CONCETTO DELL’ESSERE

(dagli scritti di Kremmerz – adattamento a cura della redazione)


L’individuo che entra nella Fratellanza di Myriam sebbene intuisca di essere il portatore di una scintilla divina della quale vuol divenire sempre più cosciente, di fatto, a causa della sua educazione religiosa, concepisce la divinità come qualcosa di trascendente e personificato.
In tal modo egli tende continuamente a proiettare all’esterno la causa di ogni fenomeno che ancora non comprende, creandosi delle entità esteriori e metafisiche, quali Dio, gli spiriti, i geni, lo spirito del Maestro o altre forme illusorie che lo condurranno a una formazione mistico-devozionale deformante tutto il proseguimento dei suoi studi.
A evitare che questo atteggiamento ricompaia continuamente sotto le forme più diverse, senza che il discepolo se ne renda conto, è necessario che riporti frequentemente la sua attenzione sulla concezione della divinità espressa attraverso gli scritti di Kremmerz.
Per noi non esiste che l’UNIVERSO con una legge inesorabile, con un Ordine a cui nessuna cosa può sottrarsi.
Se questa legge intelligente e inesorabile tu vuoi impersonarla in una figura di uomo, io ti pregherò di non crearti un Dio supremo idolo. L’Universo è troppo immenso per essere abbracciato in una parola e in una figura umana. Quando gli antichi patriarchi della favola biblica parlavano della inesorabile giustizia di Geova, che rasentava la crudeltà e mai il capriccio, volevano appunto riferirsi a questa legge Universale, reggitrice e creatrice di tutto ciò che è, la cui anima è l’ESSERE, cioè l’ENTE, cioè sostanza prima immutabile e forma seconda e variabile.
Questa legge immutabile è anche intesa sotto l’apparenza di prima sostanza intelligente universale che scaturisce da tutte le forme delle cose visibili e invisibili.
Gli antichi sacerdoti delle classiche religione iniziatiche che non si servirono mai di forme definite per rappresentare il primo principio o la prima sostanza intelligente, invece abbondarono sempre nelle forme plastiche quando vollero definire i momenti diversi dell’atto creativo, o meglio della Incarnazione del Dio Universale.
Per uno zoologo, un fisiologo, un botanico, la massima concezione che egli può farsi di un Dio è di ammettere la Natura come unica e sola divinità da poter essere discussa e studiata. Orbene, tutti i simboli e geroglifici degli antichi sapienti non ci dicono che questo:
Ea ha due facce: una visibile che rappresenta la sua manifestazione nel mondo dei sensi fisici, cioè la Natura dei moderni filosofi materialisti e l’altra invisibile che rappresenta lo spirito della Natura, cioè l’Intelligenza che è la legge di ogni manifestazione della Natura – una Forza, una Intelligenza, una Anima immensa che fa fiorire l’albero, trasparire l’acqua, indurire il minerale e splendere il sole.
L’unica concezione scientifica del Dio è questa:
La legge che regola nell’equilibrio più perfetto l’Universo.
Questa legge è infinita, sempre uguale e costantemente la stessa, qui e là, sulla terra, nel pensiero intelligente, fuori l’orbita terrestre, nella gravitazione dei mondi visibili, nella traslazione morale delle anime raggruppate in società.
Questa legge è intelligente perché dona e toglie secondo il merito, concede e sopprime con una giustizia di cui l’uomo è incapace.
Spogliato dall’eredità israelita e buddista il vecchio mondo muta la fisionomia e la sostanza di ogni convenzionalismo e l’uomo non per via del materialismo scientifico, né per le religioni rinneganti ogni iniziativa, imparerà a concepire la divinità occulta dell’universo come una legge benigna di libertà in un equilibrio di giustizia che nessun codice umano potrà mai sanzionare.