le mete, tutto spazzato via, distrutto.
Queste vibrazioni disordinate, che chiamiamo pensieri ossessivi, depressione, ansia, disperazione, paura, non fanno altro che rompere la coltre ovattata che di solito ti protegge, lasciando via libera alle forze negative interne.
Ti attaccano in mille modi come per ostacolare il tuo cammino: finchè segui il gregge la vita è relativamente facile, con i suoi momenti buoni o cattivi, ma se vuoi emergere per trasformarti, mille forze ti contrastano, dimostrandoti quanto sia ben organizzata la tua prigionia.
Le radici sotterranee delle inclinazioni, delle fedi, degli atavismi, delle convinzioni invincibili, irrazionali, le abitudini, il carattere, tutta la volontà del corpo, ebbra volontà di vivere covante generazione, conservazione, prosecuzione; tutto questo si ricongiunge allo stesso principio.
Hai la libertà di un cane legato ad una catena: tu non l’avverti e ti credi libero, finché non passi un certo limite. Ma se vai oltre, essa si tende e ti arresta.
Oppure ti gioca: ti muovi in un circolo e non te ne accorgi.
Spia questa forza e conoscila nella selvaggia potenza dell’immaginazione e della suggestione.
È lo spavento che si moltiplica quanto più tu lo scacci.
È la fiamma della passione che più acre si innalza quanto più la tua coscienza si sforza di soffocarla e non scompare che per passarti dentro ed avvelenarti tutto.
Volontà, pensiero, Io, cosa possono sulle funzioni profonde della vita fisica?
La mia volontà, la mia coscienza, il mio Io, li voglio o li sono soltanto?
Tu non esisti. «Mio» non puoi dirlo di nulla. La vita non la possiedi, è essa che ti possiede. La soffri. Tu non sei la vita in te.
Ed ora distogliti da te, discendi oltre la soglia, giù nelle oscure profondità della forza che regge il corpo tuo. Qui essa perde nome ed individuazione per riprendere «me» e «non me», pervadere tutta la natura, trasportare miriadi di esseri come se fossero ebbri o ipnotizzati, riaffermandosi in mille forme, selvaggia, priva di limiti, arsa da un’eterna insufficienza e privazione.
Come una luce imparerai a conoscerla: una luce elementare, femmina e matrice cosmica, sostanza elementare, indifferenziata, ad un tempo idea, sostanza e moto, fisica e psichica, indifferente al bene e al male ed a qualsiasi forma, ma con la capacità plastica di trasformarsi in tutte le forme.
Tutto essendo in balia di questa forza e mediante questa forza, sappi che colui che riuscisse a soggiogarla interamente, per mezzo di essa potrebbe dominare la natura tutta.
Creare qualcosa di fermo, di impassibile, di immortale, tratto in salvo, vivente e respirante fuori di essa, libero.
Ferma la piccola mente: se qui leggendo essa pensa a follia, a superbo sogno di misero orgoglio; sii certo esser paura che pensa in lei .
Tu non hai bisogno di credere, anzi non devi credere.
Prova. Osa.
La materia della tua evoluzione è qui nella tua brama.
Eccitala, destala. Creale resistenza.
Sentirai in te allora, nella proposizione di quanto sappia spingersi oltre il tuo ardire, tutta la forza sua selvaggia.
Nella storia mistico-religiosa dell’uomo sono stati dati vari nomi demoniaci a questa forza, sempre presente ad ostacolare il cammino del cercatore.
Essa però ha il suo posto nell’economia universale ed è perturbatrice solo a livello della tua piccola coscienza immediata.
Se tu fossi cosciente e fermo nei tuoi obiettivi essa non potrebbe scuoterti minimamente, anzi ti renderesti conto che questi attacchi smascherano in più punti la tua ipocrisia e quella dell’ambiente umano che ti circonda, sollevando il velo che ti sta davanti agli occhi.
Questa forza è strumento di progresso e se tu sai concepire una forza più forte che cosa puoi ancora concepire che possa a questa resistere, che non possa essere infranto e piegato da essa?
Vi è dunque un passaggio da superare se vuoi trovare ciò che sta dietro la personalità esteriore. Secondo le religioni tradizionali questo passaggio richiederebbe una quantità di mortificazioni e di rinunce, ma noi non vogliamo rinunciare alla vita, vogliamo allargarla, studiando la composizione della nostra coscienza ed esaminare scientificamente in quali condizioni essa possa chiarificarsi e funzionare meglio.
Il rimedio, dunque, non consiste nel reprimere la tua essenza vitale, come vorrebbero i moralisti e gli asceti, ma di aumentarla; non di rinunciarvi, ma di accettarla sempre più e di estenderne la coscienza.
In ciò sta il significato stesso dell’evoluzione.
