Verso una "Scienza Integrale"


Se esaminiamo, al di là delle diverse forme con cui nel corso dei secoli la Filosofia Perenne si è manifestata in consonanza con i tempi ed i luoghi, troviamo che vi sono dei punti fermi e comuni.
Vediamo i principali:
- La realtà tridimensionale con il tempo unidirezionale è quanto viene percepito dai 5 sensi. Ma non è la totalità della Realtà. Potremmo dire che è solo una sezione/dimensione di una realtà che è multidimensionale, intendendo le dimensioni anche come diversi livelli di densità della materia, non percepibili.
- Ciò che è presente ed agisce ai “livelli dimensionali” non percepibili, anche se non si riesce a coglierlo con i sensi fisici, agisce comunque nella nostra dimensione percepibile.
- Ciò che nella nostra dimensione lo percepiamo come diviso, a livelli dimensionali superiori è interconnesso: tutto è Uno.
- La materia fisica non è “solida”, ma è un condensato o meglio una intersezione di moti vibratori a diverse densità.
- L’uomo, appartenendo a questa realtà, anche se non ne è normalmente cosciente, ha più “corpi” o livelli diversi di esistenza.
- L’uomo ha la possibilità di prendere coscienza degli altri “corpi” e quindi degli altri “livelli dimensionali”: è in grado di percepire il “Tutto Uno interconnesso”.
- Esiste un “campo”, una zona non fisica, in cui la memoria di tutto è conservata.
- L’uomo può non solo percepire gli altri “livelli dimensionali”, ma può anche coscientemente agire in essi, con possibili risultati anche sul piano fisico, come ad esempio nella Terapeutica.

D’altra parte, se approfondiamo quanto ci viene proposto dalla Scienza moderna, anche in questo caso troviamo alcuni punti fermi, che possiamo di seguito elencare:

