Il percorso della mente

Quando il fanciullo nasce a nuova vita non è in grado di percepire il mondo che lo circonda, ma appena i sensi cominciano a destarsi egli inizia a percepire forme, colori e suoni. La sua mente non è ancora in grado di organizzare questi stimoli in un "sistema", ma via via che cresce diventa più viva e cosciente la percezione di suoni e immagini. Dopo qualche tempo, egli è in grado di coordinare i primi movimenti, segno che comincia a formarsi in lui una coscienza che gli consente di ordinare le prime sensazioni in un embrionale sistema di comunicazione col mondo circostante. Poi, impara a deambulare, prima gattonando e successivamente muovendo i primi passi, e ciò contribuisce ad ampliare il suo orizzonte, a iniziare a orientarsi, a capire cosa fare per ottenere ciò di cui ha bisogno. Tutto ciò gli viene per istinto innato, quasi senza l'intervento di altre persone, ma quando comincia a parlare e a comprendere le parole della lingua materna che gli vengono dette la sua curiosità si amplia e tutti i genitori sanno che questa è la fase dei "perché?", "che cosa?", "quando?". A queste domande il solerte genitore risponde, dando spiegazioni più o meno ampie, e il fanciullo capisce che quella è la fonte alla quale attingere le informazioni necessarie alla sua comprensione del mondo.
Passa il tempo e il fanciullo diventa bambino e come tutti gli altri viene mandato all'asilo o a scuola, ove trova un'altra persona, l'insegnante, che gli spiega perché, che cosa e quando secondo il suo punto di vista che, probabilmente, collima con quello del genitore. Ambedue i modi di vedere, comunque, sono modellati su ciò che insegnante e genitore hanno appreso quando anche loro erano bambini. Passano gli anni; il bambino diventa adolescente e trova sulla sua strada i professori che gli spiegano perché, che cosa e quando così come loro lo hanno appreso o per esperienza personale o, più probabilmente, dai loro professori e dai libri. L'adolescente diventa ragazzo e continua a basarsi, per le risposte, principalmente sui mezzi che gli sono stati posti a disposizione: i libri, i manuali, la televisione, Internet e quant'altro.
Ormai, il fanciullo è diventato uomo, ha le sue idee, le sue conoscenze, i suoi pregiudizi e comincia ad affrontare la vita basandosi su quanto ha appreso dalla famiglia e dalla scuola. A questo punto egli, forse non sapendolo coscientemente, si trova a un bivio: accontentarsi di quanto ha appreso e ripeterlo ai suoi figli o ai suoi studenti, magari innestandovi le ultime scoperte della scienza, oppure tentare di andare oltre, avendo intuito che esiste molto di più di quanto gli è stato instillato con l'istruzione. Se sceglie la prima strada, continuerà per tutta la sua vita a girare in tondo, a dire le stesse cose che furono dette a lui, a basarsi sempre su una fonte esterna (i testi o i Maestri) per rispondere alle domande che la vita gli pone. Non solo, perché si comporterà, nelle scelte di vita, come i modelli ai quali si è ispirato e quindi si sposerà e farà figli perché ha visto che gli altri si comportano così; seguirà, più o meno pedissequamente, i comportamenti della maggioranza di coloro con i quali viene in contatto; si appassionerà di sport, di musica, di cinema o altro a seconda degli influssi cui sarà esposto: in breve, sarà una pecora in un gregge. Se, invece, sceglie la seconda strada si affaccia su un mondo sconosciuto, del quale nessuno gli ha mai parlato e che, pertanto, per lui è "occulto". Ma a questo punto si trova nuovamente davanti a un bivio: aggregarsi a qualche gruppo che persegue i suoi stessi obiettivi, oppure procedere a tentoni nel tentativo di penetrare ciò che ancora non conosce con le forze del suo pensiero e della sua mente. Probabilmente questa seconda scelta potrà essere fatta anche se in origine ci si era affidati alla prima. Quali sono le conseguenze per l'individuo? Optando per la prima strada avrà sempre qualcuno che gli dirà il perché, il che cosa e il quando, sia esso un prete o un cosiddetto Maestro, che anche in questo caso sciorinerà ciò che ha appreso da altri preti o maestri o, peggio ancora, dai libri e il nostro uomo diventerà un mistico, che crede per fede in ciò che gli viene riferito. Posizione molto comoda, perché demanda ad altri la propria evoluzione e cerca fuori di sé ciò che, invece, dovrebbe trovare all'interno del suo essere, sottoponendosi a un duro, faticoso e doloroso lavoro di individuazione, penetrazione e rettificazione del suo io. Da questa soggezione può liberarsi se comprende che non può essere passivo per tutta la vita e che solo nell'azione può trovare risposta alle sue domande. Se si comporta così, abbandona la prima strada e si avvia lungo la seconda di quelle dette sopra.
Così facendo, capisce che non gli uomini possono soddisfare la sua ricerca, ma soltanto le idee e di conseguenza comincia a penetrare nel Mondo delle idee che, invariabilmente, è rappresentato dalla Tradizione e si rende conto che essa esiste al di sopra degli uomini, che pur assumendo, nelle diverse epoche, vesti diverse rappresentate da uomini, essa è immutabile e non si presta ad essere proprietà di un individuo o di un gruppo di individui. Egli realizzerà che la Tradizione parla una lingua non creata dagli uomini, il vero linguaggio degli uccelli, così detta perché essa risuona in alto, in aree rarefatte dell'atmosfera mentale alle quali solo pochi hanno accesso.
A questo punto, il nostro fanciullo, ormai giunto all'età matura, dovrà fare il percorso inverso e ridiventare bambino, e ciò per due motivi: 1° perché come quando era bambino non riusciva a coordinare ciò che percepiva, così ora si aggira in uno spazio a lui non familiare, nel quale dovrà imparare a trovare la strada per tentativi, senza il sostegno di nessuno che gli indichi la direzione; 2° perché dovrà spogliarsi di tutto quanto il genitore, l'insegnante, il professore, il prete e il maestro gli hanno inculcato in tanti anni di indottrinamento.
Solo quando il nostro uomo si svincolerà dal concetto di dover avere un maestro (a meno che abbia la fortuna di trovare un vero iniziato, cosa oltremodo difficile e rara) e di poter trovare le risposte alle sue domande nei libri (bruciate i libri e imbiancate il lattone, dicevano gli alchimisti classici) potrà sperare di entrare nella corrente dell'Idea che tutto anima. Realizzerà, così, che è sbagliato identificare una strada di ricerca animica con un uomo o una organizzazione, che possono soltanto essere vesti apparenti e transitorie di un'idea che non potrà mai morire fin quando l'uomo esisterà sulla Terra. E imparerà, altresì, che è da sciocchi pensare che una persona possa rappresentare la Tradizione soltanto perché è in qualche modo collegata a un centro in cui, in passato, si era incarnata la Tradizione stessa. Nessuno degli iniziati del passato ha lasciato un mandato che autorizzasse un suo discepolo a prendere il suo posto; la Tradizione si è incarnata solo quando erano maturi i tempi per la semina, e Ermete, Platone, i Templari, Giordano Bruno, i Rosa+Croce, Cagliostro, Kremmerz erano soltanto soldati al servizio di un monarca più grande di loro, che li aveva scelti affinché portassero la sua parola tra gli uomini.

 

Hahasiah