Giuliano Kremmerz e la Scuola Integrale Ermetica

Quanto esposto in questo scritto non vuole essere una fra le molte biografie di Giuliano Kremmerz, ma vuole evidenziare il senso della sua opera, cercando di mostrare il modo in cui l'Idea e la Tradizione Ermetica si siano incarnate in questo Iniziato.

È necessaria una premessa.

Come già scritto altrove, la Tradizione è sempre viva e presente su di un piano che è al di sopra di quello terreno e soltanto in periodi particolari si appoggia ad un essere umano, che in quel momento storico è da essa scelto quale suo servitore.
In certi periodi evolutivi la Corrente Unica della Tradizione attiva le forze che permettono di innovare la sua manifestazione nel mondo umano ed essa individua chi è in grado di diffonderla e la persona o le persone che essa sceglierà, saranno esseri, che apparentemente si staccano dall'ortodossia delle precedenti manifestazioni umane della Tradizione. Sono e devono essere pochi coloro che si prestano a questo arduo compito, dovendo per questo rinunciare alla vita mondana, ma in questo lavoro essi saranno coadiuvati dalle Intelligenze che costantemente vigilano sull'evoluzione del genere umano.
Ciro Formisano, che apparve sulla scena dell’ermetismo con lo ieronimo di Giuliano Kremmerz, fu uno di questi.
È importante fare attenzione all'epoca in cui si svolge la sua opera.
Egli nasce l'8 aprile 1861e scompare alla vita terrena il 7 maggio 1930.
Sempre nel 1861 nasce anche Rudolf Steiner e nel 1872 nasce Aurobindo.
Sono figure che appaiono, ad un approccio superficiale, molto diverse tra loro, ma se esaminiamo accuratamente la loro opera ci accorgeremo che proprio in quell'epoca, quasi contemporaneamente, in tre luoghi diversi e partendo da manifestazioni diverse della Tradizione Unica, tutti e tre hanno portato una profonda innovazione al modo di manifestarsi della Tradizione stessa, dimostrando così che le Intelligenze in quel periodo spinsero tali esseri a rinnovare ed innovare la sua espressione, in conformità con il livello evolutivo dell'umanità e della società in quel momento storico.
Steiner partì dalla Teosofia, per poi staccarsi da essa, approfondendo la necessità del lavoro su di sé per raggiungere un pensiero libero dai sensi.
Aurobindo partì dallo Yoga per poi sviluppare un'evoluzione di questa antica manifestazione della Tradizione in Oriente. Egli cercò di focalizzare tutta l’attenzione ed il lavoro del ricercatore spirituale sullo sviluppo di un pensiero puro.
Kremmerz partì dall'espressione mediterranea, di matrice egizia, della Tradizione, per sottolineare l’opera che il discepolo deve compiere su se stesso per poter sviluppare l'Intelligenza Ermetica e trovare così il Maestro Interiore.
Questi tre Iniziati sembrarono ai loro tempi dei profanatori o dissacratori dell'ortodossia, ma in realtà incarnavano le modalità con cui la Tradizione Unica aveva necessità di presentarsi nella nuova epoca.
Essi furono dei “Mercuri”, termine usato da Giordano Bruno: cioè personalità prescelte dalla Tradizione Unica per restaurare e diffondere tra gli uomini le antiche verità. Ma questi “Mercuri” non si limitano a portare avanti gli insegnamenti ed i depositi tradizionali lasciati, come dei semplici custodi e trasmettitori, ma restaurano, rinnovando e potenziando, l'antica sapienza; essa viene così riportata tra gli uomini con veste e forme nuove: i suoi frutti sono contemporaneamente vecchi e nuovi.
La sapienza Tradizionale muta continuamente forme, attraversando paesi differenti, senza mai tornare eguale come manifestazione sui suoi passi, ma sempre immutabile nella sua essenza.
Le cristallizzazioni appartengono al mondo minerale, non allo scorrere libero della Vita.
La Tradizione Unica, immutabile nella sua essenza, compare nei tempi con forme diverse.

È quanto scrive il Kremmerz in La Porta Ermetica – Ed. Mediterranee, 1982 – p. 36: “La stella caudata non è l'astro in visione continua. È la cometa, vale a dire una apparizione ciclica della luce che, come nelle prime idee dei popoli, ha influenza sulle cose del mondo. […] Come simbolo, la stella caudata comparisce a cicli, cioè a periodi di evoluzione. La scienza integrale e integralizzante fa la sua apparizione luminosa quando le ere determinano un rinnovamento."

Esaminiamo ora l'opera di Kremmerz, per vedere se essa può essere considerata come una nuova manifestazione della Tradizione Unica ed Immutabile.
Fu Pasquale De Servis, Izar, a presentare Ciro Formisano, nel 1886, a Giustiniano Lebano.
Ciro Formisano, nato a Portici l’8 aprile 1861, dopo aver terminato l’apprendistato sotto la guida di Izar, entrò venticinquenne nell’Ordine Osirideo Egizio.