La cosa sola, insomma, alla quale devi rinunciare è la tua ignoranza e meschinità.
Quando ti aggrappi freneticamente alla tua piccola personalità frontale, alle sue commedie, al suo narcisistico pietismo, alla sua viscosità sentimentale, ai suoi terrori, non sei veramente umano, ma un regredito dell’età preistorica che difende il suo diritto alla sofferenza, al dolore e alla debolezza.
Dietro questo mentale infantile, inquieto che si stanca rapidamente, scoprirai un centro calmo e potente che contiene l’essenza stessa della forza della vita, libera da tutte le soprastrutture sentimentali e falsificanti.
In questo stato di forza e di calma emergono molteplici capacità nuove, secondo il grado dello sviluppo individuale, ma soprattutto una inesauribile sorgente di energia. Inoltre altri poteri che passano per «miracolosi» si manifestano, perché se sei capace di dominare e dirigere una sola vibrazione mentale in te stesso, automaticamente sarai in grado di padroneggiarla anche nel mondo esterno, ovunque essa si manifesti, negli uomini e nella natura.
Fissa lo scopo e non cambiarlo mai.
Desiderio, speranza, attesa, allontanano dai risultati: solo se sarai costante e signore del dubbio riuscirai.
L’azione va liberata. Va realizzata in sé, monda dalla febbre mentale, detersa da odio e brama.
Intorno, gli oggetti cesseranno di essere oggetto di desiderio per te, diverranno oggetto di azione.
L’azione sciolta dal vincolo, disciolta dalla identificazione, disciolta dall’attaccamento.
Essa è così solo se è giusta, cioè necessaria. In essa potrai trovare la purificazione, perché per essa l’individuo non conta più e perché essa ti porta di là sia dalla conoscenza astratta, sia dall’impeto irrazionale delle forze inferiori.
Paura, speranza, impazienza, ansia: sono tutti sfaldamenti dell’animo che vanno a nutrire poteri oscuri di negazione.
Se puoi, agisci, assumi la persona dell’altro e comunicagli la tua forza in una vibrazione d’amore. Se no, staccati.
Saper dare in un atto puro, con un dono assoluto, non nella voluttà della simpatia e della pietà.
Saper colpire senza odio, se giustizia lo vuole in te.
Lo stato di neutralità cosciente domina le forze che sono in te e nell’ambiente ed è il mezzo per preparare la vera purificazione (intendi questo termine in senso chimico) la quale consiste nella separazione progressiva del fattore intelligenza, sola finalità assoluta.
Purificazione è sinonimo di liberazione dalle influenze che impediscono la conoscenza della verità, perciò analizzerai non solo te stesso, la tua famiglia e l’ambiente sociale in cui hai vissuto, ma anche il passato dell’umanità di cui non sei che il prodotto più recente, sintesi delle sue conquiste e dei suoi errori che dovrai modificare.
Anche se l’evoluzione umana non si è mai arrestata, essa fu mossa esclusivamente dalla necessità esterna, dalla cellula primordiale all’uomo primitivo e da questo all’uomo moderno, salvo rari casi di uomini, prototipi dell’umanità futura, che seppero intervenire «dal di dentro», dando indirizzi che accelerarono il processo evolutivo.
Studierai, inoltre, la tradizione per comprenderne il nucleo scientifico e sperimentarlo nella pratica e nelle prove concrete, fino a conoscere il mondo delle cause, sorgente del mondo fenomenico e del tuo io attuale.
Purificato dagli errori che ti sono stati tramandati e non più spinto dalla necessità esterna (o interna = istinti) potrai intervenire coscientemente per modificare te stesso e aiutare gli altri.
Aiutare il prossimo non è soltanto un problema di sentimento o di carità, ma un problema di potere: più lo stato di purificazione sarà avanzato più sarai in grado di comprendere le vibrazioni di un altro essere, distinguerle, dirigerle, fino a cambiarle e modificarle, in una pace attiva, contagiosa, possente, che domina, che calma, che organizza.

IL CENTRO PSICHICO

VI

Il mentale non è noi, poiché tutti i nostri pensieri, i nostri sentimenti e i nostri impulsi vengono da un ambiente esterno. Ed anche questo corpo non è veramente noi stessi, poiché gli elementi che lo compongono provengono da una materia esterna ed obbediscono a delle leggi più grandi della nostra.
Che cosa è dunque questo essere centrale e cosciente in noi che nulla ha a vedere con la nostra famiglia, le nostre tradizioni e le nostre attività e che fa si che siamo "IO" qualsiasi cosa accada?
Noi abbiamo un centro individuale o essere psichico (o corpo mercuriale degli antichi ermetisti) e un centro cosmico o essere centrale (o corpo solare).
