Pericoli sulla via

Se state leggendo queste righe è perché cercate qualcosa che la società non vi ha saputo dare: la conoscenza e la gioia interiore. Qualcuno di voi si è già addentrato nella foresta intricata e ha visto di persona quanto è facile prendere lucciole per lanterne, quanto è facile incontrare falsi maestri e falsi umili, ma questo mi auguro non vi distolga dalla meta. Se cercherete la verità, ogni aspettativa nei confronti delle persone sarà soltanto un contorno, perché voi non sarete fedeli a un gruppo di uomini, ma a un ideale. Gli uomini vi possono tradire, ma l’eterna verità non vi deluderà mai.

Solo il Maestro può guidarvi con sicurezza attraverso il labirinto del Minotauro, ma quel Maestro non porta un vestito di carne: vive in voi, nel vostro profondo. Non scordatelo mai, quando qualcuno cercherà d’ingannarvi per contentare la sua vanità accaparrandosi la vostra dedizione, vantando titoli e tessendo promesse d’Illuminazione: il Cammino sarà sempre e soltanto vostro, perché nessuno conosce le ragioni della vostra venuta su questa terra di epoca in epoca, tranne l’Uomo antico che in voi dimora. Il resto, è arroganza umana. Un’anima gentile che vi prende la mano nella foresta e vi aiuta a trovare il sentiero non fa le veci del vostro Maestro, ma può aiutarvi a trovare la sua porta. Non è altro che questo il fine di una guida: aiutarvi temporaneamente, senza permettersi mai di dirigervi sulla giusta via contro la vostra volontà.
Ma il comprendere se siate giunti alla soglia e l’oltrepassarla, dipenderà da voi e da nessun altro.
Quell’anima è lì per farvi luce con la sua lanterna finché non saprete accendere la vostra, per coprirvi col suo mantello nelle notti fredde finché non ve ne sarete cucito uno, per far nascere in voi le domande senza regalarvi risposte teoriche che danno l’illusione di conoscere, ma accompagnandovi alla soglia dove Lui dimora, condividendo il pane e il vino lungo il tragitto.
Perché nella foresta le notti sono solitarie senza dei compagni di viaggio, ma uniti possiamo darci i turni per le veglie notturne, per tenere acceso il fuoco, per condividere la bellezza del paesaggio, per chiamare il nome di chi ha sbagliato direzione ad un bivio (chiamarlo non vuol dire andarlo a tirare per i capelli: questo intendo per non doversi permettere di costringere l’altrui volontà).
Quando gli aspiranti ricercatori diventano veri Fratelli, che sanno a Chi rivolgersi per seguire la verità, legati nel cuore tra loro, parte di quel compito è compiuto e vi accorgerete che quanto avete ricevuto ha riempito il cuore di qualcuno che è stato felice di donarvelo.

Ma affinché quello che è qui scritto sia vero, affinché l’ideale di un gruppo non sia pervertito nell’atto di manifestarsi tra gli uomini, con chiarezza e sincerità devo parlare dei pericoli che in ognuno di noi si affacciano all’inizio della strada, e che è meglio avere chiari da subito.
Il primo pericolo è l’illusione di sapere che viene dalla teoria: parole vuote, senza significato alcuno per l’intuizione ancora dormiente, vengono fraintese alla luce della conoscenza attuale. Così nascono i dotti e gli studiosi, che credono d’avere capito cosa siano i Principi di quest’Arte grazie alla loro fervida immaginazione e alla loro galoppante razionalità. Ma non è col pensiero logico, misto di saturno e luna, che si coglie il senso dei principi invisibili che stanno dietro alle leggi fisiche e naturali: la ragione è uno strumento insufficiente per giungere nei regni Aerei della Conoscenza. Per penetrarli serve un occhio attento ed umile innanzitutto, talmente umile che sappia guardare come a un mistero alle forme di vita che l’uomo comune reputa inferiori: la natura è maestra, nei suoi meccanismi e nei suoi piccoli miracoli v’è un libro infinito in cui tutto è scritto… basta saperlo leggere. Oltre all’occhio attento, serve qualcosa d’immateriale, di cui non troverete descrizione che gli renda giustizia in nessun libro, ma che scoprirete con la pratica assidua e continua, pratica che servirà a purificare l’uomo in cui questo principio è contenuto: sarebbe sciocco pretendere di guardare il paesaggio da una finestra lurida da secoli, senza pulirla… non si vedrebbe niente. Eppure ci sono molti che, senza avere pulito la finestra, si vantano con chi gli sta intorno di vedere il paesaggio lussureggiante che sta dietro il vetro, e la gara a chi vede più lontano è spesso fonte di divertimento per chi abbia pulito davvero anche un solo centimetro di quel vetro. Guardatevi dal diventare simili a questi inventori di storielle e rileggete dal leggendario Christian Rosenkreuz cosa accade ai pavoni che, invitati alle Nozze del Re, millantino la conoscenza che non possiedono: essi non superano il primo peso posto sulla bilancia, e vengono derisi e cacciati, dopo terribili punizioni, dal Re e la Regina in persona. Sarebbe altrettanto stupido pensare che lo sporco depositatosi attraverso i secoli possa essere lavato con una sola passata di spugna. Perciò siate sempre saggi a non pretendere l’impossibile, ricordando che ogni cosa, per nascere, ha bisogno del suo tempo di gestazione.

