Il respiro della tradizione

                                                                                                         
Qui le parole sono atti
                                                                                                          e altri atti debbono seguirle.

 

Il Mondo delle Cause o delle Idee si manifesta, modifica e fa evolvere il Mondo degli Effetti, quello che siamo stati condizionati a percepire come mondo materiale e reale.
La Tradizione conserva la trasmissione, attraverso i tempi ed i luoghi, quindi nello spazio/tempo:
1 – della possibilità di accedere per l’uomo al Mondo delle Idee/Cause,
2 – di operare in esso,
3 – di inserire nel consorzio sociale gli stimoli evolutivi per l’individuo e per la società stessa.

In ogni epoca e luogo la Tradizione, così intesa, si esprime ed incide nella società. La vediamo esprimersi nella spiritualità egizia, nel pensiero greco e latino, nella Cavalleria tradizionale, nei cicli del Graal, nell’arte gotica, nelle opere dei Fedeli d’Amore, nei raggruppamenti esoterici.
La Tradizione, sempre unica ed immutabile nella sua essenza, si potrebbe dire che respiri: essa ha fasi di concentrazione, quasi si racchiudesse in se stessa, nell’invisibile, e di espansione, in cui nuovamente - in modo più deciso - si esplica nella società, assumendo però forme sempre diverse, in quanto adattabili alla nuova situazione evolutiva e sociale dell’umanità. 
In tale fase espansiva essa inserisce stimoli evolutivi, che il più delle volte non vengono subito compresi ed anzi sembrano in contrasto con una precedente manifestazione espansiva della Tradizione stessa.
Nella fase di concentrazione nell’invisibile è come se la Tradizione ripulisse ed elaborasse quanto “vissuto” nella fase espansiva. Nel visibile intanto si elaborano i germi posti nella precedente fase espansiva, con il pericolo però che si fissino schemi cristallizzati della forma assunta dalla Tradizione, scambiando la sclerotizzazione dogmatica con una falsa ortodossia ed uccidendo così la Vita stessa presente nello stimolo evolutivo.
Se osserviamo alcuni esempi vediamo come, nei primi decenni del 1600, la Tradizione si manifestò attraverso i Manifesti della Rosacroce.
Ma in tempi più recenti possiamo individuare un’altra fondamentale espressione espansiva della Tradizione, che si presenta con caratteristiche nuove, agli inizi del 1900.
In quell’epoca, con una straordinaria contemporaneità, alcune individualità accolgono una nuova corrente di stimolo evolutivo, in zone diverse ed in ambienti diversi. Ma in tutti loro ritroviamo una medesima  nuova forma per esprimere la Tradizione: è finita l’era dei maestri, del misticismo, delle forme sognanti, delle sette e delle società chiuse e riservate. Una nuova fase espansiva si presenta sulla scena del sociale.
Tra il primo ed il secondo decennio del 1900 il Kremmerz scrive La Porta Ermetica. Quest'opera va considerata come il Manifesto di una nuova Schola, di un nuovo modo di espressione della Tradizione Unica, che vede al centro il lavoro su di sé, lo sviluppo del pensiero, la non dipendenza mistica da maestri esteriori, l’azione nella società delle realizzazioni umane ottenute - pro salute populi - per stimolare l’evoluzione del sociale. Riappare, in forma più attuale e conforme al tempo, ciò che in qualche modo era apparso in una precedente ‘espansione’ della Tradizione, con i Manifesti della Rosacroce.
Con questo “Manifesto” il Kremmerz non si pone come il trasmettitore “ortodosso” del deposito iniziatico e documentale della Scuola Ermetica Napoletana, ma crea le basi per una nuova espressione della Tradizione stessa.
Vediamo alcuni passi di questa opera, che racchiude una nuova modalità espansiva della Tradizione.
