La matematica e la tradizione

Al giorno d’oggi nel campo dell’istruzione esiste una profonda e netta distinzione tra gli studi umanistici, che comprendono la filosofia, e gli studi scientifici, che comprendono la matematica.
Filosofia e matematica oggigiorno sono due campi totalmente separati e difficilmente chi si occupa dell’una si occupa anche dell’altra.
Scrive Bruno D’Amore – Matematica – Stupore e Poesia – Ed. Giunti – p.21: “Come si fa a studiare questi due personaggi [Cartesio e Leibniz] solo come filosofi, senza entrare nei dettagli della loro produzione matematica? Farlo, vuol dire imbrogliare i malcapitati studenti, vuol dire privarli di una cultura filosofica e scientifica che deve andare di pari passo, e che non può essere offerta monca.”
Ma nell’antichità e fino a pochi secoli fa, le due discipline erano inestricabilmente unite: un filosofo non poteva non essere un matematico e viceversa.
Basti ricordare che Platone non consentiva l’accesso all’Accademia a chi non conoscesse la Geometria. E soprattutto si ricordi la Scuola Pitagorica, in cui Tradizione ed astrazioni matematiche andavano necessariamente di pari passo.
Nelle varie civiltà i miti, le tradizioni e le matematiche si sono sempre intrecciati.
Tentiamo di vedere un legame tra la Matematica e l’Ermetismo.
Dobbiamo ricordare che l’Ermetismo, con le sue pratiche e con il lavoro su di sé, cerca di attivare nell’uomo quello stato dell’Intelligenza, che possa permettere di percepire un mondo delle cause, in cui sono presenti le idee vive, libere da qualunque coinvolgimento emotivo-lunare e materiale-saturniano.
Così si percepisce quella Luce, nella quale sono presenti le idee: il mondo delle idee di Platone.
Tale mondo, e le idee presenti in esso, possono essere comunicati solo attraverso simboli.
La Tradizione è piena di simboli, ma è interessante notare che anche la matematica e le sue formule, in apparenza aride o utilizzate attualmente solo per scopi tecnologici, in realtà rappresentano concetti astratti che vivono in un mondo platonico.
Risulta interessante riportare alcune considerazioni fatte da Roger Penrose, professore emerito di fisica all’Università di Oxford.
Egli scrive in La strada che porta alla realtà – Ed. BUR – pag. 11: “Platone chiarì che le asserzioni matematiche – le cose che potevano essere ritenute incontestabilmente vere – si riferivano non a effettivi oggetti fisici (come gli approssimativi quadrati, triangoli, cerchi, sfere e cubi che potevano essere disegnati sulla sabbia, o costruiti con legno e pietra) ma a certe entità idealizzate, o idee. Egli immaginò che queste entità ideali abitassero un altro mondo, distinto dal mondo fisico. Oggigiorno possiamo fare riferimento a questo mondo come al mondo platonico delle forme matematiche. Le strutture fisiche, come i quadrati, i cerchi o i triangoli ritagliati dal papiro o tracciati su una superficie piatta, o forse i cubi, i tetraedri o le sfere scolpiti nel marmo, potrebbero essere rigorosamente conformi a questi ideali, ma soltanto in modo approssimato. I reali quadrati, cubi, cerchi, sfere, triangoli matematici non farebbero parte del mondo fisico, ma risiederebbero nel mondo matematico delle forme idealizzate di Platone.”
Ecco quindi apparire dallo studio della matematica un mondo che giace al di là dei sensi e delle emozioni, che vive in un campo mercuriale, che possiede una perfetta obiettività e che trascende da qualsiasi opinione. Questo mondo può essere intuito dal matematico e percepito dall’ermetista.
Le forme matematiche, come i simboli puri della Tradizione, non possiedono una posizione spaziale e non esistono nel tempo.
Le nozioni e le formule matematiche pure ed oggettive esistono in una dimensione diversa, senza spazio e senza tempo, ove il moto mentale mercuriale può giungere a percepirle. Esse comunque esistono indipendentemente dal fatto di essere percepite dal pensiero.
Ciò richiama quanto scrive Kremmerz – La Scienza dei Magi – II Vol.- La Porta Ermetica -  Ed. Mediterranee – p. 237: “Se il moto della vostra mente prescinde dal luogo e lo spazio in cui il moto si compie è senza dimensioni, la mente umana si trova nella stessa sfera di esplicazione della mente divina, divinità positiva o legge universale. Se la legge universale è 1 immutabile e costante nello stesso spazio, o il dio scende a voi, o voi assurgete a lui. Qui un corollario. Se concepite lo spazio del moto mentale senza dimensioni, e il moto al di fuori del luogo, il tempo nelle operazioni della mente non esiste.”
Piergiorgio Odifreddi dice: “Quando si riesce a comprendere una dimostrazione matematica, o una legge fisica, si vede nella mente di Dio. Credo non ci sia niente di più denso di significato che una formula. Le formule sono le vere poesie.”
Si dovrebbe riuscire a cogliere il potere evocativo racchiuso in una espressione matematica: essa è un raggio di una Luce, detersa, sovrumana, priva di qualunque umidità lunare. In essa il pensiero si muove, libero dai sensi.
Lo studio matematico, accompagnato allo studio dell’ermetismo ed al lavoro su di sé, può consentire di educare il pensiero a tale purezza, abituandolo ad un moto al di fuori dello spazio e del tempo, caratteristica tipica dell’intelligenza ermetica.
Il linguaggio matematico, che si pone oltre ogni misticismo e possibilità di fraintendimento, ha come caratteristiche proprie la precisione, la concisione e l’universalità. In una formula, che racchiude un’idea, vi è una enorme densità di informazione, analogamente a quanto accade in un simbolo.
Riuscire a cogliere la bellezza austera della matematica consente di comprendere uno stato particolare di Luce e di Fuoco, presenti ad un livello mercuriale, non più toccato da umidità lunari e necessità saturniane.
In tal modo, le formule matematiche possono perdere quel carattere di aridità a cui siamo stati abituati a scuola, e sono piuttosto in grado di creare in noi uno stato di meraviglia e di stupore per la poesia profonda della Natura.

 

FDA

Accademia Kremmerziana Patavina