La scienza dell'alimentazione

Il nostro stato mentale durante la refezione ha molta più importanza dello stesso cibo che assorbiamo. Voi forse non lo sapete, lettori, ma mangiando, voi incorporate nello stesso tempo al vostro Io spirituale i pensieri che contemporaneamente occupano il vostro cervello, e se essi sono collerici, scoraggiati, indecisi o astiosi, o anche se mangiate in fretta e con impazienza, vi assimilate inconsciamente varie forme di male che diventano così parte integrale di voi stessi… Il vostro cibo diventa in tal guisa “il medio” materiale che vi apporta la forza nociva, onde, pure se i vostri cibi siano sostanziosi, quando il vostro stato mentale è morboso, essi non saranno che i canali di elementi cattivi.
Invece, mangiare con calma, serenità, tranquillità, in mezzo ad una conversazione piacevole, o sana, procura i migliori pensieri.
Quale la causa di ciò?
Ecco. Durante il pasto, assimiliamo più elementi psichici che in qualunque altro momento, e per questa ragione vi trovate in uno stato più negativo, e in cui il vostro spirito e il vostro corpo si mettono in attitudine di ricevere. Tutto il vostro Io è come una mano stesa in atto di ricevere un dono… È questa passività che ci rende tanto permeabili in simili casi così al bene che al male.
Mentre lo spirito e il corpo ricevono della forza da qualunque sorgente, non possono proiettarne nello stesso tempo, come non si può far lavorare un cavallo mentre mangia; ora, se mangiando avete una preoccupazione spiacevole, o se la vostra attenzione è tesa verso qualche cosa, voi perdete della forza.
È per questo che lo studiare mangiando finisce per diventare nocivo. È grande la quantità di forza mentale benefica che può essere assorbita quando si prende il pasto con umore sereno, quieto, calmo: al contrario, se lo stato d’animo è inquieto e in istato di lotta può attirare della forza malefica. E, purtroppo, se avete lunga abitudine di mangiare sotto l’impero di questi ultimi pensieri, non potete sbarazzarvene in una sola volta; poiché ogni abitudine mentale che ci governa fisicamente, non può essere cambiata che a poco a poco.
Il desiderio del meglio è il solo e più efficace mezzo per condurci ad una benefica modificazione di regime. Il corpo allevato da tempo a camminare, per così dire, in un solco, non può uscirne di colpo, ma la vostra calma domanda farà venire in voi lentamente, ma sicuramente, lo stato mentale desiderato, per quanto cattive siano state le vostre precedenti abitudini. Essa vi apporterà una corrente di pensieri nuovi, di cui l’azione sarà costante e crescente.
La furia nel prendere il cibo è di un danno incalcolabile, mentre pochi bocconi presi in riposo, con fiducia, degustati con attenzione procurano più benessere che non dieci volte il loro volume di cibo inghiottito in fretta. Poiché di questo noi dobbiamo persuaderci: che assorbiamo col cibo molto più di quello che dal punto di vista prettamente  materiale si possa dapprima credere; è a un tempo salute, forza e riposo che assorbiamo con esso e più la buona abitudine prende in noi radice, più cresce il potere di attirare tali benefici elementi.
Così, quando avete alla vostra mensa dei convitati allegri e soddisfatti – e non persone pensierose o tristi, o che hanno fretta e sono preoccupate dai loro affari – che mangiano e bevono con gioia serena, voi cavate profitto da un aiuto mentale molto importante.
Una simile riunione è utile perché attira verso voi una corrente psichica di grande potenza benefica; corrente tanto più forte quanto il numero di simili convitati è maggiore.
Un tale pasto è un riposo e ogni riposo è un aumento di forza. E il nostro spirito in quel momento, e mentre mangiate normalmente, agisce, forse, nella direzione che desiderate lungi da voi su altri, e maggiormente che in altri momenti. Così il tempo di un piacere non è mai perduto, se usiamo convenientemente di questo piacere: ogni equilibrata occupazione mentale o fisica procura un piacere; e uno stato permanente di piacere, nel mangiare, nel sonno, nel camminare, nel lavoro quotidiano, ci prova che si vive normalmente.
Il mangiare discutendo calorosamente, o con acrimonia, provoca una corrente psichica che indebolisce il corpo degli astanti invece di dinamizzarlo; ogni boccone inghiottito sotto questa influenza produce un effetto pernicioso al corpo e allo spirito.
A tavola, quindi, non vi preoccupate se tale cibo potrà convenirvi: non state a prevedere che tal altro piatto saporoso vi farà pagare caro il piacere che provate nel gustarlo; ciò non è che un modo di chiamare la temuta indisposizione, di consumare la vostra forza a fabbricarvi uno stomaco cattivo proprio quanto l’avete temuto con la immaginazione.