Il Kremmerz scrive a pag. 19 de La Porta Ermetica – Ed. Mediterranee: “Io sono lo spirito del tempo e parlo della ricerca della verità nella scienza umana con la liberalità che il criterio moderno consiglia. […] E dico che col buon senso italico, con quel buon senso mediocre che tutti posseggono, la via giusta, spoglia di ogni settario proponimento, deve essere additata ai ricercatori del vero. Filosofi parolai, e scienziati di limitati sensi indagativi, devono far posto ad una scuola razionale di cultura che indicherà la via alla massa perché segni il limite in cui il filosofo deve fondersi allo scienziato e camminare alla conquista della verità pro salute populi”.
A pag. 21, op. cit., scrive: “Esplicitamente il programma dei fatti è nello sforzo per migliorare noi e gli altri nella conoscenza della individualità latente in noi; applicare le conquiste alla vita reale, a beneficio dei meno provvisti, combattendo il male sotto qualunque forma di ignoranza e di prepotenza.
Chi si sente di apporre la propria firma a questo programma ideale deve considerarsi liberamente un compagno nostro, in nome della Luce che dà la scienza contro ogni superstizione religiosa e settaria. […] Non so se saremo pochi o molti. Io ho desiderato sempre i pochi di buona volontà ai molti di tiepida fede nella cosa che intraprendono a studiare e praticare.”
E a pag. 22, op. cit.: “Se una direzione nuova, fuori le linee delle vecchie, cancrenose carcasse dei templi, incammina le masse sottratte all'analfabetismo verso l'ideale della fratellanza e dell'amore come la più naturale soluzione di bene sociale, un gran passo sarà fatto.”
Più avanti, a pagg. 34–35, op. cit., il Kremmerz chiarisce ancora meglio il carattere di questa nuova Schola. “La Scuola che qui, in Italia, fondiamo come cosa essenzialmente latina, deve avere per minima misura il massimo buon senso. […]  La nostra dev'essere Scuola Integrale, non setta, non chiesa, non sinagoga, non pulpito. Scuola è metodo investigativo, è educazione, è allenamento indipendente e superiore a tutti i mondi favolosi della religione e delle confraternite da esse dipendenti. […] Scuola Italica che ricorda le astrazioni integrali di Pitagora coi valori dei numeri, astrazione di valori assoluti indipendenti da ogni forma mistica. Allora il maestro appare a voi, su di voi, in voi e innanzi a voi. […]  La Scuola Integrale Ermetica, italica, deve avere il carattere della impersonalità e della non fede nella parola del docente. Io potrei dirvi come Ireneo quae scio scribo sed non vobis, posso dirvi che le cose le so e non le racconto a voi, perché crediate, ma vi insegno la via perché possiate arrivare alla conoscenza di esse senza il necessario bisogno di sentire quello che a voi non è provato.”
Il Kremmerz scrive a pag. 71, op. cit.: “Spero che la scuola integrale ermetica possa creare o propiziare un tentativo di miracolo senza tempio, pro salute populi.
E vi accenno brevemente.
Dalla integrazione si può ottener tutto, il bene e il male. È fama però che quelli che si dettero alle buone pratiche non fecero che il bene. È logico. Ottenendo dei progressi, intellettuali e psichici, non si può concepire il male, non si saprebbe praticare il male, il quale è una concezione restrittiva della natura e una fisionomia bassa dell'Universo. Perciò i tradizionali Rosacroce furono praticanti della taumaturgia e taumaturghi furono tutti i grandi iniziati alle scienze sacre. Una scuola d'integrazione non è possibile senza un fine di realizzazione e il fine, un fine di nobile carità civile, è il far convergere le forze occulte, che si integrano in noi, allo scopo di alleviare le sofferenze umane.”
Questo passo è importante sia perché definisce un fine pratico nell'umanità, sia perché richiama il senso vero della missione dei Rosacroce, dei veri ed invisibili Rosacroce.