Nel 1893 De Servis scomparve alla vita terrena e Ciro Formisano, il futuro Giuliano Kremmerz, continuò la sua evoluzione all'interno della cerchia di Giustiniano Lebano. Quest'ultimo, pur avendo compreso le grandi potenzialità iniziatiche di Formisano, ne aveva anche  percepito il carattere esuberante e l'assoluta inclinazione all’uso pro salute populi di quanto veniva apprendendo.
Va però sottolineato che per il Kremmerz, come si vedrà meglio in seguito, operare pro salute populi non significava dare in pasto le verità sacre della Tradizione Ermetica al popolo, ma utilizzare per l’umanità e la sua evoluzione tali verità ed i poteri ad esse collegati, riservati solo agli uomini capaci di giungere ad un elevato  livello di intuizione e purificazione.
Le relazioni fra Lebano e Formisano si mantennero buone fino al 1897, tanto da far approvare il 20 marzo 1896 al Grande Ordine Egiziano la prima idea di Schola Ermetica con finalità terapeutiche, il primo abbozzo di ciò che poi diverrà la Fr Tm di Miriam.
Dal 1896 al 1899 il Formisano, che si presentava ora come Giuliano Kremmerz, diede alle stampe i fascicoli del Mondo Secreto.
In tali fascicoli egli cominciò ad esporre le basi elementari della dottrina ermetica. Già sentiva in sé che l'eredità ermetica doveva presentarsi con una veste consona ai nuovi tempi e al nuovo livello evolutivo dell'umanità e che la stessa Tradizione Ermetica non poteva più essere retaggio di ristrette cerchie detentrici di una trasmissione documentale, ma che doveva essere intelligentemente esposta, al fine di richiamare ad essa gli uomini di volontà buona.
Per capire l’opera che il Kremmerz iniziava ad intraprendere si riportano alcuni brani tratti dal  Programma della Pubblicazione dei Fascicoli del Mondo Secreto, Ristampa Integrale - Ed. Rebis, p. 3 e succ.: “Questa pubblicazione tenta di raccogliere l’attenzione dei pochi eletti sulle scienze morte al mondo moderno, e di parlare alla coscienza di coloro che sono imparziali il linguaggio delle utopie dei tempi remoti. […] Apro quindi il gran libro della verità a coloro che impareranno a leggerlo. Questa Antologia Magica comprenderà il meglio di quanto possa essere utile per avviare i discepoli attenti alla conquista dell’assoluto. Prima di giudicare, studiate attentamente. Se studiando comincerete a intuire, imparate a tacere. NON PARLATE SE NON VOLETE RITORNARE NELLE TENEBRE DELLA VOLGARITA’. Siate astemii del vino delle illusioni: se cominciate ad ottenere un successo non vi ubriacate di vanagloria. […] Si consiglierà a tutti di essere ottimi di cuore, sereni di mente e virtuosi nelle opere, perché il Dio-Chimera presceglie i suoi candidati nel fiore della purità dell’anima. […] Prometto di raccogliere e far tradurre nella dolcissima lingua italica il miglior materiale che crederò opportuno. Già l’ho detto e lo ripeto. I dommi, i rituali, le pratiche, i caratteri non sono la profanazione di nessun arcano sacro, né leggendo s’impara a far miracoli né ad illudersi. […] Questa pubblicazione non è fatta a scopo settario, quindi, inchinandosi a tutte le forme della Verità, dal Cristianesimo al Buddismo, non tocca la coscienza religiosa di colui che veramente crede. Non imporrà la fede e proporrà pratiche ed esperimenti elementari, che tutti possono tentare, e aspetterà che la coscienza dei fatti lasci libero l’esame e il giudizio dell’osservatore. Avvierà così i volenterosi alla conoscenza delle leggi che regolano i fenomeni della materia bruta, delle forze occulte dell’uomo, e dell’intervento del mondo invisibile nella vita umana. Chiede perciò l’aiuto di tutti coloro che studiano ed hanno volontà di imparare.”
Il timore di veder profanate e date in pasto al popolo (cave canem!) le verità sacre della Tradizione crearono un raffreddamento di rapporti tra Lebano, con alcuni suoi discepoli, ed il Kremmerz.
Negli scritti presenti nel Mondo Secreto e successivamente, dal 1899 al 1900, nei Fascicoli della pubblicazione La Medicina Ermetica, si nota, se letti attentamente, ancora una visione della Tradizione legata agli schemi derivanti dai depositi iniziatici della Scuola Ermetica Napoletana.
