La croce essenica
La  croce essenica che apre e chiude il rito della Fratellanza di Miriam è definita  da Kremmerz come la più grande formula taumaturgica. Non sarà certo sfuggito ai  praticanti il fatto che per determinare l’ordine dei nomi divini nelle diverse  stagioni basta partire da una prima sequenza e procedere in senso antiorario.  Si tratta, in definitiva, del percorso del sole attraverso i segni zodiacali,  riassunti nella suddivisione delle quattro stagioni. Iniziare, quindi, da un  nome divino all’interno di una particolare stagione non può certo essere  casuale. Ritengo, invece, che consista nel dare l’impronta iniziale al tipo di  energia che il magnetismo terrestre – basilare nella visione terapeutica dell’Aureo  Maestro – offre in quello specifico periodo. Per rendere più chiaro questo  importante percorso di crescita, oltre che di azione terapeutica (vedi Io  servo e Io curo), ci riferiremo alle contrapposizioni date dai due assi  della croce.
    Iniziamo  dalla contrapposizione El-Iah. El (אל  ) è il nome divino con cui inizia la formula taumaturgica in  primavera. Si tratta quindi di un nome che esprime l’onnipotenza creatrice e  divina nella natura durante il momento della fioritura e della  manifestazione della vita. Il nome, infatti, è composto da una aleph e da una  lamed, che rappresentano rispettivamente lo spirito invisibile, occulto, e il  legame tra cielo e terra. In altri termini è lo spirito divino che si manifesta  e si trasfonde nella creazione che fiorisce. Inoltre non bisogna dimenticare  l’analogia tra questo momento dell’anno e il momento del primo quarto di luna.  L’impronta di El, quindi, è quella della natura che torna a manifestare la  vita, la gioia, il profumo, la sensualità e la sessualità.
    Contrapposto  ad El è Iah, con il quale inizia l’autunno. Iah (יה  ) è formato da una Iod e da una Hè. In altri termini, questo  nome indica il seme (Iod) che penetra nell’utero della donna (Hè). L’autunno,  infatti coincide con il periodo della semina per moltissime piante. Si tratta, pertanto,  del momento dell’anno analogico all’ultimo quarto in cui la natura si ritira in  sé stessa per …meditare. Iah, potremmo dire, dà l’impronta terapeutica della  “meditazione”….
    L’altro  asse è costituito da Aglà (אגלא  ) e  da Ehieh (אהיה  ).  Quest’ultimo è il nome con cui  principia  la croce essenica a partire dal solstizio jemenale. L’analogia con la nascita  del nuovo sole o con la luna nuova, da parte del significato del nome, è  evidente: “Io sono”. Io sono significa ovviamente io vengo alla vita.  Un essere vivente è nello stesso istante in cui vive. Si tratta  quindi di un’impronta di rinascita, di palingenesi, di ritorno alla vita dopo  la fine del ciclo precedente.
    Al  suo opposto v’è Aglà che principia la croce essenica con il solstizio d’estate.  Si tratta di un acrostico il cui significato è Attah Gibor Leolam Adonai:  “Tua è la potenza nei secoli Signore”. Questo nome, quindi, esprime la  plenipotenzialità e, al tempo stesso, il consolidamento e la stabilità delle  energie creative e divine nella natura. Si tratta di quelle energie  solari analoghe alle lunari del plenilunio.
    Kremmerz  più volte, soprattutto nei Dialoghi sull’ermetismo, afferma che la  malattia deriva da una dissonanza tra il magnetismo terrestre e quello  dell’individuo. La croce essenica – ricordo che il Kremmerz sottolinea che  l’aggettivo “essenica” è fatto derivare dall’egizio e significherebbe “di primo  grado” – ci pone, pertanto, in continuo rapporto con le energie creatrici e  divine della natura attraverso le quali non solo si compie opera di guarigione,  ma soprattutto di sviluppo del praticante. Posto al centro della croce  astronomica, il praticante impara ad acuire la propria sensibilità  “sintonizzandosi” con le energie espresse dalla natura nei diversi momenti  dell’anno.
    Non  rimane quindi che chiarire il significato della parola Sciaddai (שדי  ). Non c’è ombra di  dubbio che questo nome divino, posto sempre al centro della croce, si configuri,  rispetto agli altri quattro analoghi alle forze elementari, come la  quintessenza. Il nome Sciaddai è stato tradotto da S. Gerolamo con il termine Onnipotente,  mentre il Targunim attribuito ad Onkelos lo traduce come Autosufficiente.  Utilizzando la ghematria otteniamo: 300 (schin) + 4 (daleth) + 10 (Iod) = 314 =  8. Il nome divino, quindi, dà il numero 8 che è rispetto al settenario della  manifestazione ciò che la quintessenza è rispetto agli elementi: la rinascita  dello spirito, la sua palingenesi e l’equilibrio risultante. In altri termini,  il nome posto al centro della croce esprime l’equilibrio della vita e la sublimazione  della vita stessa. Per guarire, così come per in-ire (iniziazione),  occorre ridestare ed esaltare il principio di luce, il principio vitale che  alberga nell’uomo: parlare non alla carne malata, bensì all’anima della  carne affinché trasmuti (palingenesi) la malattia in perfetta sanità.
Q.A.D.