Ma come precedentemente detto, altre individualità nello stesso periodo, in piena contemporaneità ma in luoghi completamente diversi e senza alcun contatto apparente o documentato tra loro, hanno espresso questa nuova modalità espansiva della Tradizione Unica.
Si riportano di seguito alcuni passi tratti da opere di tali individualità, delle quali volutamente non vengono citati né il nome dell’autore né il titolo delle opere stesse, in quanto è preferibile che il messaggio di questa nuova veste giunga limpido, non legato a personalità umane, che hanno solo la funzione di trasmettere l’Idea, ed anche per evitare confondimenti tra gli alti concetti espressi e quanto si è poi cristallizzato in forme devianti di scuole, gruppi e dogmatismi vari. Il lettore intelligente potrà individuare le personalità che hanno espresso agli inizi del 1900 le idee di seguito riportate.

“Nei tempi antichi anteriori alla nostra ‘storia’ i templi dello spirito erano anche esteriormente visibili; oggi, quando la nostra vita è diventata così vuota di spiritualità, essi non esistono nel mondo che è visibile all’occhio esteriore. Ma spiritualmente esistono dappertutto, e chiunque cerchi può trovarli.
Conoscere lo spirito non significa essere toccato dalla grazia o sfiorato da fenomeni sovrannaturali; significa condurre il pensiero al di là dei limiti che gli vengono assegnati.
Bisogna vincere il materialismo, e vincerlo nel pensiero. L’arma è la conoscenza diretta dello spirito. Finché non si sarà dimostrato che la visione spirituale è giustificata e legittima e che può diventare cosciente, metodica, accessibile, gli uomini non sapranno trovare il vero rimedio ai loro mali.
Lo sguardo interiore può acquisire un potere di visione che non è minimamente fondato su oscuri istinti mistici. È piuttosto un’attività spirituale di una trasparenza di pensiero paragonabile solamente alla chiarezza matematica. Quell’attività spirituale consente di nutrire la speranza di giustificare un giorno, anche dinanzi al pensiero scientifico moderno, la visione del mondo spirituale.
Provare a se stessi, e dimostrare agli altri, che la forza intuitiva che vive nell’anima, ignorata dalla coscienza ordinaria, può rivelare l’essenza spirituale delle cose, che in un’ultima analisi ne è la sola realtà: l’Idea vivente concepita dallo spirito umano e nella quale è racchiuso l’archetipo dei fenomeni.
Studiare la natura, immergersi nel mistero degli elementi che la compongono, è la prima parte dell’esperienza. Illuminare successivamente, attraverso il pensiero umano, le tenebre della materia, spiritualizzarla ed operarne la redenzione è lo scopo assegnato.
La nostra epoca non deve partorire nuovamente una Saggezza antica, ma una Saggezza nuova che sia capace non solamente di risalire verso il passato, ma anche di agire come una profezia, come un’apocalisse verso il futuro.
Il pensatore moderno è lucido, padrone del percorso del proprio pensiero, e i risultati che ottiene sono verificabili da chiunque riproduca perfettamente le condizioni dell’esperienza interiore. Non vi è alcuna traccia in lui di trance o di suggestione. Non è infeudato ad un maestro, che non si accontenta di sorvegliare lo sviluppo del discepolo, ma se occorre lo provoca, ricorrendo a metodi che erano giustificati per le iniziazioni antiche, in un tempo in cui l’Io era più impersonale, più malleabile. Ormai, il risveglio ha un vero valore solo se nasce dall’individuo che aspira a trasformarsi da sé, a far sorgere dentro di sé il nuovo uomo. L’addestramento è lento, riflessivo, a volte doloroso, perché l’anima superiore deve essere strappata all’anima sensibile e passionale ‘come il bambino dal seno della madre’ e deve sempre avere il pieno autocontrollo.