Un lento imprigionamento di tale centro psichico ha dominato la nostra adolescenza. La cosiddetta «crisi di crescita», che potremmo chiamare «crisi di soffocamento» diventa naturale, cronica, una volta raggiunta la maturità. Tutto un insieme di mentale e vitale che dovrai conoscere e dominare lentamente e con poca fatica, per riuscire a scoprire «questo essere psichico nascente», che non è una cosa astratta, ma una realtà concreta, dal momento che lo si può paragonare ad un essere che cresce dentro di noi, come un bimbo che deve nascere.
Come aprire le porte allo psichico, soffocato come sei dai tuoi sentimenti, dalle tue idee confuse su ciò che è alto o basso, puro o impuro, giusto o ingiusto? Appena tenta di aprirsi un varco, subito viene divorato dall’emotività che se ne serve rendendolo responsabile delle sue brillanti esaltazioni e delle sue emozioni «divine» e palpitanti, dei suoi amori accaparranti, della sua estetica disordinata e roboante, messo in gabbia dal mentale che lo maschera con i suoi ideali esclusivi, le sue filantropie infallibili, le sue morali incatenanti.
Come trovare lo psichico in tale caos? Eppure egli è là, che si sforza di rompere tutti gli involucri e che si serve di tutto ciò che gli si dà o gli si impone.
Colui che ebbe la rivelazione del suo psichico ascoltando Beethoven dirà: «solo la musica è vera e divina».
Un altro che avrà sentito la sua anima vibrare di fronte all’immensità del mare farà di esso una ragione di vita.
Un altro dirà: «Il mio profeta, la mia Chiesa, il mio Vangelo». Ciascuno infatti innalza la sua costruzione intorno ad un’esperienza vissuta.
Ma lo psichico è libero e si serve di tutte le nostre musiche, piccole o grandi, di tutte le poesie, di tutti i libri sacri, di tutte le filosofie e di ogni esperienza per aprire uno spiraglio nella corazza dell’uomo.
Egli dà la sua potenza, il suo amore, la sua gioia e la sua verità a tutte le nostre idee, sentimenti o dottrine, poiché è il solo modo che ha per esprimersi. Beethoven, il mare, la Chiesa non sono che strumenti provvisori di questo stato di essere che l’uomo deve conquistare in modo permanente.
È l’io di fuoco, il solo vero io esistente, la sola cosa che non si distrugge e che governa il passato, il presente e il futuro. Infatti la più immediata e la più irresistibile di tutte le esperienze, quando si apre la porta dello psichico, è quella dell’eternità del proprio nucleo profondo.
Il cercatore emerge in un’altra dimensione ove prende coscienza di essere vecchio come il mondo ed eternamente giovane e che questa vita è solo una esperienza ed un anello in una successione ininterrotta di esperienze che si estendono nel passato e che si perdono nel futuro.
La morte non esiste più, solo l’ignorante può morire: come potrebbe morire ciò che è cosciente?
Non nato, antico, eterno, non è distrutto dalla morte del corpo. Come un uomo getta i suoi vestiti usati per indossarne dei nuovi, così l’essere incarnato si spoglia del suo corpo per rinascere nuovamente.
L’insieme di queste vite rappresenta infatti la crescita della coscienza, poiché esiste un’evoluzione della coscienza, parallelamente all’evoluzione della specie, la legge dell’evoluzione progressiva governando tutte le cose create e creabili.
Certo, non è la piccola personalità frontale che si incarna: il significato della reincarnazione è più profondo e più vasto. Tutta la facciata si disintegra con la morte, l’insieme delle vibrazioni mentali che si sono amalgamate intorno a noi per formare il nostro «io» mentale, si disintegra con la forma corporea.
Solo lo psichico resta poiché è eterno.
La nostra esperienza della reincarnazione dipenderà dunque dalla scoperta del centro psichico, che porta i ricordi da un’esistenza all’altra e dal grado di sviluppo dello stesso centro psichico.
Perciò al di sotto di un certo stato di sviluppo si può a mala pena parlare di reincarnazione: a che serve infatti dire che lo psichico si reincarna se esso non è cosciente?
In tale presa di coscienza sta il significato dell’evoluzione.
Durante centinaia e migliaia di vite il nucleo psichico aumenta sempre più dietro la nostra personalità frontale, aumenta per mezzo delle mille sensazioni del nostro corpo, degli innumerevoli shocks dei nostri sentimenti, dei milioni di pensieri che ci agitano; cresce per mezzo dei nostri slanci e delle nostre sconfitte, delle nostre sofferenze e delle nostre gioie.