Nel primo fascicolo de La Medicina Ermetica egli però espone il primo patto di costituzione della Fratellanza Terapeutico Magica di Miriam (luglio 1899), ponendo come unica finalità di questa Fratellanza la Terapeutica. Da questo fascicolo si riporta il seguente brano non firmato ed intitolato Ai nostri Fratelli (V. Ristampa Integrale La Medicina Ermetica , Nardini Editore, p. 3 e segg.): “Oltre a ciò bisogna che i fratelli abbiano un concetto chiaro della nostra GRANDE OPERA, tanto da non confonderla con le istituzioni umane, né di immischiarla con i tanti tentativi di organizzatori di chiese nuove. Chi è a capo di questa istituzione, di cui la sola forma di propaganda è moderna, non è un ispirato atteggiandosi a Messia: il nostro capo e maestro è un SAGGIO cioè una Mente illuminata dai Raggi della Verità, e che ha coscienza della sua opera e scienza della sua parola. Nella decadenza di tutte le istituzioni massoniche e religiose, egli per MANDATO, essendo i tempi maturi, riconduce alla fonte primitiva del Bene tutte le pecorelle smarrite dell’ovile, affinchè nel secolo XX, dopo le convulsioni e le crisi che segneranno il bagno di salute, assurga alla umanità il novello sacerdozio che unisca in una stessa parola Scienza e Fede, cioè la Fede per la Scienza e la Scienza nella Fede. Questo Sole del nuovo secolo, spirante felicità dei popoli nella ragione della umana solidarietà per la conquista della pace e del benessere sociale per la sola pratica del bene e della verità, è di sopra tutte le forme politiche temporali delle chiese e delle sette, e spanderà i suoi raggi vivificanti dall’Oriente Egizio – cioè dal Fiume Sacro o Nilo delle regioni misteriose – e porterà ai popoli, in avvenire, quell’esistenza di pace e di gioia che la Bibbia raffigura nelle convalli di Engaddi, dove le mistiche Rose fioriscono per incanto e la innocenza delle fiere raggiunge l’iperbole più ardita delle favole. […] La Fratellanza nostra è fondata e propagata sotto un PATTO FONDAMENTALE che limita le sue funzioni nella società profana. La nostra costituzione ci impone di occuparci esclusivamente di medicina occulta, la quale è l’applicazione della Scienza dello Spirito al sollevamento di tutte le sofferenze del nostro simile.”
In questo periodo, pur sentendo la necessità di trasmettere in modo nuovo la Tradizione Ermetica, il Kremmerz sembra ancora vincolato alla vecchia ortodossia: si potrebbe dire che ancora non ha messo le ali.
Egli, ancora legato alla cerchia del Lebano, fa approvare dal Grande Ordine Egiziano la Pragmatica Fondamentale della Scuola Ermetica. (22 dicembre 1909).
È nel 1910 che scompare alla vita terrena Giustiniano Lebano e che appare l'opera forse più significativa del Kremmerz: La Porta Ermetica.
Quest'opera va considerata come il Manifesto di una nuova Schola, di un nuovo modo di espressione della Tradizione Unica.
Con questo “Manifesto” il Kremmerz non si pone come il trasmettitore “ortodosso” del deposito iniziatico e documentale della Scuola Ermetica Napoletana, ma crea le basi per una nuova espressione della Tradizione stessa.
È sotto questa luce che tutte le polemiche circa il fatto se Kremmerz possa o non possa considerarsi un continuatore del Grande Oriente Egizio perdono di significato. Egli, nutrito dall'ermetismo di matrice egizia e napoletana, evolve fino a poter sentire in sé la chiamata delle Intelligenze della Tradizione, che ne fanno uno strumento per rinnovare il modo in cui la Tradizione stessa deve esprimersi nell'umanità.
Esaminiamo quindi La Porta Ermetica, questo Manifesto innovativo.
Il Kremmerz immagina di trovarsi ospite di un amico nella Villa della Speranza: un grazioso edificio bianco ed ammantato di verde. Notiamo i colori: il bianco della luce ed il verde della vita sempre rinnovantesi, come deve essere la Tradizione.
La Villa della Speranza si trova a Sanremo, anzi Kremmerz scrive S. Remo. Su questo nome Remo il Kremmerz scrive in La Porta Ermeticacit.,  p. 17: “So che Remo fu ucciso da Romolo, ma non so perché l'abbiano santificato; in ogni modo, il nome della leggendaria vittima della prepotenza del primo re di Roma mi parve un buon augurio per quello che si svolse dopo.”
Questa digressione sul nome di Remo e sul suo rapporto con Romolo, che viene messa proprio all'inizio del testo, in genere non è oggetto di attenzione. Ma, partendo dal fatto che Kremmerz e gli ermetisti non scrivono nulla a caso, è utile fare una considerazione.
La vicenda di Romolo e Remo incarna il sorgere del diritto nella mitica fondazione di Roma. Con la Regula Romolo traccia i confini della città; al possesso naturale, cioè fattuale delle cose (il diritto primigenio), si sostituisce il possesso secondo diritto, cioè la limitazione giuridica dei confini.
È la vecchia diatriba tra legge e giustizia, tra ciò che è giusto in natura e ciò che è scritto e codificato. I giuristi romani infatti asserivano che il vero diritto è il “diritto vivente” (ciò che è giusto), e codificarlo è un abominio che produce ingiustizie, perché la vera legge è la giustizia applicata al caso concreto.
Tale storia mi sembra ricalcare la differenza tra una Tradizione definita “ortodossa”, solo perchè trasmessa regolarmente coi documenti, e la Vita stessa della Tradizione, che invece si esprime in modi nuovi e al di fuori delle vecchie codificazioni. La Vita  non ha limiti di esplicazione.
Il Kremmerz scrive a p. 19 op. cit.: “Io sono lo spirito del tempo e parlo della ricerca della verità nella scienza umana con la liberalità che il criterio moderno consiglia. […] E dico che col buon senso italico, con quel buon senso mediocre che tutti posseggono, la via giusta, spoglia di ogni settario proponimento [corsivo dell’autore], deve essere additata ai ricercatori del vero. Filosofi parolai, e scienziati di limitati sensi indagativi, devono far posto ad una scuola razionale di cultura che indicherà la via alla massa perché segni il limite in cui il filosofo deve fondersi allo scienziato e camminare alla conquista della verità pro salute populi”.