Il messaggio è nuovo, non deve attingere ad altro che non sia la propria fonte, anche se si cerca comunque di ricollegarsi attraverso la forma alle tradizioni esistenti [o meglio alle esistenti espressioni diverse della Tradizione unica – nota di FDA]. In essa si ritrova comunque lo spirito che ha modellato il divenire dell’umanità. Il compito è anche riconnettere il nuovo germe al fatto esistente.
Ogni manifestazione si svolge attraverso forme, secondo determinate leggi. Per altro non c’è verità o pratica rigorosamente formulata che non invecchi e perda gran parte delle sue virtù se non la si rinnova costantemente nelle fresche acque dello Spirito, che ravviva le morte e moribonde forme e conferisce loro nuova vita. Rinascere perpetuamente è la condizione dell’immortalità materiale.
Bisognerà però trovare nuove forme che si adattino al movente spirituale, dal momento che esso non si ferma qua o là, ma passa e soffia dove vuole. Occorre lasciare campo libero all’azione sovrasensibile… Tutto deve essere mantenuto fluido e non si può dire in anticipo che cosa accadrà: tutto dipenderà non dalle parole attuali, ma dagli atti che verranno compiuti… Il suolo che abbiamo davvero sotto i piedi è l’istante spirituale che passa.
Non si è mai all’altezza del proprio compito; ci si innalza assieme ad esso.
È ora necessario formulare la scienza dello spirito in maniera tale che essa possa rigorosamente integrarsi nell’insieme delle conoscenze umane.
Ciò che trasmette la Tradizione verrà riconosciuto sulla base delle altre scienze; non sembrerà più, agli occhi del profano, cadere dal cielo come una rivelazione che obbliga o a ‘credere’ o a dubitare. L’esperienza spirituale deve scaturire da un’attività interiore rafforzata; ma bisogna riconoscere che sono ancora numerosi coloro che, seguendo la legge del minimo sforzo, preferiscono semplicemente credere e non darsi la pena di pensare, temendo lo sforzo solitario della coscienza individuale e preferendo la ‘credenza comune’.
In questo è l’origine di tutti gli errori. Non vengono sviluppate le forze spirituali che permetterebbero di sperimentare, quantomeno parzialmente, le conoscenze sovrasensibili; ma senza l’esperienza vissuta queste verità precipitano sul fondo dell’anima come dogmi. Le parole vive strappate allo spirito diventano pietre inerti nelle teste o feticismo nei cuori. Ci si fregia di quel che si è ascoltato per credersi più grandi di quanto in realtà non si sia, e tutto il nutrimento mal digerito di cui ci si inorgoglisce è ciò che più nuoce alla Tradizione. Invece di assimilarlo, ci se ne intossica.
Ognuno deve operare su di sé: il maestro è solo l’amico, il consigliere che prima vive e poi fa vivere nel discepolo le esperienze occulte. Quando queste siano acquisite, non occorrerà accettarle d’autorità, come non occorre per un teorema matematico. Non vi sono autorità vere e proprie.
Ogni tentativo di evoluzione superiore accompagnato da avversione per lo sforzo del pensiero, ogni abbandono a sogni in questo campo, favorisce la fantasticheria e un falso atteggiamento verso la vita.
