Cultura e Sofia

Ci sono risposte che solo il silenzio può dare, e chi cerca queste risposte dovrà prima o poi imparare a tacere.
La differenza più grande tra un uomo in cammino e un uomo di cultura è questa: l’intellettuale possiede la sua conoscenza. Possiede i suoi libri, i suoi trattati e le parole che essi contengono. Ha i suoi salotti di discussione, a volte i suoi allievi cui può trasmettere, con la parola, il sapere della mente. Quando la sua memoria inizia a fare cilecca, quando la sua mente si assopisce, la sua cultura si sbriciola con essa, essendo parte del mondo transitorio e riferendosi alla scienza di esso.
Un uomo in cammino non possiede nulla di tutto ciò, spesso nemmeno le parole per imbrigliare ciò che vive. La natura della sua conoscenza è infatti indecifrabile, nella sua interezza, dalla mente. Per conoscere, la mente analizza, frammenta, mentre non è fatta per cogliere ciò che è indivisibile e che, se frammentato, viene prostituito e perde il senso globale originario. Come tale, questa conoscenza non è comunicabile, non se ne può fare salotto. Non ci si può scrivere un trattato.
La Sofia è occulta per sua natura: già se dici o fai intendere di possederla, non sembri che un demente, perché non puoi provarlo in alcun modo. Se ne parli non trovi le parole per la sua totalità, ma tutt’al più il simbolo per esprimere i suoi corollari, quando pure questo è necessario.
L’uomo in cammino può soltanto viverla nella sua interezza e manifestarla nella sua forma relativa.

IEHUIAH

Accademia Kremmerziana Patavina