Questo non deve essere visto come profanazione e divulgazione di verità sacre Tradizionali, quanto piuttosto necessità di accendere una luce, un faro, per indicare che esiste una possibilità di evoluzione dell'animale uomo, ma che tale possibilità, pur essendo aperta a tutti, può essere colta solo dagli uomini di volontà buona. È ben vero che qualunque opera di esposizione è esposta a rischi principalmente per chi la espone; non bisogna invece avere timore, a mio avviso, che la Tradizione si profani: essa si protegge da sola; chi non è pronto, non vede nulla e non comprende nulla, anche se dovesse essere esposto.
Dice un amico di Napoli: “Chi deve capire capisce, chi non capisce, non deve capire!”
A p. 20, op. cit., il Kremmerz continua: "Questa Scuola Integrale Italica la fondo stasera nella tua villa della Speranza".
Ecco la fondazione di una nuova Scuola, di un nuovo supporto per una nuova espressione della Tradizione.
Con tale azione egli si stacca da una cristallizzata forma della Tradizione, per coglierne il senso immutabile, vitale e trasmetterlo.
Vediamo quindi il programma di questa Scuola.
A p. 21, op. cit., scrive: “Esplicitamente il programma dei fatti è nello sforzo per migliorare noi e gli altri nella conoscenza della individualità latente in noi; applicare le conquiste alla vita reale, a beneficio dei meno provvisti, combattendo il male sotto qualunque forma di ignoranza e di prepotenza.
Chi si sente di apporre la propria firma a questo programma ideale deve considerarsi liberamente un compagno nostro, in nome della Luce che dà la scienza contro ogni superstizione religiosa e settaria. […] Non so se saremo pochi o molti. Io ho desiderato sempre i pochi di buona volontà ai molti di tiepida fede nella cosa che intraprendono a studiare e praticare.”
E a p. 22, op. cit.: “Se una direzione nuova, fuori le linee delle vecchie, cancrenose carcasse dei templi, incammina le masse sottratte all'analfabetismo verso l'ideale della fratellanza e dell'amore come la più naturale soluzione di bene sociale, un gran passo sarà fatto.”
Le verità sacre, pur dovendo essere gelosamente conservate per i soli uomini di volontà buona e degni, devono avere un'applicazione pratica, per servire da lievito all'evoluzione dell'umanità. Questo accadde nell'Egitto storico e successivamente con l'opera dei veri Rosacroce. Quindi una Tradizione non più chiusa tra pochi eletti, ma una Tradizione che si pone come faro evolutivo per la società.
A p. 23, op. cit.: “Le cristallizzazioni appartengono al mondo minerale e non a quello delle idee umane.”
Ecco un'ulteriore conferma di quella linfa vitale della Tradizione, che deve scorrere al di fuori di ‘cristallizzazioni’.
Più avanti, a pp. 34–35, op. cit., il Kremmerz chiarisce ancora meglio il carattere di questa nuova Schola.
“La Scuola che qui, in Italia, fondiamo come cosa essenzialmente latina, deve avere per minima misura il massimo buon senso. […]  La nostra dev'essere Scuola Integrale, non setta, non chiesa, non sinagoga, non pulpito. Scuola è metodo investigativo, è educazione, è allenamento indipendente e superiore a tutti i mondi favolosi della religione e delle confraternite da essa dipendenti. […] Scuola Italica che ricorda le astrazioni integrali di Pitagora coi valori dei numeri, astrazione di valori assoluti indipendenti da ogni forma mistica. Allora il maestro appare a voi, su di voi, in voi e innanzi a voi. […]  La Scuola Integrale Ermetica, italica, deve avere il carattere della impersonalità e della non fede nella parola del docente. Io potrei dirvi come Ireneo quae scio scribo sed non vobis, posso dirvi che le cose le so e non le racconto a voi, perché crediate, ma vi insegno la via perché possiate arrivare alla conoscenza di esse senza il necessario bisogno di sentire quello che a voi non è provato.”
Nel prosieguo dell'opera il Kremmerz spiega come gli antichi praticassero due magie, o meglio due aspetti operativi della Tradizione Ermetica: Alle pp. 48–49, op. cit., scrive: “[...] Gli antichi conoscevano e praticavano due magie, la eonica e la trasmutatrice, la prima isiaca, cioè lunare; la seconda ammonia, cioè solare. […] Quindi due magie che prendono il nome dai due fattori della realizzazione: Ammonia la magia della forza capronica capace di imporre la trasmutazione nel mago e fuori; Isiaca quella che utilizza le forze come le trova e pei fini a cui possono servire. […] Quelli che percorreranno trionfalmente tutta la magia eonica troveranno l'iniziatore ammonio che li aspetta.”
Quindi il progetto di una Scuola Integrale Ermetica, che racchiudesse al proprio interno sia il deposito isiaco, sia il deposito ammonio, depositi derivanti dalla tradizione egizio-napoletana, ma innovati in funzione del nuovo stato dell'uomo e della società. La Tradizione deve fluire in forme nuove.