E quando questo amalgama esteriore si dissolve, esso porta via con sé solo l’essenza di tutte le sue esperienze, certe conseguenze della nostra vita trascorsa (poiché tutti i nostri atti sono dotati di un dinamismo che tende a perpetuarsi), certe impronte che nella vita successiva si tradurranno in predisposizioni speciali, istinti, caratteri e difficoltà particolari, gusti innati, attrazioni ed antipatie irresistibili, circostanze particolari che si ripeteranno quasi meccanicamente, come per metterci di fronte ad un problema da risolvere.
Così attraverso l’accumularsi di innumerevoli esperienze, lo psichico acquista un nucleo sempre più forte e sempre più cosciente.
La personalità psichica, o personalità vera, esprime il destino di ciascun essere, al di sopra delle sue sovrastrutture culturali, sociali o religiose. Così un dato individuo potrà fare successivamente il marinaio, il musicista o il rivoluzionario, cristiano, musulmano o ateo, ma ogni volta si esprimerà per mezzo di una medesima e particolare prospettiva di amore o di potere conquistatore o di gioia o di purezza. Ciò darà una costante tonalità individuale a tutte le sue azioni ed ogni volta tale prospettiva diverrà sempre più precisa, depurata e vasta.
A mano a mano che il nucleo psichico si ingrandisce, la coscienza-forza si potenzia in noi stessi, fino al giorno in cui esso non avrà più bisogno della sua crisalide frontale ed eromperà liberamente alla luce del sole.
Allora sarà il padrone della natura, invece di esserne l’addormentato prigioniero, allora la coscienza dominerà la forza.
In quel momento l’uomo passerà dagli interminabili meandri dell’evoluzione naturale (che procede sotto la spinta della necessità) all’evoluzione cosciente e da lui stesso diretta, realizzando in un processo di evoluzione concentrata ed in una sola vita, come insegnano gli alchimisti, ciò che la natura giunge a compiere durante migliaia di generazioni.
L’evoluzione non sta nel divenire sempre più santo o sempre più colto, ma sempre più cosciente. Perciò tutto dipende dal grado di sviluppo e dalla misura in cui il nostro essere psichico partecipa alla nostra vita esteriore.
Se si esclude ogni cosa per arrivare ai cosiddetti fini «spirituali» sarà poi difficilissimo tornare indietro per liberare il mentale, conoscere il subconscio e lavorare nel caos fisico e mentale per ordinarlo e farlo evolvere.
La materia è il punto di partenza della nostra evoluzione ed è in essa che la coscienza a poco a poco si sviluppa: perciò più la coscienza emergerà dalla materia, più diverrà sovrana ed indipendente.
Indipendente dalle sensazioni, poiché la coscienza-forza, liberata dalla dispersione in cui si trova nei diversi livelli del nostro essere, e riunita in un unico fascio, può staccarsi da qualsiasi cosa, dal freddo, dalla fame, dal dolore, ecc.; indipendentemente dai sensi, poich&eaceacute; non è più assorbita dalle nostre attività mentali e fisiche, sorpassa i limiti corporei e prende contatto con esseri ed avvenimenti distanti nello spazio e nel tempo.
Il ricercatore diverrà dunque cosciente di questo capovolgimento della corrente vitale, dall’interno all’esterno (lo psichico è uscito dalla sua prigione) e constaterà che l’atteggiamento interiore ha il potere di modellare e trasformare le circostanze esteriori.
Quando egli si trova in stato di equilibrio e di armonia e l’azione corrisponde alla verità profonda del suo essere, nulla potrà resistergli, mentre se si trova in stato di squilibrio e di disordine mentale o fisico, allora constaterà che tale squilibrio attira irresistibilmente delle circostanze esteriori negative, o malattie o incidenti.
La ragione è semplice: stando in stato negativo emettiamo un certo tipo di vibrazioni che sono in sintonia con altre esterne della stessa qualità e potenzianti sempre più lo stato di squilibrio interiore.
Il rimedio, per esempio, nel caso di una malattia, non sta perciò in alcuna medicina esterna, ma nel ristabilire l’ordine interiore, in una parola, nella coscienza.
Se il cercatore è cosciente, egli potrà passare immune attraverso qualsiasi epidemia fisica o psichica, nulla potrà toccarlo, poiché nulla potrà toccare il centro psichico risvegliato. La malattia non è un virus, ma la forza che si serve del virus: se chiarifichiamo noi stessi, nessuno potrà lederci, poiché la nostra forza interiore sarà più potente di quella forza, o meglio, il nostro essere vibrerà ad un’intensità troppo alta per quella bassa intensità.
Solo il simile può entrare nel simile.
La nostra medicina non tocca che la superficie delle cose: non la causa: non esiste che una malattia: l’incoscienza.
Ad uno stadio più avanzato, quando avremo meglio fissato in noi lo stato di neutralità cosciente, saremo capaci di percepire le vibrazioni vitali e mentali appena cercano di entrare in noi e quindi di eliminarle e di renderle positive.
