Otto punti di sospensione

Prima che il sole sorga, apro i miei occhi desiderosi di vedere l’Aurora, la madre dei venti… La vista di quel fuoco che ancora non brucia e non riscalda è lo spettacolo che cerco…
All’alba vedo l’occhio del mondo aprirsi e lo sguardo del Dio, che tutto scruta, gettare luce penetrante ogni cosa e proclamante la verità…
A quell’occhio rivolgo le mie prime intenzioni: suo il mio primo pensiero…
Non c’è anfratto in cui ci si possa nascondere, non un riparo dal quale egli possa essere escluso, non un’oscurità che possa tenere lontani dal suo calore i ciechi alla sua luce…
È lui che prego… è quel Dio che io invoco…
Di più: la preghiera che gli rivolgo è la riscoperta che io stesso sono calore che insuffla vita… luce che proclama verità… sole pugnace a cui nessuno può chiedere di spegnersi nell’illusione di venire ascoltato…
Egli tramonta… Nella notte sogna…
Ogni stella del firmamento è un suo sogno…
Non sogno d’uomo, riflesso di vita vissuta o giammai passata, ma sogno di Dio: immagine di un’eterna essenza e di infinite forme create o creabili…
La mia preghiera diviene speranza e sforzo di partecipare anche ad uno solo dei suoi sublimi sogni… siano essi incubi terrifici o fiabe gioiose…
Così mi riscopro anch’io Idea, eterna nella sua essenza, che, rivestitasi di carne, mi volle uomo, pronto ad inverarne con la mia bocca e con il mio braccio armato, con il mio “penso” ed il mio “agisco”, la realtà della sua essenza archetipale…
Ci sono uomini che pregano Iddio di potere mutare… io muto inverando le preghiere dei miei avi… io sono i Mani della mia posterità…
Forse eroe in viaggio verso l’Olimpo, forse titano che precipita nel Tartaro: mai più fiera…
Per amico ho un angelo… Nell’intensità delle mie invocazioni la mia anima mima il suo battito d’ali… all’apice della mia evocazione, nello specchio di rame di fronte a me, rosso per amore della divina Idea, appare il riflesso dell’immagine dell’angelo: il messaggero celeste annunzia uno degli infiniti pensieri di Dio e la mia psiche si riscopre angelico pelo della barba di quell’Uno di cui non possiamo neanche dire che “è” senza tradirne l’indefinibilità…
Eccoli tutti gli dei dell’Olimpo: essi vivono e lottano, bevono e amano ed il mio nome ora è Zeus, ora Ares, poi Bacco o Afrodite, realizzandomi come pentalfa inscritto nell’esagramma dei saggi: cuore nel cuore di Dio…  vita, storia, corpo dei suoi pensieri…
Poiché nella notte profonda è apparso il sole che non tramonta e mentre miravo gli dei celesti, gli dei di sotterra sono venuti alla luce…

Q.A.D.

[Tratto da ELIXIR N° 5]

Accademia Kremmerziana di Catania “Isi-Diana Aradia”


V’è una terza forma di esaltazione e delirio, di cui sono autrici le Muse. Questa, quando occupa un’anima terrena e pura, la sollecita e la rapisce nei canti e in ogni altra forma di poesia, e celebrando le infinite opere del passato, educa i posteri. Ma chi giunga alle soglie della poesia senza il delirio delle Muse, convinto che la sola abilità lo renda poeta, sarà un poeta incompiuto e la poesia del savio sarà offuscata da quella dei poeti in delirio [Platone, Fedro, 245].