Trasmettere la tradizione

Per Tradizione intendo la possibilità che l’uomo ha di intuire ed incarnare in sé quell’Unità da cui proviene, comprendere prima ed utilizzare poi quella Luce Moto, che crea le forme tutte ed è una con il pensiero libero e separato dalla risonanza dei sensi.
Scriveva Lehahiah nell’Introduzione al II Volume della “Scienza dei Magi” di G. Kremmerz, pubblicata dalle Ed. Mediterranee:

“Esiste ed è sempre esistito un segreto iniziatico che può conferire all’uomo la chiave della sua essenza, squarciare il velo del suo Essere occulto e svelargli la scienza della sua vera evoluzione.
In possesso di tale segreto l’uomo precorre i termini naturali del suo ascenso e in relazione ai volghi (intellettuali o no) del suo secolo può apparire come un semidio.
Codesto segreto è stato sempre gelosamente custodito dalle antiche Teocrazie, anzitutto perché ‘la sua scoperta dovette lusingare infinitamente colui che l’aveva fatta e nel contempo convincerlo che Dio, non avendo concesso questa conoscenza a tutti gli uomini, era fuor di dubbio che non voleva fosse divulgata. E poi perché se talvolta accadeva che nella folla amorfa e profana spuntasse una vasta mente indagatrice il Sacerdozio invitava nel Tempio costui e dopo averlo spinto all’iniziazione lo riteneva quale membro del proprio Sacro Sodalizio’ “.

Nelle diverse epoche e nei diversi luoghi alcuni individui sono riusciti a giungere a tale livello di coscienza e di esistenza ed hanno avuto la missione di trasmettere e tramandare tale possibilità e con essa delle modalità operative per poterla attuare.
Tali individui, a contatto con la Corrente Unica della Tradizione, sempre eterna ed immutabile, fuori dello spazio e del tempo, hanno dovuto rivestire tale ineffabile esperienza e possibilità con ‘involucri spazio temporali’, costituiti da Associazioni, Gruppi, Scuole, che hanno visti riunirsi uomini più o meno adatti a tali conoscenze.
Tali Associazioni, poi, con la scomparsa del fondatore o di chi in esse riusciva ancora ad avere contatto con la Corrente Unica non spaziale né temporale, persero, come qualunque organismo vivente, la loro vita interiore e rimasero vuoti simulacri, contenenti espressioni egoiche o storiche, che si credettero portatrici dell’ortodossia, mentre la vera ortodossia non vive sul piano spazio temporale, se non quando in essa vibra la vita stessa della Tradizione. Altrimenti tali Associazioni trasmettono solo ricordi storici, più adatti ad un museo che ad una viva Associazione spirituale e tradizionale.
Nel trasmettere, attraverso una dialettica, che può anche apparire spirituale, e ripetere, scambiando questo ripetere con l’ortodossia, un insegnamento originario, che al suo manifestarsi come espressione di quella Corrente Unica Tradizionale, non poteva che essere vivo, si tradisce e si impedisce quel contatto con il puro e vivo pensiero Ermetico.
Molte volte si scambiano intuizioni visionarie o emotive per il vero lavoro interiore.
Gli interpreti ed i commentatori dei messaggi originali, trasmessi da individui che vivevano il contatto con la Corrente Unica, tendono a racchiudere in forme e sistemi il messaggio vitale, utilizzando mezzi dialettici, convincenti per la loro stringente logicità, ma che impediscono il contatto con la viva Luce del Pensiero, privo di dialettica in quanto non appartenente allo spazio ed al tempo. Come diceva Kremmerz, il moto di Mercurio è fuori dello spazio e del tempo.
Il compito di chi deve trasmettere la Tradizione è quello di acquisire e non perdere il contatto con la Corrente Unica ed evitare di tradurre in forma dialettica ciò che vuole comunicare, cercando invece di stimolare nel discepolo lo sviluppo di quel pensiero ermetico, libero da risonanze e riflessi sensisti ed emotivi.
In molti individui si vede apparire la tentazione di fare i maestri o di fingere un’esperienza spirituale solo perché essi possiedono “eredità” formali, costituite da timbri, scritti, firme, oggetti, o perché ne possiedono la filosofia e riescono ad esprimersi in linguaggi esoterici, che seducono ed affascinano la schiera dei seguaci.
Chi vuole, o meglio deve, trasmettere la Tradizione non deve esporre a pappagallo ciò che ha appreso, ma limitarsi a comunicare quanto è necessario che venga comunicato, in quanto è stato sperimentato, riattivando ogni volta il contatto vivo con la Corrente Unica.
Tale insegnamento, o meglio stimolo, deve giungere avendo tutta la potenza dell’impersonalità: deve riuscire ad esprimere la vita da cui nasce.
Tutto quello che può essere detto o scritto circa la Tradizione deve essere esperienza interiore realmente vissuta, altrimenti si crede di trasmettere insegnamenti ortodossi, mentre invece si diffondono errori, in quanto si parla e si discute di forme dialettiche che nascondono la mancanza di tale esperienza vissuta.
Ciò che si può trasmettere non è mai vero, se in sé non racchiude l’impronta dell’origine vivente da cui proviene e che gli permette di diventare messaggio e parola viva, non fossilizzata in un’ortodossia falsa e deviante.
Anche al giorno d’oggi si assiste all’apparizione, sulla scena del cosiddetto esoterismo, di istruttori e maestri che, non riuscendo ad attingere all’essenza stessa del pensiero pur se in possesso di timbri, successioni, scritti, suppliscono a tale incapacità, a volte anche inconscia, diffondendo pratiche divenute irregolari e orientamenti dottrinari, che esprimono, esaminandoli a fondo, un impulso contrario a quello da cui era mosso il messaggio originario, che essi sono invece convinti di trasmettere in piena ortodossia.
Il danno che viene prodotto da tali pseudo-maestri è grave sia perché, attraverso una suadente dialettica, stimolano una forma di misticismo psichico nei confronti dei loro seguaci, sia perché con tale azione essi creano una barriera per la percezione pura di quel messaggio originario e vivente, trasmesso da individui realmente in contatto con quella Corrente Unica della Tradizione, fuori dello spazio e del tempo perché immutabile e priva di vesti espressive dialettiche.

 

FDA