Così dopo innumerevoli cicli di sonno e di risveglio e di shocks che la obbligano a ricordarsi di se stessa ed a fissarsi sempre più, la psiche, divenuta un’individualità formata e cosciente, rompe il suo guscio ed afferma la sua libertà.
Tale indipendenza diviene, infine, talmente normale da sentire sia il corpo sia la stessa sostanza mentale come qualcosa di esteriore a noi stessi, come qualcosa che non ha la propria esistenza se non come espressione parziale della nostra forza intelligente centrale.
La morte stessa non è la negazione della vita, ma un processo evolutivo della vita. Di conseguenza, la vita fisica in un corpo fisico assume un’importanza particolare, poiché sappiamo che per mezzo di essa ci trasformiamo e diventiamo così coscienti che, al momento della morte, andremo per affinità ove avremo stabilito un legame, una vibrazione sintonica.
Ma in genere tutto ciò avviene senza che l’uomo lo sappia, poiché vive alla superficie senza accorgersi che ogni cosa è già preparata dietro il velo, dentro se stesso. Per questo è tanto importante per colui che vuole trasformare la propria vita, rendersi conto di quello che avviene nell’inconscio, ed essere capace di sentire, manipolare e dirigere le forze che determinano il suo destino.
Non si può comandare all’esterno se non si è padroni delle forze interne, poiché la forza è la stessa e quindi se non si è capaci di trasformare la nostra materia interiore non potremo farlo con quella esterna, poiché non vi è che una natura, un mondo, una materia.
Se questa terra non ha senso per se stessa, se la sofferenza del mondo non ha un senso per il mondo, se si tratta soltanto di un luogo di passaggio per purgarsi di qualche assurda colpa, allora nessuna beatitudine estrema, nessun paradiso finale scuseranno mai questo inutile interludio: l’uomo non ha bisogno di entrare nella materia se il fine è quello di uscirne, l’uomo non ha bisogno della morte, né della sofferenza, né dell’ignoranza, se questa sofferenza, questa morte, quest’ignoranza non hanno un loro preciso significato in sé e per sé.
Il concetto di evoluzione dà finalmente un senso alla storia dell’umanità, poiché dalla constatazione dell’evoluzione deriva la visione della storia come processo orientato, ciò che era incompatibile con la concezione statica del mondo proprio del dogma fideistico-religioso.
La ricerca non consiste nell’evadere in beatitudini cosmiche, ma di trovare qui, sulla terra, la via che riconcilia in un’unica coscienza la libertà dell’intelligenza, l’immensità vivente del cosmo e la gioia di un’anima individuale in una vita più vera.
Il vero cambiamento di coscienza è quello che cambierà le condizioni del mondo e ne farà una creazione nuova.
Ogni insegnamento è errore finchè non si traduce in una pratica e in un atto.
Se noi vogliamo trasformare le condizioni del mondo, cioè le cosiddette leggi naturali che governano la nostra esistenza, e se vogliamo operare questa trasformazione attraverso il potere della coscienza, dobbiamo prima di tutto lavorare nel nostro essere individuale alla ricerca della nostra finalità.
Ogni essere ha vita ed intelligenza relativa alla sua finalità: per una nuvola la finalità è pioggia ed acqua, per un seme dar vita ad una nuova forma.
Ogni essere è inesorabile ricercatore del suo fine.
Lo studio infatti di ogni cosa esistente ce la rivela organizzata per la «finalità» che le è inerente e provvista dell’energia sufficiente per realizzarla.
Ma finalità ed energia, più il complesso di leggi per cui esse reagiscono l’una sull’altra, rivelano una «intelligenza» relativa a ciascuna forma, quindi non a caso, ad esempio, un atomo è diverso da un altro per numero di elettroni, a seconda dell’elemento che ha per «fine» di costruire.
E ciò vale per ogni forma esistente.
Questa forza di finalizzazione (o volontà intelligente) su scala umana prorompe difatti costante, quando nulla vi si oppone. Ma la società cosiddetta civile si è costituita in modo da contrastarla con innumerevoli fattori limitativi (educazione, ambiente, religione, cultura, politica, ecc.) per cui essa resta variamente compressa, spesso insorgendo anche sotto forma di nevrosi caratteristiche, validamente oggi studiate dalla psicanalisi.
Perciò l’uomo che cerca coscientemente la propria finalità ne scopre i caratteri quanto più si spoglia dalle sovrastrutture impostegli e quanto più si osserva negli impulsi costanti e critici nei quali si fa vivo il suo essere vero.
Il metodo più drastico per raggiungere tale conoscenza è costituito da un complesso di pratiche tendenti ad «isolare» dalle impressioni sensorie più gravi questo fattore recondito fino ad ottenere, attraverso una forma cosciente di autonomia dall’organismo somatico e dall’io posticcio, la messa in evidenza del proprio essere centrale.