Invece, pensate e dite, senza impazienza: “Questo nutrimento mi converrà, mi darà la forza; e con questa speranza l’assorbo consapevole, e più ne mangerò con piacere, più di salute me ne verrà.”
Chiedete in seguito di dimenticare il vostro stomaco: non pensate continuamente ad esso, mangiate come l’uccello, sapendo solamente che il cibo andrà dove deve, e che dopo di essere stato degustato e inghiottito, non dovete più occuparvene. Se avete continuamente in mente uno stomaco recalcitrante, finirete per averlo realmente…
Cosa si deve mangiare? Rispondo: Quello che più vi pace. E se la risposta vi pare troppo semplice, sappiate che il gusto è una sentinella messa dalla natura alle porte dello stomaco; perciò, se qualche cosa non vi piace, non mangiatela. Mangiare per utilità, per dovere direi quasi, un cibo che ci è disgustoso, dà poca forza. Mangiare quello che ci è indifferente, senza repulsione, è tiranneggiare lo spirito e il corpo; e se ne ricaviamo qualche beneficio, è solamente dalla persuasione che una data sostanza ci farà bene.
Forse vi avranno insegnato che il mangiare prima di mettersi a letto è malsano; quest’idea divenuta parte di voi stessi farà sì che tale pratica vi possa cagionare indisposizioni; pure gli animali mangiano e subito dopo si addormentano; essi digeriscono tanto bene addormentati quanto svegli; sarebbe lo stesso di noi, se lasciassimo agire la natura…
Il vostro io è un complesso di idee e di opinioni fatte, e di abitudini che ne risultano.
“Che il vostro stomaco debba digerire o non digerire tal cosa secondo una data teoria” voi avete potuto crederlo una volta e la forza di questa opinione ha influito sul vostro stomaco ma quando riconoscerete questo errore, la nuova idea agirà poco a poco sul vostro stomaco e cesserete di essere tiranneggiato da un organo i cui capricci avete ascoltato da troppo tempo.
E se amate un cibo, mangiatelo; è male di rifiutare al corpo ciò che richiede. È con ogni cibo che ognuno di noi, volendo assecondare e fare il suo organismo sempre meno imperfetto, può giungere a “spiritualizzare il proprio corpo”.
La spiritualizzazione del corpo consiste nel renderlo capace di uniformarsi alle esigenze dello spirito e ad esprimere le meravigliose potenze altrimenti che con dei mezzi meccanici o metodi forzati. Essa è il frutto della domanda seria, dell’aspirazione: quest’ultima ci eleva poco a poco al di sopra degli aspetti grossolani: noi possiamo servirci degli istinti, ma questi non devono servirsi di noi. Né basta privare il corpo per distruggere il desiderio mentale; si può veramente mangiare carne in ispirito pur rifiutandola al corpo… Un’astinenza totale non fa che acuire il desiderio; è una grande parte della nostra forza psichica che si consuma in tal guisa, mentre potrebbe essere meglio adoperata. I desideri grossolani, padroneggiati dal brusco rifiuto, repressi ma non distrutti, stanno sempre pronti a scoppiare sotto una forma o l’altra.
Voi potete spiritualizzare il vostro corpo in un certo senso coll’affinarlo, cioè col rendere il vostro Io più sensibile a pensieri circostanti.
Sentirete allora con più acutezza: ma ricordatevi che da quel momento vi trovate in uno stato di ricezione, ossia aperto alle buone come alle cattive influenze. […]
Vi è nella carne un elemento positivo. Essa è pesante, rigida, cieca e inflessibile; è in essa la ferocia e la brutalità dell’animale; assorbendola noi assorbiamo di tale spirito, ma possiamo temperarlo, affinarlo e renderlo assimilabile.
 E gli elementi degli organismi animali possiamo e dobbiamo affinarli, trasformandoli in fermezza, in risolutezza senza asprezza né violenza né brutalità, così ciò che proviene dalla carne può aiutare il nostro spirito ad acquisire siffatte qualità.
Nell’avvenire la nostra razza cesserà di nutrirsi di carne. Poco a poco si emanciperà dall’obbligo e dal desiderio di usarne…
Il nostro spirito è il risultato di un’evoluzione dal grossolano verso il raffinato. Noi siamo stati molto più materiali di quanto non lo siamo adesso, diventeremo altresì ben più raffinati di quanto ora non siamo. Così una data forma di materia che è indispensabile ad un’epoca, non lo sarà più ad un’altra… […]
L’igiene della nutrizione, di cui ho sommariamente tracciato alcune nuove linee, è molto; ma non tutto. Conviene ricordarlo: l’evoluzione totale è uno sviluppo generale, simmetrico e non si produce con una cultura parziale.

Prentice Mulford

 

Tratto da Le forze che dormono in noi