CONSIDERAZIONI SULLA FILOSOFIA ERMETICA

Ben mi attendo  di non ricevere l’approvazione di quei geni vasti, sublimi e acuti i quali abbracciano tutto, che tutto sanno senza aver niente appreso, che discutono di tutto e di tutto sentenziano senza conoscenza di causa. Non è a tali persone che si impartiscono lezioni; a essi è dovuto con maggiore proprietà il nome diSaggio, più e meglio che ai Democrito, Platone, Pitagora e agli altri gresi che si recarono in Egitto a respirare l’aria Ermetica e vi contrassero quella pazzia della quale, pui, è argomento. Non per i Saggi di tal genere è fatta questa mia opera: da tutta la stessa spira quell’aria contagiosa dell’Egitto ed essi correrebbero il rischio di esserne infettati, come i Geber, Sinesio, Moriano, Arnaldo da Villanova, Raimondo Lullo e tanti altri ottimi, di applicarsi in questa Filosofia. Seguendo l’esempio di Diodoro Siculo, di Plinio, di Suida e di molti altri antichi diverrebbero forse tanto creduli da considerare questa scienza come reale e parlarne come tale. Potrebbero cadere in quel ridicolo di Borricchio, di Kunckel, di Becher, di Stahl, tutti matti a tal punto da avere scritto dei trattati che prendono le difese di questa scienza e ne forniscono la prova.
Ma se l’esempio di questi celebri uomini produce una qualche impressione su spiriti esenti da prevenzioni e da pregiudizi a tale riguardo, ve ne saranno senza dubbio di quelli di grande buonsenso per volersi istruire in una scienza che è in verità poco nota, ma coltivata in ogni tempo. L’ignoranza orgogliosa e la fatuità sono le sole capaci di disprezzare e condannare senza conoscenza di causa. Non sono cent’anni che il semplice nome di Algebra allontanava dallo studio di questa scienza ed esasperava; quello della Geometria sarebbe stato il tormento dei maestrucoli scientifici odierni. A poco a poco ci si è familiarizzati con queste due scienze. I termini barbari dei quali esse sono irte non sgomentano più, le si studiano, le si coltivano, l’onore è succeduto alla ripugnanza e, potrei dire, al disprezzo che per esse si aveva.
La Filosofia Ermetica è ancora in disgrazia e, per conseguenza, in discredito.  Essa è zeppa di enigmi e perr molto tempo ancora, prabilmente, non sarà liberata di quei termini allegorici e strani dei quali pochissime persone carpiscono il vero significato. Il suo studio è tanto più difficile in quanto che le continue metafore ingannano coloro che si illudono di capire, alla prima lettura, gli Autori che ne trattano. Nondimeno, detti Autori avvisano che una scienza simile non può essere trattata tanto chiaramente quanto le altre, a cagione delle funeste consguenze che potrebbero derivarne nella vita civile. Essi ne fanno un mistero, e un mistero che si studiano massimamente di coprire sotto nuovi veli, anziché liberarlo dagli inviluppi che lo ascondono. Perciò raccomandano continuamente di non prenderli alla lettera, di studiare le leggi e i procedimenti della natura, di confrontare le operazioni delle quali parlano con quelle che le sono proprie e di accettare solamente quella che il Lettore riscontrerà conformi.
I Filosofi Ermetici hanno aggiunto alle metafore gli emblemi, i geroglifici, le favole e le allegorie e con questo mezzo si sono resi quasi inintelligibili a coloro che un lungo studio e un lavoro tenace non hanno iniziati ai loro misteri. Quelli che non hanno voluto darsi la pena di compiere gli sforzi necessari per spiegarli, o ne han fatto di quelli senza risultato, hanno creduto non avere di meglio da fare che di nascondere la loro ignoranza sotto il riparo della negazione della realtà di questa scienza; hanno ostentato per essa un disprezzo e l’hanno definita chimerica e un contesto di parole.

Giuseppe Antonio Pernety
 Tratto da La Grande Arte (1758)