Ma tali metodi, senza una sapiente direzione, possono condurre ad uno stato di labilità di coscienza per cui, smarrendo il senso della propria identità, invece di conseguire la conoscenza postulata, si cade in stati di passiva confusione mentale.
Tuttavia, ammettendo che vi sia un processo sicuro per raggiungere la conoscenza della propria finalizzazione, analogo al processo di disintegrazione atomica (che ci offre la certezza scientifica, sul piano materiale,della possibilità dissociativa di un complesso organizzato) non è lecito supporre anche un processo altrettanto scientifico, ma reintegrativo, degli aggregati esistenti, secondo una finalità posta dall’uomo e non dalla natura?
E se possibilità di sfinalizzazione e di finalizzazione esistono, sul piano fisico (per esempio la chimica) perché non dovrebbe essere possibile ciò anche all’uomo per la sua integrazione attraverso una via rigorosamente scientifica?
Sarebbe dunque vero il teorema alchemico della possibilità trasmutatoria della materia e dell’uomo?
Un fenomeno, peraltro, è degno di attenzione: ciò che avviene durante una seduta ipnotica fra il soggetto e il suo suggestionatore. L’ipnotizzato può sentirsi sano o malato, lucido o ubriaco, perché il suo organismo sensoriale e mentale è «isolato» dalla sua volontà intelligente e posto al servizio della volontà intelligente del suo ipnotizzatore.
L’isolamento è quindi possibile e se tutto ciò non è fantasia di romanzieri, allora si può anche supporre che quanto avviene tra ipnotizzato e ipnotizzatore possa essere applicato da soggetto e oggetto riuniti in uno stesso individuo tuttavia giunti a tale grado di separazione da consentire all’uno il comando dell’altro.
Questo significa finalizzarsi e sfinalizzarsi a volontà e praticamente essere signore di se stesso: autodeterminarsi.
Ciò che dall’atomo all’universo è vero per ogni forma organizzata, è vero anche per l’uomo, tenute in debito conto le analogie e le corrispondenze, perché la legge è costante in alto, in basso e nel mezzo.
Uno dei progressi più notevoli del pensiero evoluzionista in questi ultimi tempi è stata la sempre maggiore importanza riconosciuta alla funzione della mente nel processo evolutivo, poiché il comportamento può influenzare il valore dei cambiamenti genetici ereditari e addirittura modificare l’ambiente. Quindi, se ad imitazione della natura una finalità viene costituita che faccia opera di maschio, con i suoi mezzi di sviluppo e di nutrizione (mentale) che fanno opera di femmina, l’energia o volontà intelligente relativa al compimento del fine inesorabilmente si manifesta nell’organo di realizzazione (soma).
Ma il maschio e la femmina, cioè la finalità e il mezzo nutritivo di sviluppo, devono essere veramente assolutamente tali, perché se i poli della corrente non sono uno positivo ed uno negativo, la scintilla non scocca, come l’amore non divampa creativamente tra i sessi, se essi non sono veramente opposti, ogni altra attrazione rientrando nella inversione e nella degenerazione.
Ecco perché l’autocreazione di una mente più equilibrata e di una volontà cosciente che comanda il proprio organismo psico-fisico è la più difficile delle prove.
Avere, possedere, sentire la coscienza propria e integrarla al punto da sottrarsi all’ambiente immediato e ai pregiudizi storici e culturali è opera che passa i limiti delle nature comuni, delle nature e dei caratteri stereotipati sui modelli di classe determinati dall’ambiente sociale con il quale siamo continuamente in stato di dipendenza.
L’integrazione dell’uomo incomincia quando la personalità cosciente combacia con la coscienza del centro psichico e sopramentale.
l sopramentale è un potere prima di ogni altra cosa: è il potere diretto dell’intelligenza sulla materia. Quando parliamo di poteri ci aspettiamo soltanto delle cose fantastiche, ma non è questo il vero potere: quando il sopramentale agisce, non si tratta di sconvolgimenti straordinari quanto piuttosto di un’azione tranquilla, che spinge il mondo ed ogni cosa del mondo verso la sua perfezione attraverso tutte le maschere dell’imperfezione.
Il potere sopramentale non opera con il miracolo, né con la violenza, non ci sono miracoli, ci sono soltanto fenomeni di cui ignoriamo il processo e per colui che guarda c’è solo l’intervento del determinismo di un livello superiore sul determinismo di un livello inferiore.
