La Tradizione e "La Scuola Nuovissima"

Scrive Giuliano Kremmerz nel brano La morte tratto da I Tarocchi dal punto di vista filosofico in La Scienza dei Magi  - II Vol. - Ed. Mediterranee – p. 336: “La scuola nuovissima darà carattere al pensiero dell’interpretazione Pitagorica del magismo, e al di là, al di sopra del magismo, sormontando le particolarità dei rituali, affermerà la immortalità luminosa dello spirito intelligente della materia, passando dalla concezione simbolica della sfinge umana o umanizzata al raggiungimento divino di un atomo materia e pensiero.”
Kremmerz evidenzia in questo brano ed in altre opere, particolarmente in La Porta Ermetica, la necessità che la Tradizione si esprima attraverso una Scuola Nuovissima, che superi le particolarità ed i rituali e giunga all’integrazione tra materia e pensiero.
Cosa dobbiamo però intendere per pensiero, sul quale fondare questa Scuola Nuovissima?
Leggiamo ancora da Kremmerz – Dialoghi sull’ermetismo – Ottavo Dialogo: “È anche arcivero che voi scienziati non ignorate che l’uomo pensa, che voi pensate, che in voi vi è un io, giudice vecchio, dominatore sereno, che guarda la vostra bassa coscienza di un o di un me più superficiale, più sofferente, più soggetto alle impressioni e alla sensibilità elementare del vostro individuo, la coscienza delle sensazioni del Condillac. È questo me, questo egoarchico io, che forma l’individualità dell’uomo e la sua personalità particolare; non è l’io interiore e profondo che risponde all’individuo storico, come l’ho sempre chiamato, che è all’apice della individualità mentale, che pare estraneo a noi e che è cosa diversa dall’Anima e dalla psiche, espressione di vita nel pensiero e che comprende tutto senza essere in tutto.”
La Scuola Nuovissima, adatta all’uomo di questa epoca, dovrà rifarsi non a rituali o dogmatismi particolari, ma dovrà riscoprire un ben preciso tipo di pensiero, diverso da quello che normalmente concepiamo come tale e che si elabora derivando da stimoli fisici ed emotivi.
Cerchiamo quindi di delineare tale tipo di ricerca.
Per prima cosa è necessario riconoscere che quanto noi generalmente definiamo e percepiamo pensiero sia una “riflessità” e non la realtà del pensiero stesso. Ciò deriva dal vincolarsi della capacità pensante alla funzione del sistema nervoso: l’interiorità dell’uomo è legata al supporto fisico ed alla sua organizzazione nervosa.
La coscienza di veglia, nella quale generalmente si vive, è una coscienza riflessa. L’uomo che è un essere appartenente al Tutto, attraverso il sistema nervoso ed il pensiero vincolato a questo, prende sempre più contatto con il mondo dei sensi, dimenticando o non riconoscendo la sua parte più profonda e universale.
In genere, quella che per noi è coscienza di veglia è uno stato di coscienza raziocinante; quella che crediamo esperienza interiore è generalmente un’attività condizionata dall’esperienza sensibile.
Possiamo immaginare come l’uomo, agli inizi della sua storia, presentasse uno stato più trascendente e sia poi passato a situazioni sempre più “dense” dell’essere fisico. Ciò ricorda le Quattro Età: dell’oro, dell’argento, del rame e del piombo.
Agli inizi si può immaginare l’uomo ad un grado di coscienza, mediante il quale vive in unità con il Mondo degli dei/delle Idee; in tempi successivi passa ad esperienze che lo limitano sempre più ad un mondo finito, che gli fa percepire la sua essenza originaria come cosa diversa da sé e individuabile solo attraverso stati di “ispirazione”; ancora più tardi la sua evoluzione lo porta ad aderire in modo più coinvolgente ad un mondo che percepisce ormai come limite e molteplicità e dove può esprimere l’essenza originaria delle primitive ispirazioni solo attraverso immagini mitologiche e simboliche, in quanto la visione diretta del Mondo delle Idee viene sempre più ad indebolirsi fino a perdersi. E si giunge così all’epoca più attuale, un’epoca di coscienza razionale, in cui il Mondo delle Idee non è più percepibile direttamente, ma solo attraverso uno sforzo ben preciso dell’uomo: l’uomo dei tempi attuali, che non dipende più da una sapienza innata, ma che può e deve vedere con i propri occhi e pensare con i propri pensieri.
Il massimo vincolo alla molteplicità e la perdita della sapienza innata è anche però e soprattutto la possibilità della libertà dell’uomo, che oggi deve conquistare per scelta propria e attraverso un atto libero e cosciente ciò che in altre lontane epoche aveva già in sé innato, ma incosciente e non libero. Attraverso una coscienza razionale l’uomo non può che utilizzare un pensiero astratto, privo della facoltà immaginativa e creativa originaria, e non potrà che percepire il mondo anch’esso privo di una dimensione interiore: un universo definibile solo in una dimensione fisico-sensibile e descrivibile solo attraverso misurazioni quantitative.
Questa limitazione è però l’inizio della libertà. Questa esperienza del pensiero razionale è come fosse l’ultimo gradino di discesa da uno stato originario, nel quale il Mondo delle Idee era percepibile direttamente, ma privava l’uomo della propria coscienza e della propria libertà. Questo gradino può e deve essere considerato il punto di partenza per una riascesa al Mondo delle Idee cosciente e libera, priva di misticismi e dogmatismi.