Che nella Scuola Integrale Ermetica il Kremmerz intendesse portare anche il deposito ammonio, risulta dalle considerazioni che fa sulla morte e da quanto scrive a p. 69, op. cit., a proposito della possibilità di creare dei separandi; in particolare egli parla del corpo sidereo o lunare : “Dicono che le scuole sacerdotali-magiche abbiano posseduto o possedessero dei metodi abbreviativi perchè questo corpo sidereo si costituisse presto: se io dicessi che conosco questo metodo, dovrei chiederne la protezione all'ufficio delle patenti dello Stato per la privativa, e provarlo… quindi mi limito a sospettare solo che questo mezzo o metodo possa e debba esistere ancora oggi, se gli antichi lo sapevano. In astrale (cioè nel cielo non lucente) tutto ciò che fu è conservato, è evocabile e realizzabile.
Se fu  conosciuto il segreto magico, questo segreto deve potersi rievocare, integrare, e sarà merito della scuola che lo realizza.”
Questo passo è molto importante non solo perché indica come il Kremmerz intendesse portare all'interno della Scuola Integrale anche la parte ammonia, ma anche perché espone, in modo chiaro, come i segreti ermetici ed alchemici non possano o meglio non debbano essere trasmessi come ricette scritte. Essi devono essere intuiti dall'iniziato, solo nel momento in cui egli ha risvegliato in sé quell'intelligenza ermetica, che sola gli permette di penetrare nel mondo delle cause, in quel mondo astrale, senza luce visibile,  ma in cui è tutto conservato e leggibile per i puri.
Quindi una Scuola che non trasmette ricette alchemiche, anche se queste provenissero da eredità e lasciti ortodossi, ma una Scuola che indica il lavoro da compiere su di sé, per giungere a comprendere prima e praticare poi, in modo corretto, tanto la magia eonica, quanto la magia trasmutatrice o Alchimia.
A questo proposito vale anche la pena ricordare, a proposito delle “tecniche ammonie”, che dovrebbero essere applicate dal discepolo giunto al risveglio della intelligenza ermetica o pensiero libero dai sensi, quanto scrive Massimo Scaligero, Kundalini d’Occidente, Ed. Mediterranee, 1980 – p. 74–75: “Descrivere le tecniche necessarie a questo punto è in sostanza una petizione di principio, e perciò non può non essere l’inganno di arbitrari maestri: perché chi giunge a questo punto, sa benissimo come regolarsi: egli solo può suggerire a se stesso il comportamento che gli occorre, equivalente in definitiva all’ispirazione che merita accogliere dai Maestri invisibili, incessantemente assistenti, al servizio del Logos. Tali maestri sono mobilitati dal Mondo Spirituale, presso le vette sovrasensibili, cui possa elevarsi l’uomo capace d’intuire il proprio volere uno con la luce-folgore del Logos.”
Ma le finalità della Scuola Integrale non sono solo queste. Essa deve non solo formare uomini evoluti, ma deve anche essere attiva nella società, mettere al servizio dell'umanità i doni che essa elargisce. Essere una Scuola pro salute populi.
Il Kremmerz scrive a pag. 71, op. cit.: “Spero che la scuola integrale ermetica possa creare o propiziare un tentativo di miracolo senza tempio, pro salute populi.
E vi accenno brevemente.
Dalla integrazione si può ottener tutto, il bene e il male. È fama però che quelli che si dettero alle buone pratiche non fecero che il bene. È logico. Ottenendo dei progressi, intellettuali e psichici, non si può concepire il male, non si saprebbe praticare il male, il quale è una concezione restrittiva della natura e una fisionomia bassa dell'Universo. Perciò i tradizionali Rosacroce furono praticanti della taumaturgia e taumaturghi furono tutti i grandi iniziati alle scienze sacre. Una scuola d'integrazione non è possibile senza un fine di realizzazione e il fine, un fine di nobile carità civile, è il far convergere le forze occulte, che si integrano in noi, allo scopo di alleviare le sofferenze umane.”
Questo passo è importante sia perché definisce un fine pratico nell'umanità, sia perché richiama il senso vero della missione dei Rosacroce, dei veri ed invisibili Rosacroce.
Il fine terapeutico di una Scuola Integrale Ermetica è così delineato da Carlo Coraggia - Lehahiah -in uno scritto non pubblicato: “ Vi dicevo, dunque, o meglio ve lo diceva il Kremmerz, che la prima manifestazione del vostro Dio è magnetismo integrale, che è Amore con l’A maiuscola.
Cotesto magnetismo integrale – lo vogliate o no – è terapeutico e ve ne accorgerete non fosse altro che dal piacere che procura a voi e a chi si avvicina mentre vi trovate in quello stato.
Ciò non significa che risuscita i morti, o guarisce il cancro e la tubercolosi, ma soltanto che è terapeutico.
Ed è logico che sia così: se voi traspirate mercurio puro, cioè essenza di vita, voi eserciterete sulla vita (similia similibus, donde l’omeopatia kremmerziana)  o principio vitale di chi si avvicina, opera restauratrice, compensatrice, riequilibrante e, in altri termini, voi donate al mercurio altrui la forza di svegliarsi e di sprigionare nel corpo la sua forma benefica.