Lo spirito morale o religioso sbaglia quando condanna il potere in sé come una cosa che non si deve né accettare né ricercare, con il pretesto che è per natura corruttore e cattivo. Nella maggior parte dei casi questa opinione è giustificata apparentemente, ma non di meno si tratta di un pregiudizio sostanzialmente cieco e irrazionale: per corrotto e male impiegato che sia (come d’altronde lo sono l’amore e la conoscenza), il potere è un fatto evolutivo e si trova quaggiù per un fatto evolutivo.
La volontà, cioè il potere, è il motore del mondo; che si tratti della forza di conoscenza, della forza d’amore, della forza di vita, della forza d’azione e della forza del corpo, il suo carattere fondamentale è sempre evolutivo.
È l’uso che ne fa il bruto, l’uomo o il titano del mondo dell’ignoranza che deve essere respinto per far posto ad un’azione più alta e naturale (benché sia ancora sopranormale per i più), un’azione guidata da un’intelligenza interiore all’unisono con i valori universali.
La ricerca dell’integrazione non può rifiutare le opere della vita ed appagarsi solamente di un’esperienza interiore, essa deve entrare all’interno al fine di cambiare l’esterno.
La ripetizione abituale di un certo numero di vibrazioni che si sono per così dire coagulate intorno ad un individuo, gli danno una struttura apparentemente stabile; egli dice di obbedire alla «legge» della sua natura, ma questa legge non è più ineluttabile del fatto di passare per una strada piuttosto che per un’altra nel rientrare a casa: sono semplici abitudini.
Così per il cosmo intero, tutte le nostre leggi fisiche dette ineluttabili sono abitudini coagulate che non hanno nulla di ineluttabile e possono dissolversi appena si voglia cambiare circuito, cioè cambiare coscienza.
Una legge ordinaria è semplicemente un equilibrio stabilito dalla natura, è una stabilizzazione di forze, è una traccia sulla quale la natura ha preso l’abitudine di lavorare per ottenere certi risultati. Se si cambia coscienza anche la traccia cambia necessariamente.
Questi cambiamenti hanno segnato tutta la nostra storia evolutiva, a cominciare dall’apparizione della vita nella materia che ha modificato l’indirizzo evolutivo della materia; poi l’apparizione del mentale nella vita, che ha modificato l’indirizzo vitale e materiale.
Il sopramentale, o l’intelligenza cosciente della sua finalità, è un terzo cambiamento che modificherà il mentale, la vita e la materia.
Fondamentalmente il processo consiste nel liberare l’intelligenza che è contenuta in ogni elemento. Non sconvolge l’ordine dell’universo, non fa nessuna violenza, applica soltanto il suo potere a disperdere l’oscurità, affinché essa dia la sua luce.
Tutti i nostri effetti fisici e quelle «abitudini» che noi abbiamo codificato sotto forma di leggi non sono niente altro che un supporto per la manifestazione delle forze che sono dietro, esattamente come in un’operazione magica sono necessari certi diagrammi rituali, certi ingredienti, certe formule, perché le forze invocate possono manifestarsi.
C’è un fatto forse sconcertante per la scienza che non giudica che in base alla realtà grossolanamente visibile, ed è che ogni nostra realtà fisica, qualunque essa sia, è rivestita di una realtà interiore che è la sua causa e il suo fondamento.
Non esiste il più piccolo elemento materiale che non abbia il suo doppio interiore, a cominciare dai nostri organi fisici. La scienza analizza i fenomeni, mette in equazione la gravitazione, il peso, la fissione degli atomi, ma non studia che l’effetto, mai la causa vera.
Se, come abbiamo detto, la scienza moderna ha finito per constatare che materia ed energia sono convertibili l’una nell’altra: E=mc2, è la sua grande scoperta, essa non ha visto che questa energia è un’intelligenza, che questa materia è un’intelligenza e che lavorando sull’intelligenza si può lavorare sull’energia e sulla materia.
Per trasformare la materia in energia la scienza conosce solo procedimenti fisici che producono enormi temperature. Ma se si conosce il fuoco fondamentale, che è la base dell’energia e dell’intelligenza-forza, si può assorbire la materia e arrivare volontariamente a questa trasmutazione senza ridurre il proprio corpo allo stato di torcia vivente. Ciò si realizza con una tecnica alternante intrasoggettiva producente una trasformazione della sostanza materiale e mentale attraverso proiezioni successive in una iperconcentrazione materio-energetica, la quale genera una destrutturazione di un quantum energetico posto subito al servizio di una nuova ristrutturazione a direzione unica, ponente l’essere in sincronia con l’asse evolutivo preferenziale del continuum spazio-tempo universale.
Se come dicemmo l’evoluzione dimostra l’esistenza di un ordine progressivo tra materia, vita e mente, con rotture dell’equilibrio precedente che permettono l’apparizione di superiori stati qualitativi, ci sarà chiara la possibilità di applicare volontariamente tale legge all’essenza umana in un processo continuo di autocreazione a termine fisso, formula che si ritrova nei riti e nei simboli mitologici e religiosi e che attende di essere scoperta da chi non si fa suggestionare dall’ignoranza sacerdotale o dalla miopia preconcetta della scienza «ufficiale».
