Sul misticismo

(A cura della redazione)


La mentalità del mistico contrasta profondamente con l’atteggiamento scientifico della Scuola.
Il mistico crede a qualche cosa che non sa dimostrare e della quale si sforza di rendersi conto attribuendone i fenomeni eventuali all’azione di entità misteriose. Proprio su tale atteggiamento mistico, diffusissimo tanto nell’uomo che ancora non si sia accostato alla pratica ermetica quanto in quello che ne compie i primi passi, ha speculato e continua a speculare la tirannide sacerdotale che ha fatto di tutto ciò che al volgo è ignoto il campo del miracoloso dove si spiegherebbero attività fuori delle leggi della natura.
Si stia quindi attenti a non attribuire alle Intelligenze, agli Eoni a ai Geni, dei quali si parla nella dottrina, una realtà personalizzata, come pure a non reputare "miracolosi" i poteri derivanti dalla pratica ermetica, poiché tale atteggiamento non è che il prodotto dell’ignoranza di molte leggi naturali. Le esteriorizzazioni sono conseguenze della mentalità mistica: il religioso proietta continuamente al di fuori del suo essere, esteriorizza continuamente, fino ad attribuire a un’entità ipotetica che egli definisce Dio, l’origine di fenomeni prodotti dal suo stato di fede.
Mano a mano che procede nel suo studio l’iscritto alla Fratellanza si porrà più esattamente i problemi e i punti interrogativi sulle facoltà che l’uomo ha sviluppato, facoltà evidenti in alcuni, meno in altri, ma che si possono conquistare e sviluppare seguendo le pratiche della scuola. Questi fenomeni dobbiamo studiarli in tutte le religioni che ce li hanno tramandati e vedere se dietro il loro insegnamento esteriore non vi siano quelle stesse leggi, concetti e conoscenze che l’iscritto alla Fratellanza ricerca escludendo l’intervento di divinità esteriori. Chi si avvicina alla Fratellanza con mentalità mistica porta come conseguenza all’obbligo dell’insegnante il creare i fenomeni, poiché tali discepoli penseranno che se il maestro non fa miracoli la dottrina è falsa. Il misticismo è la sentimentalità dell’individuo agganciato alla religiosità, essendo causato dall’ignoranza dell’individuo a spiegare scientificamente il sentimento e il conseguente trasferimento di esso sul piano trascendentale.
Lo studioso di ermetismo deve aver ben chiaro, sin dai primi passi su questa strada, che egli si è iscritto alla Fratellanza per studiare metodicamente la scienza come fa chi si iscrive a un corso universitario, con la consapevolezza di affrontare questo studio allo scopo di divenire cosciente di quella legge che è incisa sia nell’universo che nelle nostre cellule, per cui fu detto che l’uomo è fatto a immagine di Dio, o incarna Dio, la legge che regola nell’equilibrio più perfetto l’universo. Ma anche su questo punto vi è molto da meditare per liberarsi da quel senso di misticismo verso ciò che si chiama Dio e che è molto più importante del concetto che ne ha l’uomo comune e che è necessario tradurre in linguaggio scientifico. Il misticismo è un residuo di oscurantismo e di ignoranza che è l’ultimo a scomparire, poiché fino a quando l’essere umano non ha conquistato la coscienza del suo sé e di quello che è di fronte all’universo è difficile che si possa liberare dalle credenze ancestrali. Nei momenti di abbandono, di sofferenza, quando il cervello non è completamente padrone del proprio organismo e i sensi prendono il sopravvento, allora chi non è ancora libero dai preconcetti religiosi si rivolge in stato mistico verso un’entità esterna o idolo.
La nostra scuola, lontana dalla fede di qualunque nome, educa invece i discepoli a un atteggiamento di critica serena e di chiarezza scientifica senza le quali essi cadranno inevitabilmente nell’equivoco del misticismo e dell’errore. Essi perciò si alleneranno alla chiarezza con se stessi che è il miglior antidoto alla superbia, al vaniloquio e al misticismo in cui facilmente soffoca il praticante in magia. E stando nell’acquisizione di una mentalità scientifica che impedirà loro nell’avanzamento delle esperienze di mentire a se stessi e agli altri. Essa consiste nel comprendere, vivere e applicare costantemente le seguenti parole del Kremmerz.
- La scienza ieratica fu ed è ritenuta dal comune degli uomini o come un’illusione o come una fede. Invece per l’iniziato non deve cessare di essere coscienza.
- La fede è dei volghi ed è cieca ed è delle religioni pei profani.
- La fede, invece, come risultanza delle proprie ricerche, dopo che le ricerche hanno provato la verità, è scienza ieratica e coscienza sacerdotale.
- Non dire mai "magister dixit", perché in questo caso avrai la fede nella scienza di lui, ma non la coscienza, e tuo dovere per diventare un iniziato è di avere e conquistare questa con l’opera attiva e la guida dell’iniziatore.