Finora, l’uomo che voleva percorrere le vie che conducono alla comprensione vivente del mondo spirituale, non poteva fare a meno di una guida che lo tenesse sotto tutela ed esercitasse un’azione individuale. Ma ora la Tradizione deve poggiare sul pensiero libero dai sensi e sull’evoluzione personale. Nulla è più difficile che condurre l’umanità alla comprensione e all’amore della vera libertà. Spesso si trova un falso impulso, scambiato per libertà: libertà nell’arbitrio, sete di libertà nella passione, volontà di potenza nel fare violenza ad altre anime che si atteggia a volontà di libertà. Ma è rara la vera, superiore libertà nell’elaborare il senso della responsabilità e del sentimento di purezza verso il proprio sé superiore e verso quello degli altri. Per giungere a tanto, occorre destare la comprensione con un lavoro lento, tenace e pieno d’abnegazione. Gli uomini religiosi, anelanti alla mistica, per lo più uomini di sentimento, hanno bisogno di appoggi, del confessore, di un consigliere e di una guida, di chi li liberi insomma dalla responsabilità  delle loro azioni. Oggi è la più difficile delle fatiche far poggiare l’uomo su se stesso, e ci rendiamo facilmente nemici coloro che, in estasi di ammirazione, vorrebbero asservirsi a noi.
Quindi operare sul pensiero.
Se tu vivi entro il pensare, vivi nell’universo, sia pure, in un primo momento, in modo indeterminato. Nel pensare si afferra un lembo del segreto dell’universo.
Nella gerarchia delle nostre funzioni psicologiche il pensiero è, in un certo senso, ciò che più si avvicina al suo aspetto di Conoscitore cosciente di tutto, che osserva tutte le attività, ma può staccarsi da tutte. Il pensiero è una facoltà attiva, ed è capace di raggiungere la quiete in virtù di una volontà e di una scelta coscienti.
Se la vita del corpo è la base ed il primo strumento che la Natura ha saldamente prodotto in noi nella sua evoluzione, la vita mentale è lo scopo successivo e lo strumento immediatamente seguente. Una distinzione è di massima importanza per l’uomo. La sua vita mentale non è una, ma doppia, anzi tripla: c’è una mente materiale e nervosa, una mente puramente intellettuale che si libera dalle illusioni del corpo e dei sensi, ed una mente divina che vola al di sopra dell’intelletto e si libera a sua volta dalle imperfezioni della ragione, del discernimento e dell’immaginazione logica.
La verità poi deve penetrare nella vita pratica. Noi non edifichiamo un sistema solo teorico, ma un mezzo per conoscere le profonde basi della scienza attuale, per far penetrare le verità spirituali nella nostra vita quotidiana. La sapienza della Tradizione non deve entrare soltanto nella testa e nel cuore, ma anche nella mano, nell’attività giornaliera dell’uomo. Essa non vuol destare in noi una sentimentale partecipazione, ma farci conseguire facoltà atte a lavorare al servizio dell’umanità. L’atteggiamento che deve prevalere è la possibilità di attingere alla sapienza per agire nella vita. Non può esistere una conoscenza spirituale e che non penetri nella vita attiva.
Nessuna sintesi può riuscire soddisfacente se, per raggiungere il suo intento, non fonde il Dio con la natura in una vita umana liberata e perfetta, o se, attraverso i suoi metodi, non permette o, anzi, non favorisce l’armonia delle nostre esperienze interiori ed esteriori in una totale pienezza.”