Sarebbe molto strano se, usando essenza di vita, voi vi proponeste qualche cosa d’altro da ciò che essa può darvi.
Potete forse con l’essenza di arancia fare la limonata?
E qui bisogna chiarire un grosso equivoco: coloro che hanno ritenuto la terapeutica una via di ascenso inferiore (inferiore, forse, perché vagheggiando chissà quali proterve aspirazioni personali) sono in errore.
La terapeutica, essendo esercizio di magnetismo integrale, è la direzione di efficacia del suo sviluppo.
Ma gli aspiranti alla magia sono pressoché tutti aspiranti a prepotere sui propri simili, per asservirli.
Invece il magnetismo integrale dà la perfetta signoria delle anime, le quali, pertanto, vengono assoggettate ma non per essere asservite, bensì per essere affrancate e portate fino al divino del loro ascenso.
È esercizio di poteri nella Legge Universale, non quella velleità della propria capoccia, e chi concepisce il potere fuori della legge – dice il Kremmerz – non è che un pazzo.
È soltanto in funzione di questa Legge Universale che si crea e si sviluppa il magnetismo integrale (che è manifestazione del Dio in noi) il quale, pertanto, è creazione in sé di un valore universale.”
Questa finalità terapeutica dell'Ermetismo è dimostrata anche dall'opera che svolse, nel 18° secolo, il Conte di Cagliostro.
Senza entrare nelle dispute circa la personalità del Cagliostro, sappiamo che egli soggiornò ben tre volte a Napoli ed ebbe contatto, mediante la profonda amicizia e frequentazione del Cavaliere Luigi d’Aquino, con la Loggia di Raimondo e di Vincenzo di Sangro, dalla quale trasse preziose indicazioni per la creazione del suo Rito Egizio massonico.
Egli, muovendosi per tutta Europa, cercò di diffondere le conoscenze ermetiche egizie e si presentò sempre come un terapeuta e sempre come tale fu accolto, a tal punto da infastidire il potere politico e il potere ecclesiastico, che lo fece imprigionare fino alla morte e ne infangò l’opera e la memoria.
Così il Kremmerz conclude il suo Manifesto esposto in La Porta Ermetica, p. 75 e succ.: “A S. Remo, nella Villa della Speranza, ho ragionato così. Le idee utili fanno cammino malgrado ogni ostacolo e ogni indifferenza – questa idea nostra, pregna di molto amore, spoglia di ogni boria, che non lede il diritto di nessuno, che porta un contributo sperimentale alla sapienza umana, farà cammino. Dove noi saremo inefficaci e impotenti, verranno le menti più chiare a far meglio. […] Denudato da tutte le follie e le goffaggini dell’empirismo magico, l'ermetismo, come via di pervenire all'ideale della angelizzazione umana, deve tentare di affermarsi nel campo sperimentale e con un fine di bene indiscusso. La medicina integrale o ermetica compie il prodigio della resurrezione alla ragione illuminata.”
Questo il grande Ideale che Giuliano Kremmerz aveva il compito di realizzare.
Negli anni successivi al 1910 egli tentò di creare la struttura che potesse incarnare tale alto Ideale.
Ci riuscì in parte, con la creazione delle Accademie. Egli stesso però ebbe a dire che non voleva essere ricordato come un fondatore di Accademie.
Ancora una volta si verificò, come sempre nella storia, la difficoltà di mantenere pura l'espressione della Tradizione, nel momento in cui questa era incarnata in un supporto. Come sempre gli uomini guardarono più alla struttura che all'Ideale che essa racchiudeva ed incarnava.
Ma nonostante tutto, il tentativo doveva essere fatto.
Questa sua Opera, al servizio della più pura Tradizione, non fu condivisa dai successori di Giustiniano Lebano, che non riconoscevano in essa il rinnovamento necessario dell’espressione e dell’azione della Tradizione stessa ed erano preoccupati di veder profanate le verità sacre, di cui si ritenevano i legittimi depositari.
Leone Caetani, probabile successore di Giustiniano Lebano, ebbe a scrivere nel 1910, firmandosi come N.R. Ottaviano, nel Commentarium per le Accademie Ermetiche, ripubblicato da Nardini Editore nel 1980, p. 210: “Ora dovrei dire io quello che so su la gnosi e sull’iniziazione intesa latinamente e questo poco poco di chiarimento mi dispiace di non poterlo distribuire ai poveri che non lo sanno, perché non sono che pagano e ammiratore del paganesimo e divido il mondo in volgo e sapienti, i sapienti di questo poco se ne servono per difendersi del volgo, che i miei antenati simboleggiavano nel cane e lo pingevano alla catena sul vestibolo del Domus familiae con la nota scritta: cave canem: cane perché latra, addenta e lacera.
Unico forse tra voi che non sono iscritto alla Fratellanza, posso permettermi libertà di linguaggio e di giudizio, e conservare le mie idee od esporle; e dico cioè che la goffaggine dei contemporanei che alchimizzano la occulta filosofia cristianeggiando e democratizzando la scienza vorrebbe mettere a comune – è il comunismo cristiano primitivo – tutto ciò che sanno gli altri sotto la stupida egida che la sapienza è patrimonio di tutti – invece io ritengo che questa sapienza di cui mi interesso io è il patrimonio di pochi per il governo degli inferiori, perciò il mago re e non il mago che diventa il servitore gratuito dei curiosi e degli oziosi.