La nescienza della materia è una coscienza velata, involuta: è una coscienza sonnambula che contiene in maniera latente tutti i poteri.
In ogni particella, in ogni atomo, in ogni molecola, in ogni cellula della materia vivono e agiscono, nascoste e sconosciute, l’onniscienza e la sovrana potenza: niente può uscire dalla materia che non sia già contenuto in essa.
Dietro il fuoco solare o nucleare, c’è il fuoco fondamentale che è la causa che sta dietro l’effetto, la forza iniziale dietro al supporto materiale degli atomi, le altre fiamme sono soltanto delle ramificazioni del suo tronco.
È questo fuoco che devi afferrare, esso è la vibrazione segreta dell’evoluzione, l’anima e il germe del mondo.
È l’intelligenza che emerge dal suo gigantesco oblio, lentamente, faticosamente, sotto forma di vita che cerca di sentire, che sente vagamente, imperfettamente, poi che comprende e lotta finalmente per comprendere sempre di più, per essere totalmente cosciente, libera, immortale.
La nostra umanità è il punto di incontro cosciente del finito e dell’infinito; divenire sempre di più questo infinito nella nostra vita, tale è il nostro privilegio.
La tradizione religiosa, da quando degenerò, considera il corpo come un ostacolo, incapace di spiritualizzazione e di trasmutazione, un peso che trattiene l’anima nella natura terrestre e le impedisce di salire verso il suo completamento spirituale. Questo modo di comprendere il ruolo del corpo nel nostro destino conviene forse alle discipline che considerano la terra come un mondo di ignoranza e la vita terrestre come una preparazione al paradiso, ma è insufficiente per una scienza che concepisce una vita integrale sulla terra.
La trasformazione non è solamente un problema individuale ma terrestre, non è possibile una trasformazione individuale senza che ne derivi una trasformazione collettiva.
Il giorno in cui le condizioni di evoluzione collettiva saranno sufficientemente avanzate, le difficoltà materiali attuali, che sembrano oggi insormontabili, si abbatteranno di colpo perché nulla resiste alla forza concentrata di molteplici intelligenze coscienti dirette ed unite verso la realizzazione di uno scopo comune.
Occorre scoprire materialmente, sperimentalmente, l’unità sostanziale del mondo; non si può toccare un punto senza toccare tutti i punti, non si può fare un passo avanti o in alto senza che anche il resto del mondo faccia un passo in alto o in avanti.
Non è possibile una trasformazione individuale completa e durevole, senza la trasformazione del mondo intorno a sé.
A che serve una vittoria individuale se essa non è trasmissibile al resto del mondo?
Il ricercatore diventa il campo di una battaglia speciale e ripete la stessa battaglia sullo stesso punto d’ombra combattuto dal resto degli individui umani, verificando in vivo il principio dell’unità sostanziale del mondo: se si cerca di correggere una sola vibrazione in sé, miriadi di vibrazioni reagiscono attivamente attraverso l’ambiente, modificandolo.
Ognuno di noi, attraverso la propria presa di coscienza è il costruttore e il redentore della terra.
È per questo che la vita sulla terra assume un’importanza eccezionale.
È sulla terra che bisogna trasformarsi; è sulla terra che si va avanti e si realizza, è nel corpo che si riporta la vittoria.
Il tempo è venuto di scoprire la scienza e le formule racchiuse nei «misteri», siano essi orfici, ermetici o alchemici, per concorrere allo sviluppo della civiltà umana tal quale essa è concepita sotto forma materialistica, innestando tra i suoi fattori di progresso l’esponente della potenzialità animica e spirituale di tutti gli uomini.
Il fine non sta nell’ascensione dell’uomo al cielo, ma nella trasformazione della sua natura: è questo che l’umanità aspetta, una nascita nuova, un nuovo stato di essere che coronerà la sua lunga marcia oscura e dolorosa e non una salvezza post mortem.
L’evoluzione è la conquista dell’intelligenza cosciente e della gioia; se diciamo amore, questa parola è falsata dai nostri sentimentalismi, dai nostri partiti, dalle nostre chiese, mentre quella gioia nessuno può imitarla.
È un fanciullo che ride al sole, è una gioia che ama e che vorrebbe trascinare tutto con sé.
La gioia se noi abbiamo il coraggio di volerla – l’alloro, non la croce, la sapienza, non la fede – questo è il destino dell’umanità.
Allora l’evoluzione uscirà dalla notte per entrare nel ciclo del sole.

A cura della CEUR