Quarta Lettera

Al fine di comprendere di cosa parla il principe Raimondo di Sangro si consiglia di leggere le precedenti lettere presenti in archivio.

Vi promisi nella passata mia lettera di manifestarvi la più solenne particolarità della composizione del meraviglioso mio lume; or ecco che ve ne mantengo la parola. La materia, ch'è principal cagione di questo fenomeno, sono le ossa dell'animale più nobile che sia sulla terra, e le migliori sono appunto quelle della testa, delle quale io mi sono servito, benché costantemente creda che anche serbino la stessa virtù le ossa di ogni altro animale, ancorché non possa esso provare rigorosamente tutti e tre i quarti di nobiltà che prova il primo.
Ci entrano ancora molti altri componenti, ma questi sono tutti mestrui passeggeri i quali non rimangono incorporati con la materia. E questa materia appunto è la vera cagione, non meno di quelle fiamme, che talvolta si sono vedute ne' cimiteri, ne' campi dove si è data qualche sanguinosa battaglia, e fin sulle teste di quelli appiccati malfattori i quali rimangono esposti all'aria; che di que' lumi che si sono talora osservati al primo aprire delle antiche tombe. Or perché ciascuno tiene attaccata all'idea della lucerna quella della luce, perciò gl'ignoranti contadini, cavatori di siffatte antiche tombe, veduta improvvisamente una specie di luce dentro le medesime e trovata quivi pure una qualche lucerna, si son dati a credere, e han poi detto e costantemente asserito, d'aver trovata accesa la lucerna e d'essersi poi essa immediatamente estinta.
Ma la giusta spiegazione di questo fenomeno, ch'è quella di cui sono a voi debitore per la promessa fattavene nell'ultima mia lettera, si dee tutta dedurre da' sali delle ossa i quali in veder l'aria s'accendeano, e quindi andavano tosto ad ismorzarsi, perché non erano essi bastantemente purificati; onde quel lume potea dirsi piuttosto un fuoco volatile che un vero e stabile fuoco. Di fatto, voi ben sapete che i migliori fosfori artifiziali si ricavano dall'orina per que' sali appunto ond'essa è pregna. Ma perché i suddetti sali sono tratti da un escremento del nostro corpo, vale a dire da quella porzione di materia che, per non essere atta a convertirsi in nostra propria sostanza, si separa e si distacca da quella che ha la virtù di convertircisi, perciò arrivano appena a produrre un fosforo e non mai un vero fuoco.
Que' sali, poi, che si trovano immedesimati nella nostra sostanza sono tutti atti a produrre talvolta certe istantanee accensioni, ancorché circondate da una moltitudine di particelle crasse, e non atte a quest'uffizio; e a questa classe sono da ridursi tutte quelle istantanee accensioni vedute o nelle suddette antiche tombe o ne' cimiteri o su i campi di battaglia o su que' luoghi dove si trovan riposti i cadaveri de' malfattori uccisi dalla giustizia; laddove finalmente sieno essi tratti da' nostri solidi e depurati e sceveri da tutte quelle altre particelle inerti, dalle quali erano circondati e che facean contrasto e mettean freno alla loro somma attività, allora diventavano essi atti non solo a produrre delle vere e stabili fiammelle, ma eziandio a produrne delle perpetue; ed a questa terza classe è da ridursi appunto il mio lume eterno, di cui ho avuto l'onore di scrivervi brevemente la storia.
Questa lettera mi è riuscita per le mani molto più corta, allorché secondo il mio proponimento dovea riuscirmi non solo più lunga delle altre, se non pure lunghissima. Io avea da principio pensato d'inserirci anche la sposizione di quel fisico particolar sistema che mi son formato a forza di profondamente riflettere sulle tante meravigliosissime circostanze del riferito fenomeno, perché n'aveste veduta secondo i suoi principi un'esatta spiegazione, e nel tempo stesso dalle medesime circostanze del fatto aveste argomentata la ragione de' suddetti principi, ma ho poi mutato pensiero; conciossiaché mi paia più prudente consiglio quello d'intender prima ciò che gli altri ne pensano.
Per la qual cosa fatemi saper tosto, istantaneamente ve ne prego, qual sia il giudicio che n'ha profferito ciascuno di coloro a' quali vi trovate d'averne comunicata la notizia. Io ardentemente desidero sì fatti avvisi per vedere se ve n'abbia alcuno che al mio s'opponga. E qui mi rimango dal più lungamente fastidirvi co' miei ragguagli.