Nella leggendaria Età dell’Oro, quando immaginiamo l’uomo percepire direttamente il Mondo delle Idee ed essere tutt’uno con esso, lo dobbiamo anche vedere non padrone di tale stato. In tale condizione era ispirato, racchiuso, ma non libero. Per poter evolvere e nascere come essere libero, l’uomo ha dovuto perdersi nella condizione ‘inferiore’ della razionalità e della molteplicità. Questo Io superiore deve sperimentare l’ego per poter poi ridiventare un Io cosciente.
Si può quindi risalire al Mondo delle Idee, trovando in sé quel tipo di pensiero che è soprattutto forza-pensiero, diverso dal normale flusso mentale stimolato dalle sensazioni fisiche ed emotive.
Oggi è dunque necessario che l’uomo,  per non rimanere vincolato alla razionalità che l’ha reso libero, compia uno sforzo per percepire, oltre al pensiero riflesso, quell’attività pura del pensare, libera da stimoli dei sensi e dalle risonanze emotive da essi provocate, fino a scoprire nel silenzio il flusso originario della forza intelligente, appartenente a quell’individuo profondo che è nascosto ed oscurato dall’individuo attuale e sociale.
Per tali motivi la Tradizione, nel tempo attuale che vede una sempre maggiore materializzazione e razionalizzazione astratta, non può trasmettersi solo attraverso connessioni a scuole o a testi, ma deve risvegliare questa profonda parte interiore dell’uomo, attraverso un pensiero libero da matrici sensibili.
Oggi chi si accosta ad una forma di espressione della Tradizione deve praticare quella conoscenza di sé, che gli possa rivelare l’invisibile relazione tra il proprio pensiero profondo ed il vero Io Intelligente; solo in tal modo può giungere a comprendere il profondo rapporto tra il Mondo delle Cause e l’espressione delle forze della Natura.
Gli organismi tradizionali, anche formalmente ortodossi, se non risvegliano tale pensiero intelligente rimangono solo dei sistemi storici di trasmissione di riti sopravviventi esclusivamente nella loro modalità esterna e possono diventare anche veicolo di forze, che tendono a legare l’uomo ancor più a visioni mistiche o di autoaffermazione, bloccando così lo stimolo vero e cosciente verso la libertà.
Ciò che ci giunge, trasmesso dalla Tradizione, degli Antichi Misteri deve essere ricollegato all’impulso sempre vivo e che si presenta come nuovo, altrimenti ci si trascina in formalità esteriori, che sono la caricatura, priva di vita, di antiche modalità operative. Queste formalità divengono facilmente e quasi inevitabilmente preda di altre forze, che le distaccano dalla loro originaria purezza e le manipolano a fini diversi e non più in sintonia con il flusso vitale della Tradizione. È per questo che la pura essenza viva della Tradizione deve trovare nuove forme di espressione. Oggi l’uomo deve condurre il proprio Io interiore ad una coscienza pienamente sveglia, che gli consenta di riconquistare il contatto con il Mondo delle Idee mediante forze della propria volontà libera.
Il Kremmerz è preciso su questo.
I riti ed i lavori di purificazione non hanno lo scopo di acquisire poteri o di mettersi a parlare con folletti e gnomi, rafforzando così il proprio ego o le proprie fantasie, ma, scrive il Kremmerz in La Scienza dei Magi – I Vol. - p. 392:  “Un fenomeno solo dovete chiedere ed aspettarvi dalla nostra dottrina, la reintegrazione del vostro IO INTELLIGENTE, che lo spirito vostro si rischiari o trovi la Luce e, nella Luce, il Maestro.”
La Scuola Nuovissima non deve e non può oggi limitarsi a far rivivere l’antica Saggezza attraverso la trasmissione di antiche forme, ma deve essere in grado di stimolare quello stato di volontà libera che sola può individuare quel pensiero vivo, che permette il contatto con il Mondo delle Idee in piena coscienza e libertà. In tale contatto si trova il vero ed unico Maestro, che nulla ha a che fare con persone che si proclamano maestri.
Tutta l’opera del Kremmerz, tende a questo stimolo evolutivo. Egli appartiene a quella corrente che agli inizi del ventesimo secolo cercò di far fluire all’interno dell’umanità stimoli necessari ed evolutivi per la nuova espressione della Tradizione. Vi furono Individualità che limitarono i loro sforzi a far rivivere ogni volta l’antica Saggezza attraverso forme consone al tempo e al luogo, ma vi furono anche altre Individualità, più rare e più elevate, che portarono avanti il compito di preparare i nuovi tempi, conducendo l’uomo all’esperienza radicale e più profonda di sé. L’azione di questi pochissimi non è facilmente riconoscibile, in quanto non sembra conforme ai canoni tradizionali, apparentemente ortodossi, operando essa in vista di ciò che ancora non è.
Possiamo ritenere che il Kremmerz sia stato una di queste Individualità ed oggi, in una fase di sempre maggior smarrimento, diventa necessario individuare le potenzialità che l’uomo ha per poter risalire da questo livello di materialità e razionalità astratta, inizialmente necessario per acquisire coscienza e libertà, e giungere a riconoscere in sé quel pensiero puro, che lo può ricollegare, ora coscientemente, a quel Mondo delle Idee in cui visse inconsapevolmente in un tempo lontano.
Al giorno d’oggi, mentre assistiamo continuamente ad eventi che sembrano essere gravemente distruttivi per l’uomo, sia sotto l’aspetto fisico che quello mentale, è necessario comprendere come quell’Io Intelligente, ritrovabile attraverso un pensiero che si liberi dai vincoli del normale astrattismo razionale ed emotivo, sia rimasto intatto nella propria essenza, oltre ogni divenire nello spazio e nel tempo.

                                                                                                                                 FDA