Su tale argomento sono perfettamente in disaccordo col dott. Kremmerz, al quale mi uniscono affetto e comunità di studii, ed il Kremmerz ne ha costatato l’errore con le pene sofferte e i fastidi procuratisi dal 1897 che cominciò a scrivere di queste cose viete e di trattare gli inferi come tanti fratelli, uso S. Francesco di Assisi.”
Il timore della profanazione delle Verità Sacre è giusto che esista, ma non deve portare ad un irrigidimento cristallizzato della forma in cui si esprimono, perché questo impedisce il corretto fluire della Tradizione.
La Tradizione vera, infatti, come la Vita, scorre e non può essere considerata proprietà esclusiva di nessuno e, pur rimanendo attenti affinché non si verifichino profanazioni, non si può arrestare il suo flusso.
A tal proposito riportiamo alcuni brani tratti da Massimo Scaligero, Dell’Amore Immortale,  Ed. Tilopa, p. 307 e succ.: “Un’associazione spirituale è un organismo invisibile che si proietta sul piano visibile come forza risolutrice dei contrasti propri alla relazione egoica: contrasti che sono previsti, anzi necessari come materia dell’opera unificatrice, come sostanza dinamica dell’azione associativa.
Ma avviene sempre che la relazione egoica prevalga ed imiti la spirituale, per sussistere in quanto stato di fatto egoico in veste spirituale: che è l’unificazione astratta, organizzativa o accademica, propria alle associazioni profane.  Ciò si verifica per l’affievolimento delle coscienze, in quanto l’insegnamento originario venga via via trasformato in formule, in regole, in sentenze, in nozioni particolari, di cui si fanno propinatrici persone che furono vicine al “maestro” e che assumono la funzione di maestri riguardo ai nuovi venuti, trasmettendo qualcosa che vorrebbe valere come un insegnamento più riservato e più efficace di cui si presumono depositari: con ciò distraendo il discepolo dal contatto con il vero insegnamento: che può vivere soltanto in quanto divenga esperienza e come tale produca la continuità inestinguibile.
Ciò che può essere insegnato deve produrre tale continuità: non può essere accademica filiazione, bensì il fiorire di un ramo dell’albero sempre verde.
[…] L’associazione spirituale si inizia per lo spirito e, a un dato momento, prevalendo in essa gli organizzatori, diviene inavvertitamente condizione allo spirito. O si è in essa, o non si è nello Spirito: come se lo Spirito fosse luogo, accademia, situazione esteriore. È l’ideale di coloro che identificano lo Spirito con un fare spirituale, come se vi fosse un fare che potesse essere vero fuori dello Spirito.
In un organismo spirituale, l’idea in quanto vivente, ossia in quanto forza formatrice, giustifica la forma: altrimenti la forma è già l’alterazione dello spirituale, proprio perché forma ortodossa, fedele ai dettami custoditi come principii, come tradizione: in cui non la libertà determina il lavoro associativo, ma la legge, che dovrebbe riguardare solo il modo associativo.
[…] La società, essendo anzitutto una ‘fratellanza invisibile’, non è detto che la società visibile la incarni veramente: essendo questo una mèta, non un punto di partenza.
[…] Quando la “conformizzazione” è in atto e la volontà individuale automatizzata dall’insegnamento accademico, i soci tengono allo statuto – a quello già esistente o a quello da riformare – come a ciò che è più importante: per poter dipendere da esso, per essere in una regola a cui conformare la organizzazione che, in quanto insieme di membri, viene considerata organismo spirituale.  Sempre per la tentazione di fissare lo spirito  come una cosa che possa tenersi in mano e non abbia a sfuggire: e sia riferibile a un luogo, a una sede, a un gruppo, a un conferenziere che porga le verità come oggetti palpabili e conservabili.
[…] Quando i dirigenti di una presunta associazione spirituale tengono alla loro funzione di dirigenti e ad avere le fila del movimento e giungono persino ad adoperarsi per conseguire ciò e inoltre s’impegnano a provvedere a tutte le manifestazioni esteriori e accademiche che convincano riguardo alla verità o alla necessità del loro insegnamento, cercando di smorzare le voci discordi e di documentare di volta in volta l’immancabile buona riuscita delle manifestazioni, secondo uno stile politico ormai generalmente invalso: è chiaro che il movimento che essi dirigono non è più movimento spirituale, ma qualcosa in cui è in atto l’alterazione del contenuto originario, in una forma più seria che quella materialistica, svolgendosi sotto l’insegna dello spirito.”
Tali riflessioni di Scaligero fanno ricordare quanto detto precedentemente circa i principi rappresentati da Remo e Romolo ed il ‘diritto vivente’.
Sembra chiaro, a questo punto, quale volle essere l’Opera del Kremmerz, nella creazione di una nuova Scuola Integrale Ermetica, vista da alcuni come una profanazione della Tradizione.
