Una pagina di Kremmerz

Questa pagina di Kremmerz la redazione la dedica a chi troppo si illude.


... Ma per intendere invano ti affretti, o amico lettore, se tu vuoi trovare in volgare grammatica espressa la chiara intenzione che anima le esposizioni dottrinarie magiche, scritte dagli uomini che hanno potestà di trasmettere e conservare il segreto dell'azione!
In magia intendere è conquistare. Medita, pensa, invochi ed evochi tutte le potenze dell'Olimpo e del Tartaro, tutti gli spiriti di eroi e di santi e santoni, tutte le fate e le vergini di tutte le forme religiose di tutti i tempi e conquisti l'intenzione dell'esposizione - diversamente sarai come quelli che vogliono imitare con la lingua tra i denti il dolcissimo canto del rosignolo, senza sapere che cosa il cantore delle selve fiorite in dolce sua favella voglia dire ai passeri cubanti nel nido.
Ordinariamente, gli uomini che hanno potestà di percepire le occulte verità scritte nelle esposizioni scientifiche della Magia (veri e reali poemi secondo l'espressione classica della parola) si sentono spronati al tentativo da una di quelle luci indefinite pei profani volgari che, secondo i tempi, presero forma di dei, di eroi, di angeli e di spiriti di morti - e questa Luce parla alla mente del discepolo e gli dice tenta, vedi, tocca, arriverai. Ma se questa Luce si marita all'orgoglio dell'uomo diventa falsa ed egli entra nel labirinto del minotauro, via senza uscita, lunga, tortuosa, in fondo alla quale vi è la pazzia, la morte e la dissoluzione.
Quanti sono coloro che cominciano bene e finiscono orrendamente studiando la scienza dei magi? Perché? Perché essi credono di capire  e non intendono: il mondo invisibile parla loro col linguaggio immutabile delle unità che essi non intendono - vi mettono dentro il loro orgoglio e precipitano nella geenna (obscurissimi loci diaboli domum, scrive il Bonaventura Cappuccino) da cui non escono che distrutti.
Gli orientalisti e i teosofi investigatori di metodi e formule costituite delle religioni hanno volta a volta affermato che il principio primo su cui si fonda l'ascesa magica è l'orgoglio: l'Ego o logos non scaturisce che dalla unità intelligente completa e indipendente. Questo è vero solo nella forma esterna, ma se si riflette che tutti gli ordini religiosi e monastici di tutte le religioni del mondo sono, come nella natura visibile, fondati sulla gerarchia e sull'obbedienza e che gli spiriti elevati capaci dell'ascesa completa sono comparsi e compariscono in tutti gli ordini delle religioni diverse e che nella gerarchia e nell'obbedienza le Unità indipendenti si formano senza squilibrio, scaturisce limpido che in Magia è nel falso colui che crede staccare il fratello dal fratello, il compagno dal compagno, il discepolo dal maestro per creare la sinagoga satanica del disaccordo e della divisione, generatrice di passioni di odio orribili che impediscono il progresso dello spirito nella zona altissima della verità.
Leggete la parabola del figliol prodigo.
Avviene, e lo so per esperienza, tra maestro e discepolo. Il figliolo prende la sostanza del padre e va lontano a sciuparla in bagordi; egli si illude di trovare dovunque quello che ha avuto dal padre: le femmine, come tante sirene, lo incantano, il desiderio lo sprona, l'ambizione lo sospinge: il Logos tace, perché parlano le sibille della terra, L'olio scorre e la lampada si spegne.
Un bel mattino, quando il sapiente improvvisato meno se lo vuol confessare, il prodigo deve convincersi che egli è men che niente, che il piccolo patrimonio è distrutto, che tutto è caduto intorno a lui.
La Luce o una Luce si affaccia all'anima del discepolo e gli dice: studia, intendi, opera, ama. Nello studio, nell'intendimento, nell'opera, nell'amore egli deve in amplesso abbracciare tutto il mondo invisibile e il visibile.
La Luce lo sospinge per impulso verso una fonte a cui dissetarlo di verità. Egli cammina dubbioso, assaggia e dice come il Dio della Bibbia dopo la creazione dell'acqua et vidit hoc bonum esse. Allora la Luce lo conforta ed egli si mostra nelle acque azzurre del lago. Entra allora in campo la superbia dell'uomo, lo spirito della terra, che i biblici trasfigurarono nel serpente e gli ebrei cabalisti nel Samiel e nell'Astaroth, che gli sussurra insistente: tu navigherai in acque profonde e non sommergerai, e lo seduce.
Chi è che forma l'Unità mentale del Logos nell'iniziando: la Luce divina o lo spirito della terra? l'obbedienza o l'orgoglio? lo spirito dell'universo o l'alito della bestia?
Ecco perché allo stato attuale della civiltà, presso i diversi popoli detti civili, gli uomini veramente avanzati sono rari, se non si guardi negli ordini più austeri delle religioni diverse. Nella vita sociale profana l'uomo non resiste alla prova del serpente della terra e cade nelle sue fauci: il serpente ha faccia di donna o di bel giovane che incanta se parla, che addormenta se respira, che allieta se sibila, ma che inesorabilmente uccide quando un uomo gli si dà in balia completa, perpetua, incondizionata. Leggete tutte le storie dei diavoli dal Lebrun a noi e non sentirete che sempre l'identica solfa: la massoneria ne ha conservato il culto nelle prove e il rito egizio nelle seduzioni delle prove procurate.
L'intendimento è falso quando in chi comincia predomina lo spirito della terra. È lo spirito di obbedienza e di amore che è essenzialmente divino. Se si riflette a tutti i giochi e i sofismi che lo spirito individuale di orgoglio può fare in questo enunciato di obbedienza e di amore si comprenderà che catastrofe aspetta colui che torce le interpretazioni a suo modo.
E per intenderci bene vorrei che il lettore paziente intendesse oggi e sempre lo spirito di queste cose che io gli vado sfrondando, perché mangi le rose e vegga l'Iside sfolgorante di beltà immortale.

Giuliano Kremmerz