“ASSOCIAZIONI” INIZIATICHE

Giuliano Kremmerz nel 1917 ebbe a scrivere Ai discepoli della Grande Arte – La Scienza dei Magi – Ed. Mediterranee, 1977 – pp. 7-8: “Con un senso d’amarezza profondo, dopo quasi vent’anni, scrivo due parole d’introduzione. […] Allora desideravo d’iniziare in Italia un periodo nuovo nella vita intellettuale dei migliori che mi leggessero strappandoli ai vaniloqui del misticismo cristiano o buddista che ci ha dato i sanguinosi risultati dell’ora presente, disgustandoli dell’empirismo spiritico con la follìa di conversare coi morti. Volevo che l’uomo comprendesse i poteri occulti o connaturati ai viventi, causa incosciente di tutte le creazioni mistiche che da secoli hanno afflitto l’umano genere. Volevo indicare che tra il materialismo scientifico e il misticismo di oltre tomba c’è un tratto inesplorato che cangia ai due estremi il loro carattere d’inflessibile esclusività, e che la scienza dell’uomo è nello stato intermedio di vita e di morte che fu detto MAG, rivelatore dell’esponente ignorato e potentissimo della natura umana. Volevo tentare una applicazione su vasta scala di queste forze alla medicina intesa come arte di guarire o alleggerire le pene. Volevo… andare più in là, che Dio me lo perdoni, innalzare un monumento al pitagorismo italico, seme del templarismo posteriore, e iniziare la piccola riforma mentale e morale della virtù nella sua essenza pratica della vita sociale. Avevo dimenticato il calendario… Credevo l’umanità molti secoli più innanzi, e in venti anni non ho realizzato che assaggi e prove. Niente di concreto… cioè di concreto le molte pene che mi son fabbricate con le mie mani.”

E sempre Kremmerz ne “I Dialoghi sull’Ermetismo” da “La Scienza dei Magi” – III Vol. – Ed. Mediterranee scrisse: “Una sola cosa desidero: che gli studiosi di ermetismo magico, italiani, non si separino, no si dividano, non si combattano tra di loro in aride polemiche, ma come Figli della Grande Arte si tengano stretti intorno al punto criticissimo della ricerca per la scienza più umana che l’uomo sia mai audacemente pervenuto possedere.”

Nella nostra epoca, se osserviamo il panorama delle Associazioni cosiddette spirituali o iniziatiche si rimane molte volte meravigliati dal trovare tra di esse, invece che uno spirito di unità, forme di incomprensioni e di antagonismo, che esprimono aspetti di supremazia egoica, estremamente lontani da quell’armonia, che dovrebbe non solo essere presente nelle Associazioni stesse ma dovrebbe anche, come la polvere di proiezione degli alchimisti, proiettare all’esterno valori evolutivi e di vera fratellanza.

Ma perché questo avviene?

Cerchiamo di esaminare con attenzione questo problema, ricordando quanto Massimo Scaligero scrisse in “Perché un’Associazione Spirituale Viva”, tratto da “Dell’Amore Immortale” – Ed. Tilopa – p. 307:

“Perché un’associazione spirituale viva, le occorre ogni giorno la materia prima che ne giustifichi l’esistenza: lo spirito. Quando questo venga meno, l’associazione può sussistere solo in quanto qualcosa che non è lo spirito ne va prendendo il luogo: tuttavia continuando ad operare come fosse lo spirito.”

Un’Associazione, che voglia definirsi iniziatica, deve essere intesa come un organismo invisibile, un’Idea Vivente, un eggregoro, che si proietta sul piano concreto e visibile; per tale motivo contiene in sé la forza che risolve e supera qualunque contrasto, che potrebbe generarsi da forme egoiche dei componenti. Ma molto spesso le relazioni egoiche, se il lavoro iniziatico su di sé non è portato avanti con sincerità, costanza e determinazione, prevalgono e, cosa ancor più grave, cominciano ad imitare le forme spirituali e ne prendono il posto. L’Associazione iniziatica si trasforma allora in un’associazione profana, con tutte le tipiche dinamiche legate a rapporti personali, in cui prevale l’ego di ciascuno.

Si deve sempre tener presente che gli individui che fanno parte di un’Associazione spirituale dovrebbero accedere ad essa, in quanto già si sentono uniti in nome di un’Idea Vivente, e la forma associativa dovrebbe nascere in modo naturale da questa sintonia. Non è certo una forma organizzativa che può creare la sintonia tra i membri. Ogni volta che nascono contrasti bisogna sempre pensare che questi non si originano a causa della forma organizzativa, ma da un lavoro iniziatico non correttamente portato avanti: solo un sincero esame circa il rapporto tra l’Idea Vivente e l’Associazione può risolvere le divergenze. Sono proprio queste divergenze che dovrebbero essere un segnale prezioso per indicare il percorso di miglioramento e di crescita iniziatica ancora da svolgere. Il contatto reale con l’Idea Vivente si affievolisce ogni volta che l’insegnamento originario, vivo e dinamico, si trasforma in formule, regole, sentenze, nozioni e ancor più quando coloro che le cristallizzano in falsa ortodossia – persone che furono vicine al “maestro”, che detengono timbri, archivi e documenti, senza averne colto e percepito il “senso vivente” – assumono la funzione di “maestri” e propinano a nuovi “discepoli” insegnamenti cristallizzati e privi di fermento vitale, distraendo così il discepolo dal vero insegnamento, che può essere tale solo quando questo diventi esperienza vissuta e come tale possa produrre la continuità inestinguibile, richiesta dalla vera Tradizione.

Scrive Scaligero: “Ciò che può essere insegnato deve produrre tale continuità: non può essere accademica filiazione, bensì il fiorire di un ramo dell’albero sempre verde.” La società profana ha sempre bisogno di leggi e di istituzioni; ma quando queste leggi invecchiano, in quanto il tempo modifica, inizia la lotta ideale dei pochi che in ogni epoca tendono a rinnovarle, perché si mantenga la “forza vivente originaria”, la vera ortodossia.

In un’Associazione Spirituale l’incontro fra gli individui dovrebbe sempre riflettere un incontro interiore, non deve essere un’apparente unione esteriore, ma un evento sovrasensibile a cui viene dato il supporto umano.

Quindi in un’Associazione iniziatica l’associarsi è la conseguenza di un lavoro interiore, svolto da ciascuno e solo allora l’associarsi stesso può essere regolato da una forma esteriore, che dovrà e potrà essere rinnovata ogni volta che perde il contatto con l’Idea Vivente.

Quando poi si verifica che i “dirigenti” di una presunta Associazione spirituale ambiscono a questa funzione e lottano per detenere le fila del movimento, cercando in tutti i modi di convincere gli altri circa la necessità del loro insegnamento, allora certamente quel movimento non ha più nulla di spirituale: l’Idea Viva non è più presente ed il contenuto originario si è completamente alterato. Solo individui che coltivino in se stessi il lavoro iniziatico, in modo sincero e determinato, potrebbero essere i veri organizzatori di un’Associazione iniziatica, non condizionati dall’appartenere all’Associazione stessa e soprattutto non affetti dalla brama di dirigerla.

Le Idee Vive non possono essere uccise da schemi umani e da egoismi: esse sono come “il vento che non si sa dove vada né d’onde spiri”.

Non avendo passaggi obbligati, la strada delle Idee Vive non può essere che quella della infinita libertà.

FDA