Giuliano Kremmerz scrisse altre opere dopo La Porta Ermetica; in particolare vanno ricordati i fondamentali  Dialoghi sull'Ermetismo, redatti negli ultimi anni della sua vita terrena.
Nella Prefazione a quest’opera, nel marzo 1929, un anno prima della sua scomparsa fisica, egli esprime questo desiderio, valido ancora ai nostri giorni:
“ Ma una cosa sola desidero: che gli studiosi di Ermetismo magico, italiani, non si separino, non si dividano, non si combattano tra loro in aride polemiche, ma come figli della grande arte (uso una formola e un attributo corrente negli scritti degli alchimisti) si tengano stretti con amore intorno al punto criticissimo della ricerca per la scienza più umana che l’uomo sia mai audacemente pervenuto a possedere. L’Ermetismo, la magia, la filosofia delle forze occulte non si riducono a semplice erudizione né ad esercizi verbali ed oratorii. Bisogna conquistare, possedere, conservare, come la Sfinge, per poi donare ai poveri della Scienza e dell’Arte quando si è pronti al sacrificio di nobilmente sentirsi prodigo.”  Quest’ultima frase, che è stata posta in corsivo, è di una fondamentale importanza per comprendere l’Opera compiuta dal Kremmerz.
Egli dedicò tutta la propria vita alla realizzazione di quella Scuola Integrale, che doveva incarnare l'alto Ideale della nuova espressione della Tradizione.
Vi riuscì solo in parte.
Dopo alcuni anni di sperimentazione, nel 1917 ebbe a scrivere Ai discepoli della Grande Arte – La Scienza dei Magi – Ed Mediterranee, 1977 – pp. 7-8: “Con un senso d’amarezza profondo, dopo quasi vent’anni, scrivo due parole d’introduzione. […] Allora desideravo d’iniziare in Italia un periodo nuovo nella vita intellettuale dei migliori che mi leggessero strappandoli ai vaniloqui del misticismo cristiano o buddista che ci ha dato i sanguinosi risultati dell’ora presente, disgustandoli dell’empirismo spiritico con la follìa di conversare coi morti. Volevo che l’uomo comprendesse i poteri occulti o connaturati ai viventi, causa incosciente di tutte le creazioni mistiche che da secoli hanno afflitto l’umano genere. Volevo indicare che tra il materialismo scientifico e il misticismo di oltre tomba c’è un tratto inesplorato che cangia ai due estremi il loro carattere d’inflessibile esclusività, e che la scienza dell’uomo è nello stato intermedio di vita e di morte che fu detto MAG, rivelatore dell’esponente ignorato e potentissimo della natura umana. Volevo tentare una applicazione su vasta scala di queste forze alla medicina intesa come arte di guarire o alleggerire le pene. Volevo… andare più in là, che Dio me lo perdoni, innalzare un monumento al pitagorismo italico, seme del templarismo posteriore, e iniziare la piccola riforma mentale e morale della virtù nella sua essenza pratica della vita sociale.
Avevo dimenticato il calendario…
Credevo l’umanità molti secoli più innanzi, e in venti anni non ho realizzato che assaggi e prove. Niente di concreto… cioè di concreto le molte pene che mi son fabbricate con le mie mani.”
Anche nello scritto Judices dii judicantes, riportato ne La Scienza dei Magi, III Vol., p. 631, rivolgendosi ai Numi giudicanti, dice, non senza ironia ma con amarezza: “Fino allora, in piena teoria, meno male; ma la mia piccola missione era di scendere alla pratica e cominciarono, o beatissimi Numi giudicanti che conoscete le male lingue del suburbio e delle taverne dei liberti, le voci: - Chi è costui? Che fa? Che vuol fare? Che scopo arcano egli ha? Come mangia? Come beve? Donde viene? Chi lo paga? È medico? È dottore? È professore? Sa leggere? È virtuoso? Che vita mena? Invece di pensare alla cosa, gli uomini chiamati a raccolta pensavano all’uomo che la proponeva, e molti anni son passati in tormenti piccoli e grandi, tra la diffidenza dei molti, la fede dei pochi, i pettegolezzi del gran numero, la pazienza dei migliori.”
Aveva fallito? Non credo. Aveva dato, con sacrificio, il proprio contributo per realizzare l'alto Ideale di trasmettere quella Luce, ripulita da cristallizzazioni dogmatiche e a volte falsamente ortodosse, che è servita da guida ai pochi uomini di volontà buona.
Dobbiamo non solo essere grati al Kremmerz per ciò che ci ha trasmesso, ma credo che in questa epoca, a cento anni di distanza dalla pubblicazione de La Porta Ermetica, abbiamo il dovere di  raccogliere una sfida: tentare di superare tutte le barriere dovute ad egoismi personali, uscire da schemi di pseudo ortodossie, che molte volte nascondono solo cristallizzazioni egoiche, e cercare di cogliere quella purezza e quella Luce, che aspettano solo di trovare un adatto supporto per potersi nuovamente esprimere tra gli uomini. Si riuscirà in questo tempo a trovare la giusta misura, per consentire alla Tradizione di operare nella società, senza che vi siano profanazioni e deviazioni? Si riuscirà ad essere ‘intelligentemente aperti’ e consentire alla Tradizione di scorrere come linfa vitale? Questa è la sfida.

FDA