- La realtà possiede molteplici dimensioni: la teoria delle stringhe cerca di dimostrare come la materia sia formata da “entità” (le stringhe), che come filamenti di energia, formano i componenti della materia, in funzione del livello vibrazionale in cui si trovano. Il livello vibrazionale viene definito da dimensioni superiori alle tre percepibili – dieci o undici dimensioni.
- Esistono “campi” che conservano e trasmettono l’informazione. Si tratta di “campi” non fisici, che vengono definiti in vari modi dagli scienziati. Si introduce il concetto di campo olografico o di “ordine implicito”.
- Molti eventi sembrano essere interconnessi: in tal caso si parla di sincronicità.
- Nella fisica quantistica l’osservatore diventa parte integrante del fenomeno: non solo osserva il fenomeno, ma l’atto stesso dell’osservare crea il fenomeno: lo “estrae” da un indistinto mare di possibilità.
- La memoria sembra essere diffusa olograficamente: si vedano a tale proposito gli studi di Karl Pribram e David Bohm.
- Nell’uomo possono essere osservati stati di coscienza diversi da quelli normalmente presenti.
- Alcune ricerche dimostrano che l’uomo può accedere a questi altri livelli di coscienza, anche se la maggior parte delle volte in una condizione di non totale coscienza.
Quanto sopra esaminato evidenzia molti “punti di tangenza” tra la Filosofia Perenne e la Scienza moderna.
Ma a questo punto, per la Scienza sorge una difficoltà.
Lo scienziato infatti riesce a teorizzare su questi aspetti diversi della realtà, ma non riesce a viverli, a percepirli. Deve ammettere che esistano, ma non riesce ad averne una prova diretta. La Filosofia Perenne invece indica all’uomo dei metodi, diversi nei tempi e nei luoghi ma tutti tendenti allo stesso fine, per percepire queste altre dimensioni della realtà.
Ma allora qual è lo strumento che può essere utilizzato per percepire tali livelli dimensionali? Quale può essere il vero strumento di indagine per uscire dalla percezione dei 5 sensi?
Lo strumento è il pensiero.
Non certo però il pensiero soggettivo, razionale e dialettico. La Filosofia Perenne ci dice che nell’uomo può essere sviluppato un altro tipo di pensiero, definito in vari modi: pensiero libero dai sensi, intelligenza ermetica, intelligenza del cuore.
La Filosofia Perenne non solo ci indica tale possibilità, ma ci trasmette anche i metodi per poter attivare questo tipo di pensiero/intelligenza e sviluppare così uno strumento di indagine per una più completa visione della realtà.
All’atomo “materia” deve essere unito il “pensiero”, un “pensiero libero dai sensi”.
Si giunge così a quanto scriveva il Kremmerz: “La Scuola Nuovissima darà carattere al pensiero dell'interpretazione Pitagorica italica nel magismo e di là e di sopra al magismo, sormontando la particolarità dei rituali alla im¬mortalità luminosa dello spirito intelligente della materia, dal simbolo della sfinge umana o umanizzata, al raggiungimento divino di un atomo materia e pensiero.” Per prima cosa è necessario riconoscere che quanto noi generalmente definiamo e percepiamo pensiero sia una “riflessità” e non la realtà del pensiero stesso. Ciò deriva dal vincolarsi della capacità pensante alla funzione del sistema nervoso: l’interiorità dell’uomo è legata al supporto fisico ed alla sua organizzazione nervosa.
La coscienza di veglia, nella quale generalmente si vive, è una coscienza riflessa. L’uomo che è un essere appartenente al Tutto, attraverso il sistema nervoso ed il pensiero vincolato a questo, prende sempre più contatto con il mondo dei sensi, dimenticando o non riconoscendo la sua parte più profonda e universale.
In genere, quella che per noi è coscienza di veglia è uno stato di coscienza raziocinante; quella che crediamo esperienza interiore è generalmente un’attività condizionata dall’esperienza sensibile. Possiamo immaginare come l’uomo, agli inizi della sua storia, presentasse uno stato più trascendente e sia poi passato a situazioni sempre più “dense” dell’essere fisico. Ciò ricorda le Quattro Età: dell’oro, dell’argento, del rame e del piombo.
Agli inizi si può immaginare l’uomo ad un grado di coscienza, mediante il quale viveva in unità con il Mondo degli dei/Idee; in tempi successivi passa ad esperienze che lo limitano sempre più ad un mondo finito, che gli fa percepire la sua essenza originaria come cosa diversa da sé e individuabile solo attraverso stati di “ispirazione”; ancora più tardi la sua evoluzione lo porta ad aderire in modo più coinvolgente ad un mondo che percepisce ormai come limite e molteplicità e dove può esprimere l’essenza originaria delle primitive ispirazioni solo attraverso immagini mitologiche e simboliche , in quanto la visione diretta del Mondo delle Idee viene sempre più ad indebolirsi fino a perdersi. E si giunge così all’epoca più attuale, un’epoca di coscienza razionale, in cui il Mondo delle Idee non è più percepibile direttamente, ma solo attraverso uno sforzo ben preciso dell’uomo: l’uomo dei tempi attuali, che non dipende più da una sapienza innata, ma che può e deve vedere con i propri occhi e pensare con i propri pensieri.
Il massimo vincolo alla molteplicità e la perdita della sapienza innata è quindi la possibilità della libertà dell’uomo, che oggi deve conquistare per scelta propria e attraverso un atto libero e cosciente ciò che in altre lontane epoche aveva già in sé innato, ma incosciente e non libero. Attraverso una coscienza razionale l’uomo non può che utilizzare un pensiero astratto, privo della facoltà immaginativa e creativa originaria, e non potrà che percepire il mondo anch’esso privo di una dimensione interiore: un universo definibile solo in una dimensione fisico-sensibile e descrivibile solo attraverso misurazioni quantitative.
Questa limitazione è però l’inizio della libertà. Questa esperienza del pensiero razionale è come fosse l’ultimo gradino di discesa da uno stato originario, nel quale il Mondo delle Idee era percepibile direttamente, ma privava l’uomo della propria coscienza e della propria libertà. Questo gradino può e deve essere considerato il punto di partenza per una riascesa al Mondo delle Idee cosciente e libera, priva di misticismi e dogmatismi.
Nella leggendaria Età dell’Oro, quando immaginiamo l’uomo percepire direttamente il Mondo delle Idee ed essere tutt’uno con esso, lo dobbiamo anche vedere non padrone di tale stato. In tale condizione era ispirato, racchiuso, ma non libero. Per poter evolvere e nascere come essere libero, l’uomo ha dovuto perdersi nella condizione ‘inferiore’ della razionalità e della molteplicità. Questo Io superiore deve sperimentare l’ego per poter poi ridiventare un Io cosciente.
Si può quindi risalire al Mondo delle Idee, trovando in sé quel tipo di pensiero che è soprattutto forza-pensiero, diverso dal normale flusso mentale stimolato dalle sensazioni fisiche ed emotive. Oggi è dunque necessario che l’uomo, per non rimanere vincolato alla razionalità, che comunque l’ha reso libero, compia uno sforzo per percepire oltre al pensiero riflesso quell’attività pura del pensare, libera da stimoli dei sensi e dalle risonanze emotive da essi provocate, fino a scoprire nel silenzio il flusso originario della forza intelligente, appartenente a quell’individuo profondo che è nascosto ed oscurato dall’individuo attuale e sociale.
Ecco il senso ultimo di una Scienza Integrale.
La Filosofia Perenne, come Scienza Integrale o Scienza dell’Uomo, indica i metodi per attivare queste possibilità.
Va abbandonata ogni forma di suggestione o di dipendenza mistica: il ricercatore deve sviluppare un lucido pensiero, capace di realizzare una reale trasformazione ed una capacità di trascendere le vincolanti dimensioni spazio temporali.
Soltanto così l’essere umano potrà veramente essere libero, non venendo né schiacciato dal determinismo implacabile delle leggi fisiche, né disperdendosi in spiritualità prive di fondamento reale.
La Scienza Integrale, consentendo lo sviluppo di una più ampia e soprattutto libera coscienza, permetterà di sconfiggere le armi psicologiche e le manipolazioni sottili, che vengono usate per plasmare le opinioni comuni da coloro che a vari livelli detengono i diversi poteri.
Il rischio grave è che ci si addormenti sempre più, non riuscendo più a distinguere menzogne e contraffazioni e non si riesca più a reagire alle continue degradazioni del pensiero, perché ormai anestetizzati.
Forse è giunto il tempo per realizzare quanto Kremmerz ipotizzava in La Porta Ermetica, Ed Mediterranee, p. 19-20: “Io sono lo spirito del tempo e parlo della ricerca della verità nella scienza umana con la liberalità che il criterio moderno consiglia. […] E dico che col buon senso italico, con quel buon senso mediocre che tutti posseggono, la via giusta, spoglia di ogni settario proponimento, deve essere additata ai ricercatori del vero. Filosofi parolai, e scienziati di limitati sensi indagativi, devono far posto ad una scuola razionale di cultura che indicherà la via alla massa perché segni il limite in cui il filosofo deve fondersi allo scienziato e camminare alla conquista della verità pro salute populi.”
Il compito è arduo, ma necessario.
Qualcuno un tempo disse: non si è mai all’altezza del proprio compito, ci si innalza assieme ad esso.


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