Quanto sopra riportato sembra scritto da un unico autore, ma in realtà proviene da scritti di alcune individualità, recanti nello stesso identico periodo storico (primi decenni del 1900) l’Idea di una nuova fase espansiva della Tradizione Unica.

Ed oggi?
Dopo cento anni (i Rosacroce parlavano di un ripresentarsi della Tradizione in nuova veste ogni 100 -  120 anni) una nuova fase espansiva dovrà potersi inserire ancor più nel pensiero umano ed in una società che è sempre più materializzata.
Oggi forse possono essere individuate due direzioni:

  1. da un lato la scienza che riscopre lo spirito, il sacro. È importante il ruolo della scienza, perché oggi solo ciò che dice la scienza è creduto; la religione e la politica non hanno più alcun potere e credibilità;

  2. da un altro lato l’azione deve coinvolgere soprattutto le nuove generazioni, i più giovani. Essi dovranno essere messi nelle condizioni di imparare a sviluppare il vero pensare; il pensiero si deve liberare da schemi rigidi, dogmatici, religiosi, comportamentali e riscoprire la propria libertà dai sensi e dai condizionamenti emotivi.

 

Quindi un’azione che, attraverso una veste ed un linguaggio nuovi e privi di misticismi e settarismi, su basi rigorose e serie possa risvegliare il pensiero libero dai sensi, creativo, soprattutto nei più giovani, per creare Uomini Veri nel prossimo futuro.
Ridare dunque dignità e rigorosità alla Tradizione, liberandola da cristallizzazioni settarie rivestite di falsa ortodossia, riscoprendone l’essenza vitale e lo stimolo evolutivo.
Qualche segno si è già cominciato a vedere agli inizi del 2000, giusto 100 anni dopo l’impulso precedentemente esaminato.
Vediamo un esempio derivante dalla scienza attuale.
Ma a quale scienza ci dobbiamo riferire? Non certo a quella materialista, meccanicista, pragmatica e tecnologica, che purtroppo ancora si insegna e forma il substrato culturale della società.

Dobbiamo prendere in considerazione la scienza ufficiale di avanguardia, soprattutto nel campo della fisica e della neurologia. Per chiarire meglio di cosa si tratta, riporto quanto scritto da Ervin Laszlo, in  Terzo Millennio: La Sfida e la Visione – Ed. Corbaccio – pag. 97:  “La visione che emerge dalle ricerche scientifiche d’avanguardia svolge un ruolo importante, anche se generalmente insospettato: quello di reintegrare la nostra immagine del mondo, ormai frammentaria, offrendoci non solo le informazioni, ma anche l’ispirazione necessaria per vivere e maturare in un mondo complesso e interconnesso. Le nuove rivelazioni che ci offre sono sofisticate, e tuttavia non risultano di difficile comprensione. Riguardano le basi non materiali della realtà fisica (la ‘materia’, benché solida in apparenza, è energia strutturata, che interagisce con il mare di energia virtuale quasi insondabile da cui ha origine); i legami sottili della vita (tutti gli esseri viventi della biosfera, noi compresi, interagiscono e comunicano fra loro in modo impalpabile ma efficace); e i poteri della mente appena riscoperti (quando si trovano in uno stato adeguatamente ‘sintonizzato’, il nostro cervello e la nostra coscienza possono comunicare con quasi tutti gli aspetti della vita umana e del mondo naturale).
Una volta che avremo compreso appieno queste rivelazioni, la nostra intera visione del mondo cambierà prospettiva: non potremo più guardare allo stesso modo di prima noi stessi, i nostri simili e la realtà circostante, che non è soltanto lo sfondo, ma il contesto attivo della nostra esistenza.”

Ma in tutto ciò vi è una grande difficoltà. Oggi la Tradizione, esprimendosi in una nuova veste, deve farsi strada in una società “in cui sono presenti forti armi psicologiche, degradazioni morali, manipolazioni del sistema nervoso che permettono a coloro che detengono il potere di creare di sana pianta una mentalità, sondaggi che elevano ad opinione pubblica i mille riflessi di un’immagine preventivamente instillata. Un’umanità così teleguidata viene spinta sempre più verso il peggiore dei materialismi, quello che non riesce più nemmeno a distinguere tra lo spirito e le sue contraffazioni: una situazione che non provoca più alcuna reazione nelle vittime, perché il loro senso del vero è stato preventivamente anestetizzato. La dose di veleno quotidianamente assorbita è diventata così forte che rischia di non essere più notata.
Quanto sopra riportato in corsivo tra virgolette fu scritto per la situazione del 1917. Ma tali parole oggi, nel 2011, sono quanto mai attuali, se non ancora più profondamente vere.
Per concludere si riporta un breve brano, scritto agli inizi del 1900, circa 300 anni dopo i Manifesti dei Rosacroce, e 100 anni prima dell’epoca attuale, che deve far riflettere coloro i quali oggi si adoperano nel cercare di diffondere l’Idea della Tradizione:
“Viene rivolto un appello, e si aspetterà di vedere se esso risveglierà un’eco… Gli appelli di questo genere vengono ripetuti per tre volte. Quando il terzo è risuonato invano, torna per un lungo periodo nelle sfere dello spirito. Già una volta l’appello è risuonato senza risvegliare un’eco. Ecco adesso la seconda. Ogni volta che risuona invano, le condizioni sono più dure per la prosecuzione.”
Siamo forse prossimi ad un nuovo momento di espansione?

FDA