Il secondo pericolo è quello di confondere il mezzo con il fine: così, chi crede che il tracciare un simbolo, il fare un’operazione, il pregare o l’invocare un genio sia il fine di questa strada, non ha compreso cosa sia la strada. È come dire che quando il dito indica la Luna, lo stolto guarda il dito. Ed è un pericolo più comune di quanto si pensi, proprio perché spesso ci si illude di conoscere solo perché la razionalità crede di capire. Ma come già è stato detto, non è con la mente che si comprende. Non si deve mai dimenticare che gli strumenti servono per un Fine determinato, e questo fine è il Risveglio dell’Uomo, altrimenti questa scienza non sarebbe che l’uso di mezzi prodigiosi applicati ai propri scopi… niente più che un altro strumento messo a disposizione dell’egoismo umano. Ma questo non può essere, e sarebbe un errore fermarsi alla conclusione che chi è in possesso della segreta legge di creazione possa far tutto a suo piacimento: non è affatto questo il punto. Qui siamo ancora fermi al mezzo, ma il Fine non è ancora chiaro, ed è facile intuire che chi non capisce che una ruota, per essere utile, va attaccata a un carro, ha un bel dire di avere trovato qualcosa di fruttuoso: farà rotolare quella ruota, stancandosi, senza alcuna utilità.
Noi discorriamo di principi che per essere colti necessitano della saggezza di chi non pretende di possedere… per questo chi vorrebbe imbrigliarli per i suoi fini egoistici non potrebbe mai trovarli: a un approccio simile manca la pazienza, manca la sacralità che spinge a voler cogliere il Mistero più grande; lo sguardo è annebbiato dal desiderio di possedere la chiave, volendo oltretutto aprire una porta diversa da quella per cui la chiave è stata forgiata, perché in effetti il problema che sta a monte è che non si è compreso dinnanzi a quale porta ci si trovi... e finché questo non è chiaro, è ovvio che non si saprà con quale chiave aprirla.
Così, come prima tappa è necessario pulire la finestra per guardare fuori e capire dove siamo. All’inizio sembrerà di non vedere niente, perché gli strati di sporco sono lì da tempo immemorabile. Poi, lentamente, vi sarà un momento in cui una parvenza di luce annebbiata farà capolino nella stanza e affioreranno le prime intuizioni. Anche allora, guardatevi bene dal credervi arrivati: ricordate che voi mirate a conoscere il paesaggio che sta oltre la finestra, perché è lì che dovrete andare, armati soltanto del vostro essere. Finché non vedete con chiarezza il sentiero che s’inerpica sulla cima della montagna, finché non vivete quello che credete di aver capito con la mente e non lo vedete coi vostri occhi, non fatevi prendere dalle illusioni e dalla vanità.

A questo punto, quando una piccola porzione della finestra che vi divide dal mondo è stata pulita tanto da poter fare spazio al viso per guardare il paesaggio esterno, il vostro Cammino può dirsi iniziato. Da amica vi dico che l’entusiasmo che segue questa conquista può essere vostro alleato, se vi spinge a camminare con più gioia; oppure può essere vostro nemico, se vi spinge a credervi arrivati da qualche parte. Questo, in realtà, è un confine labile: sperimenterete entrambi gli aspetti a seconda del vostro stato d’essere, che dovrete imparare a indirizzare e gestire con saggezza.
Lungo la via che sto percorrendo, spesso mi sono trovata dinnanzi alla mia superbia e alle mie illusioni, proprio io che anche da bambina non ero capricciosa e dividevo senza desiderio di possesso i miei giochi con gli altri: questo per dirvi che ciò che emerge dal profondo è imponderabile, e non di rado vi scoprirete diversi da ciò che credevate di essere. A volte, scoprirete montagne di sterco. Non vergognatevi e non sentitevi in colpa quando questo accadrà: tutto ciò che è nascosto deve venire alla luce, e sta alla vostra saggezza rettificare ciò che è impuro.
Gioite, quando i vostri occhi vedranno i limiti della vostra natura, perché ogni ostacolo individuato è il preludio al suo superamento e a una piccola rinascita.
Tremate, invece, quando vi stimerete sopra ogni cosa e non vedrete in voi alcun difetto: diffidate dei tappeti rossi che l’ego stende dinnanzi ai vostri passi.
Tante volte sono morta e rinata a me stessa, ogni volta entrando più in profondità e scorgendo lati occulti del mio essere. E ogni piccola sublimazione è un dolore e una gioia profonda allo stesso tempo, un’intensa catarsi, finché tra le macerie dell’ego non si scorge una chiave da molti temuta o addirittura disprezzata, come fece la volpe con l’uva cui non sapeva arrivare: questa chiave è la neutralità, la quiete interiore e continua che permette all’uomo di vedere ciò che è giusto e saggio per sé a prescindere dai suoi desideri e dalle passioni momentanee, che spesso possono rivelarsi controproducenti per la sua vita, pur se nel breve tempo possono recargli grande soddisfazione.
Questa neutralità, questa quiete interiore, il cui nome dice poco, è il primo punto fermo in mezzo alle acque dal quale potrete vedere il paesaggio circostante osservandone i movimenti reali con una chiarezza sconosciuta fino a quel momento, al di là delle onde che prima vi trascinavano in lungo e in largo, facendovi perdere il senso concreto di ciò che accadeva.
A questo punto, sereni, respirate e godete la bellezza del paesaggio, la meraviglia del mondo.
L’aria che riempirà i vostri polmoni sarà priva dell’acre salsedine dalla quale eravate sommersi, e per la prima volta conoscerete con coscienza la serenità con la quale affronterete la scalata della montagna sacra.

Iehuiah

Accademia Kremmerziana Patavina